lunedì 8 febbraio 2010

Rampa di lancio


di Lù Mancini

La voce di Alina

Questa volta non voglio dare consigli di scrittura, voglio raccontare una storia vera accaduta in una sera di fine gennaio e che nessuno ha raccontato. Nessuno giornale ne ha parlato, neanche un piccolo trafiletto in un quotidiano locale. Forse perché riguarda persone ben poco importanti, persone che fanno notizia solo quando fanno del male e quindi servono per la propaganda politica. Ma sono convinta che chi scrive da voce a chi non ce l’ha, ed io voglio dare voce a qualcuno che non può più parlare.

La protagonista ha nome di fantasia la chiamerò Alina, ha poco meno di venticinque anni, è di origine rumena, è arrivata in Italia da qualche anno e qui si è stabilita in un piccolo centro agricolo del sud Italia dove ha trovato un lavoro modesto, di quei lavori che nessuno italiano vuole fare, ma lei è contenta lo stesso perché guadagna dei soldi onestamente e può sposare il suo ragazzo anche lui rumeno, anche lui in Italia con lei.
Insieme costituiscono una famiglia assieme alla loro bambina di circa un anno. Una vita modesta fatta di sacrifici, lavoro e la spesa al discount poco fuori dal paese e la gioia data dalla loro bambina.
Un venerdì sera vanno al discount a fare la spesa, ci vanno a piedi percorrendo una strada provinciale senza marciapiede, ma loro non possono permettersi un’auto e allora percorrono in fila indiana quella strada troppo buia di sera mentre le auto sfrecciano accanto a loro ad alta velocità.
Alina porta in braccio la sua bambina e nell’altra mano un sacchetto della spesa, davanti pieno di sacchetti c’è suo marito.
E’ solo un attimo: un’auto investe Alina, suo marito riesce ad afferrare la bambina e cade anche lui malamente, altre auto sopraggiungono e non riescono ad evitare il corpo di Alina.
Le auto coinvolte si fermano, ma per Alina non c’è più niente da fare.
La bambina di Alina e suo marito non sembrano adesso in pericolo di vita, la loro vita è salva, almeno fisicamente, ma la bambina a meno di un anno è già un’orfana e, come potrà quel ragazzo rumeno dimenticare il corpo martoriato della sua Alina?
Forse per salvare Alina sarebbe bastato un marciapiede, una di quelle infrastrutture essenziali, ma troppo spesso inesistenti nei piccoli centri del sud, tra soldi pubblici spesi male, tra incuria e menefreghismo.
Ma come cantava Guccini nella sua “piccola storia ignobile” i politici ha ben altro a cui pensare.

4 commenti:

Anonimo ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
Anonimo ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
Anonimo ha detto...

Però che storia terribile, mi è venuto il magone. Hai fatto bene a raccontarla.
Adri

Giulia Lu Mancini ha detto...

Grazie Adri,
quando me l'hanno raccontata da chi ha seguito la cosa sul posto, ho pensato che almeno ne potevo parlare. E' solo una piccola cosa, in un mare di cose che si dovrebbero fare.

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