martedì 12 maggio 2009

NOTE BLU


La sirena napoletana incanta il burbero pianista americano.
A cura di Ilenia Firetto

Prendete una leggenda del jazz internazionale ed un teatro storico che rappresenta la nostra culturale a livello mondiale , secondo voi dove potrebbe essere il nesso tra i due?
Presto detto, il 18 maggio il grande Keith Jarrett, pianista jazz americano, terrà un concerto '' Keith Jarrett Naples Solo Piano '' al Teatro San Carlo di Napoli.
Keith Jarrett nasce ad Allentown, Pennsylvania, nel 1945 in una famiglia in cui la musica di certo la faceva da padrona, con la zia maestra di pianoforte, la nonna suonatrice di piano anche lei, la madre cantante in alcune orchestrine del luogo.
Si accosta al pianoforte alla tenera età di tre anni, il suo primo concerto lo tiene all’età di nove,
mentre la carriera di professionista, pensate un po’, la inizia a soli dodici anni.
A vent’anni, trasferitosi da Boston a New York, in cui suona al Village Vanguard, uno dei templi del jazz americano, inizia a suonare con il clarinettista Tony Scott e poi con Art Blakey nei Jazz Messangers, l’università della musica nera per eccellenza. Ed è proprio tra i Messangers che Jarrett inizia a coltivare la passione e l’amore per il gospel ed il blues, passione che si porta tutt’ora nel cuore.

L’incontro con Miles Davis avvenne all’incirca nel ’68, a New York dopo che lo stesso ebbe modo di ascoltarlo in un jazz club e gli propose di far parte del suo gruppo nel quale Jarrett suonò l’organo elettrico ed il piano elettrico, strumenti che lo stesso non amava e non ama particolarmente, ma che la stima per il trombettista lo portarono a rimanere ed suonare con lui in tre album: The Cellar Door Sessions, Live-Evil e Miles Davis at Fillmore: Live at the Fillmore East.
Dal 1973 Jarrett inizia le esibizioni di concerti totalmente improvvisati i quali gli diedero la fama che tutt’oggi lo consacra come uno dei maggiori pianisti jazz internazionali.
Chi non conosce “The Köln Concert”, uno degli album jazz più venduti al mondo, ancora il “Vienna Concert”, il “Paris Concert” o “La Scala” concerto tenuto nel 1995 nel teatro milanese, prima volta di un musicista non classico in questo teatro.
Jarrett sosteneva che le sue migliori performances iniziavano quando non c’era nulla di precostituito o di studiato su quello che si doveva suonare.
Un aneddoto, a tal proposito, di un episodio simile vuole Jarrett immobile al pianoforte per diversi minuti, senza suonare; mentre il brusio del pubblico cresceva in maniera allarmante, dai palchi qualcuno gridò “Re diesis!”, al che Jarrett rispose “Grazie!” e si tuffò in un’improvvisazione a grande velocità.
Affetto da quella che gli venne diagnosticata come una sindrome da fatica cronica, alla fine degli anni novanta, lo costrinsero all’isolamento in casa per diversi anni. Soltanto agli inizi del ventesimo secolo Jarrett inizia a compiere dei buoni progressi verso la guarigione, registra, infatti, un nuovo album “The Melody at Night, With You” in cui suona, da solo, degli standards.
Dal 2000 ricomincia così ad esibirsi dal vivo e nel 2005 suonerà il suo primo concerto di piano solo alla Carnegie Hall, dopo circa dieci anni.
Jarrett è famoso anche nella sua formazione standards, il trio, con il contrabbassista Gary Peacock ed il batterista Jack De Johnette, e forse lo si può definire come l’unico e vero grande erede del Trio di Bill Evans con Paul Motian e Scott La Faro.
Il trio di Jarrett registra diversi album tra i quali: “The Cure”, “Bye bye Blackbird”, “Changes” e “My Foolish Heart - Live at Montreux”.
Dopo questa breve biografia del jazzista americano vorrei rimandarvi ad un’intervista, molto bella pubblicata sul corriere della sera: http://www.corriere.it/spettacoli/09_maggio_07/jarrett_provocazione_pianisti_0c5ff164-3ace-11de-b512-00144f02aabc.shtml.
Pur essendo un musicista alquanto complesso, con le sue paranoie e le sue fissazioni, i suoi improvvisi attacchi di irascibilità, rimarrà nella storia del jazz come uno dei più grandi pianisti del diciannovesimo secolo.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

che secchiona:):)ma sai proprio tutto eh?
antonella

IleniaF ha detto...

Cara Anto tu sei sempre troppo buona, ma ahimè, quello che so è pochissima cosa....credimi.

Davide ha detto...

Complimenti alla curatrice di questa rubrica, Ilenia, la cui scrittura è scorrevole ed abbonda di riferimenti ad immagini artistiche, ma con pari sensibilità rivolta verso temi di attualità giornalistica, come l'apartheid e il tema delle discriminazioni. Chi non ti conosce bene, leggendoti, potrebbe indovinare chi sei da come scrivi, molti tuoi scritti sono impregnati di riferimenti alle tue sensazioni ed ai tuoi stati d'animo, oltre a parlare con competenza del tuo genere di musica preferita. Una via di mezzo tra il diario autobiografico e l'inchiesta giornalistica. Le interviste sono bene condotte e non sono affatto noiose o banali e scontate come la gran parte di quelle che passano sui giornali. E' un piacere leggerti. Brava Ilenia e ci risentiamo alla prossima occasione

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