giovedì 1 novembre 2007

DESIDERIA



LA SCRITTURA DELLE DONNE: GINEVRA E LA SUA STORIA
A cura di Monica Maggi

Come scrivono le donne? Con passione. Nelle loro pagine avvolgono le parole, con la stessa cura con cui vestono i figli e toccano gli oggetti a loro cari. Eppure la parola, fatto usuale e normale per gli uomini, per la donna è conquista relativamente recente. Strano a dirsi, perché la donna ha sempre avuto, per tradizione, un rapporto privilegiato con la parole. Meglio, con la comunicazione. La chiacchiera, la narrazione, l’affabulazione, il contatto e lo scambio di confidenze. Ma attenzione, tutte parole mai considerate forti e di spessore. Quelle, si sa, erano riservate agli uomini, coinvolti in faccende molto più serie. Il gineceo alla donna, la comunicazione forte e decisionale…quella è stata sempre maschile.

La detentrice di parole che racchiudono una forma di potere, le parole delle formule, dei riti, è stata vista come pericolosa, e il medico donna o la guaritrice, è diventata spesso “la strega”. E così le donne si sono chiuse: le più fragili si sono piegate al silenzio. Le più ribelli, le più scomode, non catalogabili, hanno conosciuto la costrizione del chiostro,dei collegi, dei manicomi. E nemmeno in tempi tanto passati se i conventi “Magdalene” di cui parla il film di Peter Mullan premiato nel 2002 a Venezia, esistevano ancora negli anni ’60.

E’ importante che attraverso la parola le donne continuino a cercarsi per raggiungere e amare interamente la propria complessità. E’ importante fare appello allo specifico sentire femminile, al proprio sapere, alla propria istintualità. Solo così,come dice Clarissa Estes, nel suo libro “Donne che corrono con i lupi”, solo così “la nostra anima verrà a visitarci”, portandoci in dono la visione non solo dell’altro da noi, ma dell’altra in noi.

E’ quello che ha fatto, con coraggio e audacia e anche sfida al ben pensare, la esordiente Ginevra Brandi. Si è descritta, ha scritto di sé e del proprio corpo, dei desideri e delle ferite ricavate per appagarli ed esaudirli. Il suo libro è sconvolgente. E’ un invito ad amare, sempre e nonostante tutto, a credere che dando si possa un giorno essere accolti e compresi. Ginevra ha vissuto un’esperienza che l’ha costretta a confrontarsi con il silenzio e la solitudine. Da lì, appunto, è nata una creatura splendida e vitale: la sua scrittura. E la sua scrittura profuma di vita.

Il libro uscirà il 26 gennaio prossimo, ma è prenotabile già sul

http://scaricabilia.graphe.it/gbrandi.htm

l’autrice è contattabile scrivendo a ginevrabrandi@libero.it

11 commenti:

Maddalena ha detto...

Monica, che spressione poetica "la sua scrittura profuma di vita" , tu devi essere sicuramente una donna odorosa!

Anonimo ha detto...

Ma come richiamare l’anima? Lentamente emergono
indicazioni… "con la meditazione, o nei ritmi del canto, della scrittura, della pittura,
dell’educazione musicale, visioni di grande bellezza, l’immobilità, la quiete." Così l’anima esce dalla sua dimora, utilizzando l’energia mentale per realizzare uno stato di solitudine utile a
ritrovare l’essenza femminile naturale.

Anonimo ha detto...

Gli uomini sono malati come si fa ad amare? Ma vi rendete conto di quanti dolori procurano? E ancora vi fidate delle passioni? Andiamo, non siamo sciocche

Ferita

monicamaggi ha detto...

cara anonimo/a,
è vitale fidarsi non degli uomini, ma della passione, di quellos correre furioso di energia nelle vene.
Che sia per un uomo, per una donna o per un'idea, dobbiamo vivere con le onde alte dell'entusiasmo e della passione.
Monica

monicamaggi ha detto...

cara Maddalena,
sì, dicono che io profumi. C'è chi dice di terra arata, chi di pane. Non ho sapore di profumi "chimici", ma di qualcosa che ha contatti profondi con la terra.
E questo mi riempie di gioia.
Grazie, delle tue parole
Monica

monicamaggi ha detto...

Cara Antonella, l'anima si richiama alla vita con tutti gli strumenti divini e umani che tu hai citato.

Le si da' vita con l'alito benefico delle nostre mani e del nostro cuore.

Troppo romantica? No, molto convinta di ciò che sappiamo creare noi donne.
Un abbraccio
Monica

Anonimo ha detto...

Cara Monica le passioni fregano e quando te ne accorgi ti trovi col culo per terra come sono io

Ferita

Anonimo ha detto...

penso che bisogna vivere la vita a360 nn importa se la nostra passione viene spenta da una delusione...quante volte abbiamo deluso anche noi??come una folata di vento spazza via le foglie,cosi la nostra mente riesce a diventare tabola rasa...credetemi

Anonimo ha detto...

io non ho mai deluso nessuno, cerco di essere sempre chiara nei rapporti ma evidentemente non sono ripagata. In questo blog mi sento a casa, mi piace stare con voi anche se non scrivo spessissimo. Qui nel sud non abbiamo l'abitudine di scrivere

Grazie Monica

Ferita

monicamaggi ha detto...

grazie a te, amica mia Ferita

Maria Cristina Campagna ha detto...

Non si può non aprirsi alle passioni all'amore. E' qualcosa che abbiamo dentro, sarebbe come non vivere. Tutti più o meno abbiamo avuto delusioni e ferite, ma questo non devespegnere il fuoco che abbiamo dentro. Tornerà a splendere!!
Baci

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