venerdì 15 aprile 2011

Di mamma (non) ce n'è una sola

di Anna Grazia Giannuzzi 

Le uova colorate

Ho vissuto l'infanzia e parte dell'adolescenza in una terra in cui la tradizione di Pasqua era la ricerca delle uova colorate che il  coniglietto pasquale o "easter bunny", come si dice in inglese, nasconde nell'erba e tra i cespugli del giardino (per chi ce l'ha). La tradizione non apparteneva alla mia famiglia, che comprava uova di cioccolato con sorpresa per bambina al supermercato. Molte delle altre mamme preparavano personalmente le uova per i loro figli e poi le nascondevano. Non sempre erano di cioccolata, a volte di zucchero, a volte erano normali uova sode che avevano decorato da sole o con i bambini. Invidiavo molto quelle famiglie che passavano del tempo insieme, quelle mamme che avevano i pomeriggi da trascorrere con i figli per fare cose che piacevano a loro: si sporcavano con i bambini, si mettevano in gioco. Ai miei tempi la scuola finiva a mezzogiorno e mezzo, la televisione per i ragazzi cominciava a trasmettere dopo le cinque ed i pomeriggi erano lunghi.
Mia madre, invece, a Pasqua cucinava il capretto o l'agnello, consultandosi telefonicamente con la nonna sull'opportunità di metterci accanto i piselli o le patate, e la cipolla fresca o l'aglio. Io e mia sorella eravamo perplesse sulla necessità del sacrificio di quegli animaletti  così teneri. In tanti sensi.
E chiedevo spesso a mia madfre se potevamo colorare le uova, ma lei lo considerava uno spreco e al più ci proponeva la tradizione della sua terra:  una specie di dolce intrecciato e chiuso a ciambella, vi inseriva le uova con il guscio e cuoceva tutto in forno. Non ci piaceva, anzi ad essere sinceri non ne capivamo proprio il senso. E poi faceva tutto lei. Noi stavamo a guardare.
Molti anni più tardi ho scoperto che  nella cultura europea pre-cristiana il coniglio e la lepre sono gli animali più fertili in assoluto e sono quindi presenti nei riti pagani sulla fertilità.
Pare che le uova, prima di serpente e poi di gallina, venissero prima colorate e poi regalate come auspicio di fertilità, in una stagione come la primavera in cui tutto rinasce, risorge e fiorisce.
E così il senso della mia storia è questo:  vorrei delle mamme che ascoltanto i loro figli, che giocano con i loro figli, che trovano il tempo per loro e per le quali essere madri ha un senso profondo, che a Pasqua colorino le uova con il loro figli e figlie e che si prendano così la libertà di festeggiare insieme la rinascita, la fertilità e la vita. Comprare un uovo che porta dentro di sè una cosìdetta sorpresa scelta da chissà chi è un gesto di amore senza amore, di cura senza accudimento. E' aprire la bocca e non emettere alcun suono.

2 commenti:

Elena ha detto...

Bello e davvero toccante.Complimenti!

Anna Grazia Giannuzzi ha detto...

Grazie!

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