sabato 2 febbraio 2008

C'ERA UNA VOLTA LA FAVOLA


LA PAURA DEL BUIO
A cura di Roberto Bianchi

Come giustamente mi è stato fatto notare, il mondo non è tutte rose e fiori, pertanto dovremo parlare anche dei dolori e delle problematiche. Cominciamo questo mese argomentando di una paura piuttosto frequente: la paura del buio.
Anche in fanciulli che si avviavano a terminare il secondo ciclo della scuola elementare, non è raro che persista il timore nei confronti del buio. Il bambino è un essere naturalmente candido e puro e vuole la luce. La fiaba può essere uno strumento utile altresì in tal senso, per aiutare a superare la paura dell’oscurità. Come tecnica narrativa sottolineo il modo in cui viene descritto il cavallo nero, co-protagonista del raccontino, come se una telecamera lo inquadrasse e ne esaltasse le fattezze.
Le nuvole avevano creato una corona bianca intorno alle guglie delle alte montagne. La rosa regina e tutti i fiori, miravano quel serto stupendo che cingeva la vetta delle alture. Ogni corolla si dedicava alla compagna. C’era chi sosteneva i vicini, chi parava dal vento le piante più deboli, tutto in splendida armonia. Si avvicinò il piccolo scoiattolo. Aveva una noce in bocca sotto ai dentoni aguzzi. Era uno scoiattolo giovanissimo e aveva paura della notte, allora la rosa regina gli narrò:

IL CAVALLO BIANCO E IL CAVALLO NERO

Gion viveva ai margini del bosco. Attraversava ogni giorno la landa coperta d’erica e poi di buonora assisteva al passaggio del cavallo bianco:
“E’ un destriero stupendo, col suo petto possente, la muscolatura magnifica e il suo galoppare nobile!” si trattava del cavallo bianco che rappresentava il giorno, lo guidava un cavaliere candido, tutto vestito di bianco e luce.
Quel cavallo era sempre nei sogni di Gion e quando poteva accarezzava il suo collo scultoreo e si divertiva a sentire il suo nitrito.
Il cavaliere bianco sorrideva di continuo, custode delle ore diurne era contornato da un alone di luci e sprizzava energia. Gion lo seguiva spesso, fino a tarda sera, quando sopraggiungevano il cavaliere e il cavallo nero.
Gion aveva paura del cavallo nero. Era un equino anch’esso stupendo, ma metteva lui timor,e con quel pelo corvino e gli occhi scurissimi. Il cavaliere era pacato e tranquillo, ma quell’indossare un’armatura nera, montare su sella nera e avere un elmo celato, pur esso scurissimo, provocava sgomento in Gion che si nascondeva ogni volta che, dopo il crepuscolo, questa coppia si presentava a simboleggiare la notte.
Un giorno Gion si addentrò nella selva per cercare le more da portare alla mamma che doveva fare la marmellata. Finì che vagando tra querce e castagni si perse. Non sapeva più come fare. Le ore trascorrevano e lui era completamente disorientato.
“Morirò di freddo!” disse, quando udì galoppare il cavallo nero. Il cavaliere color della pece lo prese in braccio e lo portò in salvo, presso la sua calda abitazione, sottraendolo al grave pericolo di una notte all’addiaccio.
“Mi hai salvato oh mio splendido cavallo nero!” disse Gion che da quel giorno no ebbe più paura della notte.

3 commenti:

roberto bianchi ha detto...

ATTENDO CON GIOIA INTERVENTI NUMEROSI DA PARTE DI LETTRICI E LETTORE. AUGURO UN LUMISO FUTURO A TUTTI I PARTECIPANTI AI BLOG DI ROSA STANTON.

ROBERTO

Anonimo ha detto...

CIAO PROF.,CHE BELLA LA TUA FIABA, SEMPLICE, MA DIRETTA, BASTA UN GESTO, UNA PAROLA CHE LE PAURE PIù RECONDITE RIESCO A SUPERARSI FACILMENTE, SIA NEI BIMBI CHE NEGLI ADULTI.
LA PAURA DEL BUIO TI ASSICURO CHE NON è ESCLUSIVA PREROGATIVA DEI PICCOLI, CONOSCO MOLTE PERSONE ADULTE CHE NE SOFFRONO E CREDO CHE CIò SIA LEGATO A QUALCHE EPISODIO CHE LI HA TRAUMATIZZI DURANTE L'INFANZIA...
E PURTROPPO NESSUNO HA POTUTO LEGGERGLI LA TUA FIABA.
UN CARO ABBRACCIO.

roberto bianchi ha detto...

grazie molto ile
anche io sono convinto del grandissimo potere delle fiabe
un abbraccio

roby

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