mercoledì 14 novembre 2007
Tea time
a cura di Maria Luisa Pozzi
Il lato oscuro
di Vittorino Andreoli
“Uno dei motivi principali per cui ho deciso di parlarne (di alcuni orrendi crimini) è il desiderio di oppormi alla spettacolarizzazione, di sostituire i fatti alla fantasia un po’ perversa di chi strumentalizza il crimine per fare audience e vendere pubblicità. Un delitto trasformato in fiction è sempre incomprensibile, poiché si propone soltanto di tenere viva l’immaginazione del pubblico. L’approfondimento dei fatti, invece, cioè la loro lettura psicologica, permette di rendere un delitto comprensibile: il che certo non significa giustificarlo, ma leggerlo nel contesto dei meccanismi della mente e delle difficoltà dell’esistenza. Significa farne un capitolo, per quanto triste e tragico, delle vicende umane.”
Così Vittorino Andreoli, neurologo e psichiatra di fama mondiale, nella introduzione a “Il lato oscuro. Nove storie italiane di crimine e follia."
” Sono storie di delitti atroci, Donato Bilancia, il serial killer della Liguria, Michele Profeta, che sembra uccidere senza ragione e tante altre.
Rispettoso della tragedia delle vittime e delle loro famiglie, Andreoli esplora la mente del carnefice alla ricerca delle motivazioni che hanno condotto a crimini orrendi. E le ritrova nell’ambiente sociale e familiare degli assassini. Di cui segue il percorso umano, sempre traumatico, sempre devastante. E il lettore si chiede, “Ma se la famiglia avesse…?” “Se l’amico fosse stato disponibile…”? “Sarebbero cambiate le cose se…?” Domande a cui non c’è risposta ma che fanno riflettere.
Andreoli sostiene che chi uccide si trova in una situazione estrema e ha perso ogni speranza di uscirne: per lui non c’è più salvezza. Un esempio per tutti: per chi vive una relazione di coppia, apparentemente soddisfacente, l’amata può diventare l’unica possibilità di vita. Senza, ci si sente morti. “Nulla esiste al di fuori di quella relazione. Se l’amante viene lasciato, uccide l’amata. Senza di lei è morto. (…) E’ la percezione della propria morte , dell’essere morti, che induce ad uccidere.” Non ci sono mostri: l’omicidio nasce dalla disperazione.
E il delitto è, per l’assassino, un momento di grandezza, quando tu, uomo comune sopraffatto dalla vita, ti ergi a destino e crei il tuo “ordine”.
Andreoli ci allerta: delitti orrendi sono stati commessi da gente insospettabile, che conduceva una vita apparentemente irreprensibile. Che fare, allora? Un suggerimento: aprirsi agli altri; vivere in cordata e quando tu stai per cedere, qualcuno si farà carico di trascinarti avanti. E le cordate devono essere tante per aiutarti a superare la tante difficoltà del vivere.
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6 commenti:
Maria Luisa,
ho letto tutto d'un fiato il tuo post in quanto l'argomento mi interessa molto.
Quello che afferma il neurologo è pura verità, purtroppo i continui omicidi che accadono e di cui la stampa ed i mass media in genere ci sbattono in prima pagina sono giudicati senza mai andare ad indagare cosa si nasconde dietro il delitto in se, dentro la psiche del soggetto che lo ha commesso.
All'università ebbi modo di leggere un libro di Fabrizio Fagioli, uno psicologo che affermavana che l'uomo non nasce cattivo, ma lo diventa per tutta una serie di circostanze, l'ambiente familiare, il contesto sociale in cui vive, le amicizie, la scuola.
Ed io ne sono pienamente convinta.
Il libro sembra essere molto interessante e ti ringrazio di avercelo segnalato.
Correrò in libreria ad acquistarlo.
Cara Ilenia, mi pare che ci sia tanto da imparare da questi testi di Andreoli. Sono contenta di sapere che la pensi così anche tu. Un abbraccio
Maria Luisa
Io penso che la strumentalizzazione delle violenze a solo scopo di scoop giornalistico, siano dannose anche perchè mantengono viva l'attenzione morbosa su avvenimenti negativi, dai quali i giovani, o magare le persone più fragili possono prendere esempio. Proprio oggi per radio sentivo che una ragazzina della scuola d'arte a Modena, mentre rincorreva il pulmann che stava perdendo, è stata urtata dal veicolo stesso e schiacciata. Bene dei ragazzini presenti in stazione hanno avuto la bella idea di filmare la sua atroce morte con un telefonino e puoi di mettere il filmato su internet. Pazzesco!!!!
Si, Maddalena, l'ho letto anch'io e la cosa mi ha turbato parecchio. I ragazzi oggi sono troppo bombardati con queste notizie di violenze, omicidi e per loro è diventato come un gioco, non so proprio spiegarmelo.
solo un dubbio: non sarà che "l'attenta analisi psicologica" dei delitti finiti in cronaca è solo un altro più raffinato gradino di spettacolarizzazione mediatica e editoriale? e che il titolo migliore sarebbe non "il lato oscuro", di vittorino andreoli, ma "il lato oscuro di vittorino andreoli"? comunque grazie e buona serata
Caro Edoardo non so dov'é finita la mia risposta. Avrò fatto qualche pasticcio. Ripeto che la tua riflessione é molto intrigante e che il bello della letura é che ognuno apre piste di interpretazione che altri non avevano percepito. Grazie. E speriamo che questa volta il tutto esca nel blog. Tengo le dita incrociate (non nolto tecnologico come atteggiamento) Maria Luisa
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