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giovedì 7 febbraio 2008

LA COMUNE



Cinquantaquattro di Wu Ming
a cura di Naima

Parlando di scrittura collettiva, non si può non parlare del progetto prima Luther Blisset poi divenuto Wu Ming.
Sotto al nome Wu Ming (senza nome) si nascondono cinque scrittori che hanno dato vita a epopeici romanzi, romanzi di grande ricerca storica e letteraria, scritti collettivamente. Leggendo un loro testo, da tanto è ricco e ben costruito, si avverte quale sia la forza della scrittura collettiva, il poter mettere insieme tante energie.

Il primo romanzo dei Wu Ming di cui vorrei parlarvi, è Cinquantaquattro, uscito per Einaudi, con formula copyleft, nel 2002. Il romanzo è ambientato e davvero calato, tanto è ben ricostruito e ben ricreato l’ambiente, nell’anno 1954, tra Italia, Jugoslavia, Francia, Mosca e Hollywood. Siamo nel pieno dopoguerra, quando i ricordi delle corse sotto le bombe si mescolavano alla voglia di calze di nylon. I Wu Ming ci riportano dentre le balere, dentro i bar dove si parlava animosamente e comparivano le prime televisioni, ci fanno rivivere storie di amore e storie di guerra. Il tutto con un occhio globale al pianeta, agli equilibri mondiali che si stanno (ri)assestando.
Lo ho trovato molto bene amalgamato nelle molteplici storie tutte da scoprire e narrato in modo coinvolgente che non lascia mai tregua al lettore, con una lingua che sa essere allo stesso tempo divertente e drammatica. Ve lo consiglio!

lunedì 12 novembre 2007

La Comune










Intervista a Monica Mazzitelli, il cuore pulsante del gruppo di lettura iQuindici
a cura di Naima



Sempre parlando di lettura collettiva, ho conosciuto Monica Mazzitelli, anima e cuore de iQuindici, che ci farà entrare in questo universo di lettori volontari di scritti inediti.


Ciao Moniq, da dove è nata la idea del progetto di lettura iQuindici e come si realizza?

L’idea è venuta al collettivo Wu Ming a seguito di una discussione nata intorno a un numero di Agosto 2002 di Giap: ci fu un’uscita poco felice sull’argomento manoscritti inediti, mi diede fastidio, lo scrissi, lo pubblicarono, e da lì la discussione si allargò parecchio, fino a racchiudere 15 giappisti particolarmente “facinorosi” che furono coagulati in un gruppo [l’idea era: avete voluto la bicicletta, pedalate!]. Un’esperienza magnifica, per quanto mi riguarda, che come quasi sempre succede alla cose improntate all’etica del dono finisce per ripagarti di ogni fatica con il quintuplo degli interessi. La fatica prosegue, i manoscritti sono più di quelli che riusciamo a smaltire, ma questo è buon segno: si vede che c’è fiducia nel nostro lavoro.

Cosa ti ha particolarmente colpito di tutte le letture che hai fatto in questi anni? Cosa ne esce, cosa c’è nel raccontare degli scrittori non ancora emersi?

La lettura di inediti per me è prima di tutto un piacere a volte più grande dei libri stampati. Facevo giusto il conto che in 5 anni di attività ho letto oltre 300 manoscritti tra racconti, romanzi e raccolte: una media un po’ sopra un manoscritto a settimana, e devo dirti infatti che mentre non ho difficoltà a lasciare un libro che non mi piace, non riesco a non finire un manoscritto in assegnazione. Un po’ è sicuramente il senso del dovere e il “patto” con l’autore di cui mi faccio carico in quanto quindicina, ma c’è anche una componente di curiosità e desiderio di svelare qualcosa che nessuno ha ancora apprezzato, a volte neanche letto. È una bella emozione, non mitigata dal fatto che al 95% quello che leggo non è di buon livello. Non importa, in effetti.
iQuindici sono soprattutto lettori e non talent scout, questa è solo la punta dell’iceberg che viene percepita dall’esterno. Nei rari casi in cui un manoscritto è talmente buono da meritare un tentativo di spinta editoriale, molto spesso intreccio un rapporto molto personale, di solito affettivo, con l’autrice o l’autore, ed è davvero bello, coinvolgente.

Tu credi che ci sia ancora spazio nel panorama letterario italiano, o che sia già tutto coperto dalle grandi case editrici? Credi che ci sia posto per una diffusione orizzontale della cultura, mediante il copyleft, anche fuori dalle grande rotte commerciali?

Beh, iQuindici non sono fuori dalle grandi rotte commerciali, anzi: noi vorremmo essere il più dentro possibile “infettando” con il copyleft tutta l’industria culturale. Se fai una cosa sempre con i soliti 4 gatti che la pensano come te è bello ma non sposta l’asse di un millimetro.
In ogni caso, gli editori devono fare i conti con situazioni sempre più difficili economicamente, che li porta a scelte commerciali non sempre all’altezza dell’industria culturale in quanto tale, ma devo dire che solo in un paio di casi un editore mi ha detto di non essere interessato a collaborare con noi a causa del vincolo sul copyleft. Gli altri si sono fatti convincere e credo che per alcuni di loro sia stata davvero una svolta, vedi l’esempio di Gaffi che non avrebbe mai portato Giulia Fazzi con Gallimard in Francia se il suo romanzo non fosse stato scaricabile in rete. Roba da baciare per terra, altro che mancate vendite! Del resto, questo fenomeno si applica bene anche alla musica e ai film: è inutile illudersi che chi legge un libro dal web stia evitandosi l’acquisto in libreria, più probabile che non abbia i soldi per comprarselo comunque, e allora tanto vale che lo legga a video. Tanto più che la gratuità del prestito in biblioteca sta scricchiolando in Europa, a causa di una scellerata legge europea contro la quale sto per realizzare un nuovo cortometraggio sulla falsa riga di “The Disney Trap”.
E comunque il discorso sul copyleft è parte di un ingranaggio molto più complesso: il film lo puoi vedere “gratis” in televisione, la musica la puoi ascoltare “gratis” alla radio, l’importante è che tu senta anche la pubblicità: mi pare un ingranaggio che conosce e si incastra molto bene su se stesso.

sabato 13 ottobre 2007

LA COMUNE


iQuindici

a cura di Naima

Scrivere, leggere, scrivere…. Anziché di scrittura collettiva in questo post vi parlerò di lettura collettiva. E’ un rapporto di coppia, lo scrittore e il lettore, lo scrittore che porta nel proprio mondo il lettore, gli apre le porte di casa sua, lo prende per mano e lo conduce attraverso un nuovo mondo, fatto di una percezione diversa, di una sua propria lingua. Gli apre le finestre su una visuale differente, un'altra angolatura, traslata. Da uno spigolo, da uno spicchio di mondo, da una fessura. C’è uno che scrive, come se parlasse, e uno che legge, che ascolta lui che narra.
A noi piace scrivere, ma per scrivere bisogna anche leggere molto e per scrivere bisogna che ci sia qualcuno che legga. Per leggere è nato il gruppo de iQuindici, la repubblica democratica dei lettori, collegato al progetto di scrittura collettiva dei Wu Ming. iQuindici leggono scritti inediti di chiunque li invii, di chi abbia voglia di raccontare. Ogni manoscritto riceve almeno due letture, due recensioni da due diversi lettori e due voti. Gli scritti che ricevono voti elevati vengono poi selezionati per la pubblicazione sulla rivista telematica INCIQUID e vengono segnalati a case editrici.

Dall'oceano delle letture de iQuindici sono emersi, tanto per citarne alcuni, Saverio Fattori, Francesco Fagioli, Chiara Valerio, Guglielmo Pispisa. Li trovate anche scaricabili sul sito nella bella biblioteca copyleft. Sventola la bandiera ecologista: per una ecologia della cultura, il gruppo sostiene il copyleft, e per una ecologia dell’ambiente, sostiene la stampa su carta riciclata non sbiancata.
Se avete scritto un romanzo o un racconto potete inviarlo, i tempi di attesa sono un po’ lunghi - gli scritti inviati in questi anni sono stati moltissimi – ma se avrete pazienza riceverete le vostre recensioni! Mi resta solo da dire.. in bocca a iQuindici!

sabato 8 settembre 2007

La Comune



LE TECNICHE DI SCRITTURA COLLETTIVA E LE DONNE
a cura di Naima


Al ritorno dalle vacanze, vi posto la seconda parte dell'intervista a Beniamino Sidoti, esperto di scritture collettive, e vi auguro un buon autunno!

Ci sono diverse modalità di realizzare una scrittura collettiva?

Sì… e questa per me è una delle cose più interessanti: c’è chi scrive insieme limitandosi a condividere una scaletta e poi suddividendosi il lavoro, chi non accetta l’idea di sottoporsi a una pianificazione preventiva; chi rivede ogni singola parola in gruppo e chi rifiuta la revisione di terzi… ho provato a classificare i modi in cui si può collettivizzare la scrittura a partire da una suddivisione in quattro fasi della scrittura stessa (che riprendo dagli studi di psicologia della scrittura): quando scriviamo passiamo attraverso la Ricerca delle idee (documentarsi, cercare ispirazione, eccetera), la Pianificazione (scaletta, scelta stilistica, scelta di genere…), la Stesura (realizzazione materiale), la Revisione (rivedere quanto scritto e verificarne l’efficacia rispetto alle regole e agli obiettivi). Così possiamo decidere di condividere la ricerca delle idee e lasciare il resto a un singolo: accade nelle tecniche di brainstorming aziendale; oppure possiamo collettivizzare la pianificazione e assegnare singoli pezzi da scrivere, pratica diffusa nelle scritture scientifiche e tecniche; possiamo collettivizzare la sola Stesura come accade nei giochi surrealisti del Cadavere squisito, o collettivizzare la revisione come faceva Don Milani a Barbiana, includendo nella scrittura protagonisti solo di questa ultima fase.
Ci possono poi essere o meno figure di coordinatori o registi, come i Sicofanti di Scritture Industriali Collettive, con ruoli e stili differenti: facilitatori o direttori, mediatori o conduttori, animatori o moderatori… immagina un po’, per affinità, i diversi modi che si danno per creare musiche di insieme, dalla banda all’orchestra, dal quartetto d’archi al gruppo di improvvisazione, dalla rock band al coro. Ognuno di questi gruppi “fa” la stessa cosa, ma tutti con modalità diverse, coerenti con lo stile musicale e con lo stile di vita e di creazione dei soggetti.

La possibilità di agire come collettivo e di unire le forze ha fatto sì che anche nell'ambito del femminile/femminismo sia stato usato questo strumento, cosa ha prodotto?

La scrittura collettiva incrocia due punti cardine della riflessione femminista: l’agire collettivo e la riflessione sull’identità. Già tra le suffragiste si trovano interessanti pratiche di lavoro, di creazione e di firma a più mani; ma è forse negli anni Settanta che fioriscono i manifesti collettivi, le riflessioni di gruppo, le regie collettive nel teatro. Da una parte la scrittura collettiva permette di trasformare in pratica pensante una reazione ai modelli di potere dominante; cito ad esempio Mulvey (Visual and other pleasures, Indiana University Press, 1989, p. IX): «il movimento delle donne insisteva su forme di scrittura collettive, non firmate, come un atto di principio contro la proprietà privata e l’autorità implicite nella pratica del firmare […] C’era una sensazione diffusa di eccitazione collettiva e di intenso volere». Dall’altra parte, la scrittura collettiva, con il suo mettere insieme la libertà individuale all’obbedienza alle scelte del gruppo, contribuisce anche qui in modo determinante alla costruzione di soggetti collettivi, basati sull’iniziativa singola e sulla ricerca di senso, che non nascono intorno a un’idea già formata.
Sono l’eccitazione diffusa e l’intenso volere accennati prima, che non producono forse grandi scritti (fa eccezione il teatro, con le regie collettive che si coagulano intorno all’esperienza di Mnouchkine e del Theatre du Soleil), ma che sono importantissime per le persone che vi partecipano.
Perché la scrittura collettiva rende possibile e vicina un’idea di scrittura viva e dialogante, basata non tanto sui miti dell’ispirazione e della letteratura, quanto sulla ricerca e sulla trasformazione, sulla scoperta e non sull’insegnamento, e in definitiva sul gioco (inteso sia in senso alto, come oasi della gioia, dell’eccitazione e del volere, sia come insieme di pratiche concrete di creatività collettiva).

domenica 8 luglio 2007

La Comune


Giocare e raccontare


a cura di Naima

"E perché si scrive sempre per se stessi, ma ancora più sempre (è una nuova misura temporale) si scrive per gli altri, per produrre nuove idee, per incontrare nostri simili, per provarsi in altri panni, per giocare." Beniamino Sidoti è un esperto di scrittura collettiva e creativa, ha redatto la tesi di laurea Scrivere insieme. Semiotica delle scritture collettive


Ciao Ben, negli ultimi anni sono nati parecchi esperimenti di scrittura collettiva. La scrittura collettiva nasce con l'era tecnologica? Chi sono e cosa vogliono dire i gruppi di scrittura collettiva?

Ciao! Gli esperimenti di scrittura collettiva non sono certo una novità: nascono appena possibile, con il diffondersi di lettura e scrittura. Scrivono a più mani i surrealisti e i socialisti, veri e propri atelier collettivi si nascondono dietro il lavoro di scrittori come Alexandre Dumas, scrivono insieme le classi di Don Milani e Mario Lodi.


La novità di questi anni è lo sposarsi della scrittura con le evoluzioni tecnologiche, con la diffusione di strumenti collaborativi e lo scomparire della necessità di presenza: se un tempo dovevamo essere fisicamente accanto per scrivere insieme, oggi basta essere virtualmente accanto. Si moltiplicano i luoghi dedicati alla scrittura, e gli strumenti a disposizione.

Un’altra novità, legata a questo mutamento tecnologico, è la formazione di gruppi che nascono esplicitamente ed esclusivamente per scrivere insieme, per un esperimento di scrittura collettiva: la scrittura collettiva, dunque, non nasce con l’era tecnologica; ma ne nasce una sua interpretazione funzionale, cui corrisponde un rovesciamento di un ordine naturale…

Provo a spiegarmi meglio: in passato vari gruppi hanno deciso di scrivere insieme qualcosa a partire da un’esperienza o una passione condivisa. Oggi capita invece anche il contrario, cioè che ci si trovi insieme per costruire un’esperienza o una passione, o per scoprire cosa abbiamo in comune.


Quale è la soggettività del nome collettivo?


Il mio amico Karlessi di Ippolita ama parlare, citando il biologo e filosofo cibernetico Maturana, di autopoiesi: cioè di quello strano fenomeno per cui certi soggetti si generano da soli, nascono o si consolidano. La scrittura è anche questo: individualmente, possiamo ricorrere alla scrittura per dialogare con la nostra identità, in forma molteplice e complessa; è quanto succede nella scrittura diaristica, nell’incontro con i sé del passato e del presente, con il confronto con ciò che abbiamo fatto, pensiamo, e desideriamo. Siamo quello che scriviamo, cioè arriviamo a nutrirci dell’incontro con un altro sé che sono io.

Quando i soggetti si moltiplicano, le cose si complicano: in un gruppo di scrittura mi incontro comunque con altri modi di pensare, guardare al mondo e scriverne. Ma quando scrivo ad altri sto consapevolmente creando un’opera unica, e un autore collettivo: se un testo presuppone un autore, è anche vero che scrivendo un testo ne fabbrico l’autore… altra autopoiesi.

Così, un gruppo che scrive insieme spesso lo fa anche per diventare un soggetto collettivo: scrivendo, diventiamo il noi che scopriamo. La scrittura collettiva è anche un mezzo potente di creazione di nuove soggettività: forse anche per questo troviamo pratiche di scrittura collettiva dentro esperimenti utopistici; chi vuole creare una nuova società parte spesso dalla creazione di nuovi soggetti, dal superamento dell’individualismo. Capita con le avanguardie artistiche di inizio novecento, con i movimenti educativi cooperativi, con il movimento del femminismo, con le neoavanguardie della rete.

...continuerà....

giovedì 7 giugno 2007

La Comune


Parole di carne e sangue ovvero dietro le quinte di XII

"Tutto mi soffoca. Io non respiro. Devo uscire da questo luogo angusto. Devo uscire fuori e respirare aria, e non questi asfissianti fumi aromatici; devo vedere la luce eterna del giorno, e non le fiamme tremule di questo fuoco effimero". E' la Cassandra riportatata magicamente in vita da Bruna Lucia Giliberto nel racconto 'Danza Ebbra' che apre l'antologia XII. Parole forbite ed eleganti che dipingono l'animo di Cassandra, tra il dio Apollo innamorato di lei, il vecchio padre e le danze dionisiache.


Affascinata dalla melodia delle parole di Di carne e sangue, antologia personale di Bruna alias Ape, la ho conosciuta in rete e da lì ho scoperto il progetto di scrittura collettiva XII.




Bruna sei l'unica donna del progetto, benvenuta in questo blog tutto al femminile. Innanzitutto, come sono stati selezionati i dodici scrittori per il progetto XII?



In effetti non c’è stata una selezione, per così dire, qualitativa degli autori. Daniele Bonfanti, un bel giorno, si è svegliato con questa idea di lanciare sul forum di Lulu.com la bislacca iniziativa: creare un’antologia con i racconti dei primi XII autori che avessero risposto all’appello. Il resto già si sa: tre racconti a testa, un massimo di trenta pagine.


Quello che il lettore non può sapere è che, ripeto, non siamo autori selezionati. Siamo, semplicemente, i primi dodici. Eppure credo che questa mancata selezione non sia facilmente intuibile per chi legga l’antologia: nonostante la mancata selezione qualitativa, il livello, a mio parere, è complessivamente molto elevato. E questo ci ha reso particolarmente piacevole e formativo lavorare insieme.




So che oltre a scrivere i tuoi racconti, hai lavorato anche all'editing e alla rilettura dell'intero lavoro - quali sono state le parti di lavoro comune? vi siete scambiati reciproci consigli e commenti? come avete scelto l'ordine degli autori?


Non sono stata l’unica a occuparmi dell’editing. Daniele ha svolto un lavoro costante di rilettura del lavoro. In effetti tutti, ciascuno secondo le proprie possibilità, hanno letto chi un racconto, chi un altro per la ricerca dei refusi.


Io mi sono occupata – per deviazione professionale – della revisione formale (grammaticale, morfosintattica) e stilistica dell’antologia. Ho di volta in volta sottoposto agli autori le proposte di modifica in modo tale che potessero loro stessi decidere quali accogliere e quali, invece, rifiutare. Quindi si è trattato di una vera e propria collaborazione, non di un editing imposto dall’alto.


D’altronde, visto che in linea di massima ciascuno leggeva i racconti di tutti, si è fin da subito creato un clima di collaborazione reciproca che ci ha spinti a migliorare anche sulla base dei suggerimenti altrui, qualora li condividessimo.


L’ordine degli autori, infine. In effetti a questa domanda dovrebbe rispondere Daniele, che se n’è occupato in prima persona. In principio agli autori è stato chiesto se qualcuno avesse preferenze di collocazione; a parte questo, è stato rispettato soprattutto il criterio della varietas, onde evitare che l’antologia risultasse costituita da “blocchi” tematico-stilistici. Questo è quello che so io, ma per maggiori chiarimenti dovrai chiedere al Presidente…



Ringrazio Bruna per la disponibilità e vi aspetto al prossimo post per il proseguimento dell'intervista..

domenica 20 maggio 2007

XII con Lulu


Sono dodici appassionati, malati, dotati di scrittura. Fanno scorrere sensazioni con i suoni delle parole, sono come musicisti, come mani che accarezzano. Si sono incontrati in una comunità in rete e si sono affidati all'autoproduzione, all'editore virtuale Lulu.com. Stampa su richiesta - una copia per chi lo ordina - e quindi non ha onerosi costi di messa in produzione del libro. Solo il costo materiale, una piccola percentuale per lulu e per l'autore, insomma il normale prezzo del libro. L'opera è completamente fai da te, dalla copertina, ai contenuti, all'editing e alla pubblicità. Mi aspettavo un libro, come dire, finto e invece è un libro vero! Vero dalla forma ai contenuti. Non ha niente di meno di quelli che troviamo sugli scaffali delle librerie. Leggere il libro è come ascoltare un'orchestra che suona, ognuno con il suo strumento, ognuno con un proprio uso della lingua, a trasmettere emozioni, a descrivere situazioni, reali o surreali. Bravi a tutti e un bacione a Ape (alias Bruna Lucia Giliberto) che è l'unica donna!!

sabato 5 maggio 2007

Kai Zen

I sentieri di Seth sono delle storie trasversali ambientate all'interno de La Strategia dell'Ariete, progetto di Kai Zen, ensamble narrativo anch'esso nato in rete. Il romanzo collettivo scritto dai quattro (ahimè uomini) autori è un romanzo di avventura, corale e storico. Contiene due sentieri ai quali ci si può ispirare per scrivere un proprio racconto, da inviare sul sito dedicato al romanzo.
Il collettivo aveva già dato vita nel 2005 ad un esperimento di scrittura di gruppo, poi pubblicato con il nome di "Spauracchi. Romanzo totale". L'ensamble ha impostato una traccia, un'ambientazione, i primi personaggi e ha scritto tre dei dieci capitoli. Diversi autori poi, dalla rete, hanno contribuito a completarlo.

Ebbene si, gli uomini hanno più tempo per scrivere, noi dobbiamo fare degli 'equilibrismi quotidiani'. Per chi voglia provare, c'è La Comune!!

mercoledì 18 aprile 2007

In XII c'è un mondo


'Dopo pochi giorni era come se ci conoscessimo da anni, come se tutti fossimo vecchi compagni di battaglie che volevano condividere una nuova avventura. Persone diversissime, lontane nello spazio – dalle Alpi alle Madonie di strada ce n’è – come nello stile, nelle esperienze e nella mentalità. Che però lavorano insieme con entusiasmo, si insultano allegramente, e fanno di quella stessa diversità il tratto caratterizzante e affascinante dell’opera. Mi piace infatti pensare a XII come a un’orchestra sinfonica, dove ogni strumento con il suo timbro inconfondibile contribuisce alla bellezza e alla completezza del tutto. O come un lungo viaggio attraverso paesaggi, città, persone.' Sono le parole di Daniele Bonfanti, ideatore del progetto XII. Dodici scrittori indipendenti si sono incontrati in rete e da lì hanno dato forma alla lora opera. 'C'è un mondo', dice l'introduzione di Andrea G. Pinketts, dipinto dai racconti dei dodici scrittori. Chi sono? I loro nick sono Apeggina, AndGiò3000, Tartini, Cadoglio, strumm, dadax,.... I loro nomi li scovate sul retro di copertina. E' una autoproduzione, dalla scrittura, all'editing, alla stampa -on demand- tramite Lulu.com. In attesa della mia copia per potervela recensire, un augurio di buon viaggio a XII!!

martedì 17 aprile 2007

La Comune



Sono Giorgia, mi trovate in giro nella rete sotto l’aura di Naima o Anaima. Sono malata di scrittura, è una necessità del corpo e dell'anima. Scrivo di vita vissuta, di passioni, che sono sempre violente perché non riesco a stare a metà strada. Mi avvince la narrazione collettiva, adoro legare brani di scrittori differenti, sono affetta da condivisione. La creatività mi accomuna. In questa rubrica parleremo dei progetti esistenti e, per chi vuole cimentarsi, proveremo ad inventare un nostro personaggio. A descriverlo, ad analizzarlo nei dettagli e a farlo interagire con i personaggi degli altri.
Leghiamoci.
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