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domenica 8 luglio 2007

La Comune


Giocare e raccontare


a cura di Naima

"E perché si scrive sempre per se stessi, ma ancora più sempre (è una nuova misura temporale) si scrive per gli altri, per produrre nuove idee, per incontrare nostri simili, per provarsi in altri panni, per giocare." Beniamino Sidoti è un esperto di scrittura collettiva e creativa, ha redatto la tesi di laurea Scrivere insieme. Semiotica delle scritture collettive


Ciao Ben, negli ultimi anni sono nati parecchi esperimenti di scrittura collettiva. La scrittura collettiva nasce con l'era tecnologica? Chi sono e cosa vogliono dire i gruppi di scrittura collettiva?

Ciao! Gli esperimenti di scrittura collettiva non sono certo una novità: nascono appena possibile, con il diffondersi di lettura e scrittura. Scrivono a più mani i surrealisti e i socialisti, veri e propri atelier collettivi si nascondono dietro il lavoro di scrittori come Alexandre Dumas, scrivono insieme le classi di Don Milani e Mario Lodi.


La novità di questi anni è lo sposarsi della scrittura con le evoluzioni tecnologiche, con la diffusione di strumenti collaborativi e lo scomparire della necessità di presenza: se un tempo dovevamo essere fisicamente accanto per scrivere insieme, oggi basta essere virtualmente accanto. Si moltiplicano i luoghi dedicati alla scrittura, e gli strumenti a disposizione.

Un’altra novità, legata a questo mutamento tecnologico, è la formazione di gruppi che nascono esplicitamente ed esclusivamente per scrivere insieme, per un esperimento di scrittura collettiva: la scrittura collettiva, dunque, non nasce con l’era tecnologica; ma ne nasce una sua interpretazione funzionale, cui corrisponde un rovesciamento di un ordine naturale…

Provo a spiegarmi meglio: in passato vari gruppi hanno deciso di scrivere insieme qualcosa a partire da un’esperienza o una passione condivisa. Oggi capita invece anche il contrario, cioè che ci si trovi insieme per costruire un’esperienza o una passione, o per scoprire cosa abbiamo in comune.


Quale è la soggettività del nome collettivo?


Il mio amico Karlessi di Ippolita ama parlare, citando il biologo e filosofo cibernetico Maturana, di autopoiesi: cioè di quello strano fenomeno per cui certi soggetti si generano da soli, nascono o si consolidano. La scrittura è anche questo: individualmente, possiamo ricorrere alla scrittura per dialogare con la nostra identità, in forma molteplice e complessa; è quanto succede nella scrittura diaristica, nell’incontro con i sé del passato e del presente, con il confronto con ciò che abbiamo fatto, pensiamo, e desideriamo. Siamo quello che scriviamo, cioè arriviamo a nutrirci dell’incontro con un altro sé che sono io.

Quando i soggetti si moltiplicano, le cose si complicano: in un gruppo di scrittura mi incontro comunque con altri modi di pensare, guardare al mondo e scriverne. Ma quando scrivo ad altri sto consapevolmente creando un’opera unica, e un autore collettivo: se un testo presuppone un autore, è anche vero che scrivendo un testo ne fabbrico l’autore… altra autopoiesi.

Così, un gruppo che scrive insieme spesso lo fa anche per diventare un soggetto collettivo: scrivendo, diventiamo il noi che scopriamo. La scrittura collettiva è anche un mezzo potente di creazione di nuove soggettività: forse anche per questo troviamo pratiche di scrittura collettiva dentro esperimenti utopistici; chi vuole creare una nuova società parte spesso dalla creazione di nuovi soggetti, dal superamento dell’individualismo. Capita con le avanguardie artistiche di inizio novecento, con i movimenti educativi cooperativi, con il movimento del femminismo, con le neoavanguardie della rete.

...continuerà....

giovedì 7 giugno 2007

La Comune


Parole di carne e sangue ovvero dietro le quinte di XII

"Tutto mi soffoca. Io non respiro. Devo uscire da questo luogo angusto. Devo uscire fuori e respirare aria, e non questi asfissianti fumi aromatici; devo vedere la luce eterna del giorno, e non le fiamme tremule di questo fuoco effimero". E' la Cassandra riportatata magicamente in vita da Bruna Lucia Giliberto nel racconto 'Danza Ebbra' che apre l'antologia XII. Parole forbite ed eleganti che dipingono l'animo di Cassandra, tra il dio Apollo innamorato di lei, il vecchio padre e le danze dionisiache.


Affascinata dalla melodia delle parole di Di carne e sangue, antologia personale di Bruna alias Ape, la ho conosciuta in rete e da lì ho scoperto il progetto di scrittura collettiva XII.




Bruna sei l'unica donna del progetto, benvenuta in questo blog tutto al femminile. Innanzitutto, come sono stati selezionati i dodici scrittori per il progetto XII?



In effetti non c’è stata una selezione, per così dire, qualitativa degli autori. Daniele Bonfanti, un bel giorno, si è svegliato con questa idea di lanciare sul forum di Lulu.com la bislacca iniziativa: creare un’antologia con i racconti dei primi XII autori che avessero risposto all’appello. Il resto già si sa: tre racconti a testa, un massimo di trenta pagine.


Quello che il lettore non può sapere è che, ripeto, non siamo autori selezionati. Siamo, semplicemente, i primi dodici. Eppure credo che questa mancata selezione non sia facilmente intuibile per chi legga l’antologia: nonostante la mancata selezione qualitativa, il livello, a mio parere, è complessivamente molto elevato. E questo ci ha reso particolarmente piacevole e formativo lavorare insieme.




So che oltre a scrivere i tuoi racconti, hai lavorato anche all'editing e alla rilettura dell'intero lavoro - quali sono state le parti di lavoro comune? vi siete scambiati reciproci consigli e commenti? come avete scelto l'ordine degli autori?


Non sono stata l’unica a occuparmi dell’editing. Daniele ha svolto un lavoro costante di rilettura del lavoro. In effetti tutti, ciascuno secondo le proprie possibilità, hanno letto chi un racconto, chi un altro per la ricerca dei refusi.


Io mi sono occupata – per deviazione professionale – della revisione formale (grammaticale, morfosintattica) e stilistica dell’antologia. Ho di volta in volta sottoposto agli autori le proposte di modifica in modo tale che potessero loro stessi decidere quali accogliere e quali, invece, rifiutare. Quindi si è trattato di una vera e propria collaborazione, non di un editing imposto dall’alto.


D’altronde, visto che in linea di massima ciascuno leggeva i racconti di tutti, si è fin da subito creato un clima di collaborazione reciproca che ci ha spinti a migliorare anche sulla base dei suggerimenti altrui, qualora li condividessimo.


L’ordine degli autori, infine. In effetti a questa domanda dovrebbe rispondere Daniele, che se n’è occupato in prima persona. In principio agli autori è stato chiesto se qualcuno avesse preferenze di collocazione; a parte questo, è stato rispettato soprattutto il criterio della varietas, onde evitare che l’antologia risultasse costituita da “blocchi” tematico-stilistici. Questo è quello che so io, ma per maggiori chiarimenti dovrai chiedere al Presidente…



Ringrazio Bruna per la disponibilità e vi aspetto al prossimo post per il proseguimento dell'intervista..
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