domenica 2 dicembre 2007

Marilyn

Il Critico e l'Artista
a cura di Fabio Cicolani

Metto in stand-by la catalogazione dei supereroi femminili da supermarket per segnalare uno dei monologhi cinematografici più interessanti che ho avuto il piacere di ascoltare di recente. La fonte è inaspettatamente strabiliante, proprio perchè le meraviglie di certi film spesso non si basano sulla sceneggiatura o sui dialoghi, ma sugli artifici tecnici del 3D che le case di produzione come la Pixar riescono a raggiungere. In una parola? Ratatouille.


Appassionato di questa tecnica per lavoro e per amore, voglio dedicare questo posto proprio al film che più di tutti ha dimostrato di avere un anima solida, lucente e vibrante che supera il limite alienante dei pixel.
Come dicevo, in questo splendido monologo si parla di qualcosa che, a mio giudizio, vale la pena di ascoltare, o leggere, in questo caso. Si parla di critici e artisti, di nuovo e di speranze. Eccolo:

“Per molti versi la professione del critico è facile, rischiamo molto poco pur approfittando del grande potere che abbiamo su coloro che sottopongono il proprio lavoro al nostro giudizio. Prosperiamo grazie alle recensioni negative, che sono uno spasso da scrivere e da leggere. Ma la triste realtà a cui ci dobbiamo rassegnare è che nel grande disegno delle cose anche l’opera più mediocre ha molta più anima del nostro giudizio che la definisce tale. Ma ci sono occasioni in cui un critico qualcosa rischia davvero, ad esempio nello scoprire e difendere il nuovo. Il mondo è spesso avverso ai nuovi talenti e alle nuove creazioni. Al nuovo servono sostenitori. Ieri sera mi sono imbattuto in qualcosa di nuovo, un pasto straordinario di provenienza assolutamente imprevedibile. Affermare che sia la cena sia il suo artefice abbiano messo in crisi le mie convinzioni sull’alta cucina è a dir poco riduttivo. Hanno scosso le fondamenta stesse del mio essere. In passato non ho fatto mistero del mio sdegno per il famoso motto dello chef Gusteau “Chiunque può cucinare”. Ma ora, soltanto ora, comprendo appieno ciò che egli intendesse dire: non tutti posso diventare dei grandi artisti, ma un grande artista può celarsi in chiunque.
È difficile immaginare origini più umili di quelle del genio che ora guida il ristorante Gusteau e che, secondo l’opinione di chi scrive, è niente di meno che il miglior chef di tutta la Francia. Tornerò presto al ristorante Gusteau, di cui non sarò mai sazio.”
Anton Ego dal film Disney Pixar “Ratatouille” di Brad Bird.

6 commenti:

IleniaF ha detto...

Caro Fabio, ho visto anch'io il film e anche a me ha colpito molto la recensione scritta dal critico.
Sono sempre stata convinta che ognuno di noi ha le capacità per arrivare dove vuole, la cosa fondamentale è crederci.
Credere in se stessi, questa è la cosa fondamentale.
Ed il film vuole mettere in risalto proprio questo, un topo, riesce a diventare quello che ha sempre sognato, cioè uno chef.
Per cui, nella vita bisogna sempre credere in quel che si fa, i sogni, non rimarrano tali se non ci crediamo veramente.

cicobyo ha detto...

Sono d'accordo, non permettiamo agli altri di dirci cosa dobbiamo essere!

Maddalena ha detto...

Super d'accordo!!!!!!!!!!!!

Giulia Lu Mancini ha detto...

ciao Fabio
purtroppo non ho visto il film però devo dirti che condivido lo spirito del film e che hai ben evidenziato nel tuo articolo.
Mi piacerebbe vedere il film (magari riesco nell'ultimo parrocchiale)..
baci
lu

Maria Cristina Campagna ha detto...

Ero indecisa se vederlo o no. Ma prima o poi dovrò farlo, mi hai interessato. Monologo molto interessante, vero e coraggioso. I critici dovrebbero più spesso credere ed incentivare cose nuove, è troppo facile trovare difetti.
Baci

Maria Luisa ha detto...

Quanto dici può essere vero per i critici ufficiali, per le case editrici che vanno sempre sul sicuro. Ma ci sono anche i nostri amici, critici severi dei nostri lavori, che ci aiutano a vedere banalità e errori in quanto scriviamo. Un abbraccio
Maria Luisa
Per quanto riguarda il film, mi sembra un certo cambiamento della Walt Disney, ma mi pare decisamente più dissacrante il taglio della serie Shreck. Che ne pensi? Un abbraccio Maria Luisa

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