venerdì 9 novembre 2007

Di mamma (non) ce n'è una sola


La descrizione di un attimo
a cura di Anna Grazia Giannuzzi.

Noi abbiamo inventato una favola che aiuti le nostre figlie ancora piccole per capire intellettualmente che cosa è un’adozione; abbiamo romanzato la realtà e così io e mio marito siamo diventati due pesci grandi che hanno attraversato l’Atlantico per andare a prendere tre pescioline rimaste sole, e le hanno portate nella loro grotta nel Mar Mediterraneo, che è più calmo e più tranquillo.

Estefani ci ha messo meno di un anno a capire che le tre pescioline sono loro ed i pescioni siamo noi.
Alcuni genitori scelgono la storia del giardino dei fiori, altri ancora insistono con i figli e le mamme del cuore e quelli/ quelle della pancia. A domande dirette, dovute il fatto che quasi tutti quelli che conosciamo sono stati nella pancia della mamma attualmente in carica, compresa me, ho sempre risposto che è così, tutti nasciamo nella pancia di una mamma. Con il tempo dettaglierò, aggiungerò precisazioni e particolari. Nei primi mesi Fanny, che solo da poco ha capito che soffro di colite, mi chiedeva se nella mia panciona c’era un bebè, e poi a tradimento mi domanda se lo volevo un altro figlio. Dai confessa, insisteva.
Io rispondevo no, no, non esiste, scherziamo? Tre mi bastano ed ho tutto quello che voglio dalla vita, davvero. Devo ammettere che per qualche tempo ho avuto persino paura di poter restare incinta. Un sacco di persone alle quali mi sono trovata di dover comunicare la notizia dell’adozione, non hanno fatto altro che dirmi che conoscono qualcuna che dopo aver adottato è rimasta incinta.
O conoscono tutti la stessa persona o, come al solito, la colpa è dei medici. Oppure non è vero ed è la prima cosa che viene in mente a chi non sa cosa dire ad un genitore adottivo. E quello che dicono è orribile, sia per le mamme adottive, sia per i bambini adottati, e molto stupido, perché è come affermare indirettamente qualcosa che suona come "vedrai che adesso che hai preso i sostituti/ i figli per finta/ i ripieghi, poi ce la fai a fare quelli veri". Peggio ancora, dai che adesso ti sblocchi. Quasi fosse un problema di motilità intestinale. In molti non sono pronti ad affrontare all’idea che c’è qualcuno che i figli non vuole farli, vuole crescerli.
Per quanto mi riguarda oggi sono felice di essere sterile e non me ne frega niente dell’imbarazzo degli altri. Sono rimasta incinta con una telefonata ed un messaggio di posta elettronica che aveva in allegato le loro foto, un poco sgranate.
Mi è piaciuto un sacco.
Di lì a poco arrivarono delle relazioni lunghissime e piuttosto dettagliate, che tradussi dapprima sola, poi con l’aiuto di un amico e di sua moglie psicologa, alla quale sottoposi anche alcuni passaggi che mi sembravano difficili da interpretare perché piuttosto tecnici.
Con mio marito ci facemmo rapidamente un’idea delle condizioni di salute ed emotive delle bambine: da quelle righe sembrava filtrare, come una luce soffusa, la voglia di vivere delle nostre figlie, il desiderio di essere amate e di avere una chanche nella vita.
Davvero non so molto di tutto ciò che c’è stato prima di me, ma ho conservato ogni carta, le pagelle di Fanny, le analisi del sangue, i certificati del Registro Civil de Nacimiento e certe buste gialle con i loro nomi sopra. Per noi genitori alla casita avevano preparato un libro per ciascuna, con le foto e la descrizione del loro carattere, di quello che sapevano fare o non fare, dei cibi che preferivano.
Li ho letti e conservati, poi un giorno Fanny li ha strappati, togliendo tutte le foto ed incollando quelle delle sorelle nel suo diario, per tenerle vicine.
Abbiamo deciso di non dimenticare mai che il nostro legame nasce da un’adozione, perché c’è sempre qualcuno che sa la verità e prima o poi la racconterà. Magari a modo suo, a voce alta, commentando “deve essere brutto essere state adottate”.
Le parole non sono mai innocenti. Ma la verità ha la sua purezza.
Se la racconto io la verità, io che sono la loro mamma, sapranno che possono davvero fidarsi di me. Così se l’adozione non è per me una cosa spaventosa e disdicevole, da tenere segreta, non lo sarà per loro.
Sarebbe bello che tutti noi potessimo avere la certezza di essere amati dalla nostra famiglia solo per quello che siamo, non anche perché somigliamo al nonno, abbiamo gli occhi della zia, portiamo il nome dell’antenata da tramandare.
Come innamorarsi di qualcuno che vogliamo accanto per il resto della nostra vita.
Come Estefani, che racconta di essere stata adottata a febbraio, nel giorno del suo compleanno.

4 commenti:

Maddalena ha detto...

Guarda, io ho mia mamma che è stata adottata dai nonni materni perchè i suoi genitori sono morti giovanissimi, lei si è sempre sentita molto amata, per le tue bimbe sarà lo stesso; non è genitore, chi ti tiene nella pancia, ma chi ti cresce con amore.

Maria Cristina Campagna ha detto...

Anch'io credo che è genitore colui che cresce il bambino con amore.
Fai bene a dirgli tu la verità, se siamo sempre sinceri con loro, anche quando ci sono cose difficili da dire, crederanno in noi. Come dici tu, prima che qualche idiota gli dia la battuta!
Bella anche l'idea di raccontarle una fiaba. Sei veramente speciale.
Baci

Anonimo ha detto...

Fai bene a dire loro la verità: non si sentiranno vulnerabili a certi evitabili commenti o battute insensibili.
Ed anch'io credo che raccontare quella fiaba sia stato una buona cosa: i bambini hanno bisogno di rappresentarsi con la fantasia certe cose che non riescono a capire.
E poi la consapevolezza da' sicurezza e credo che sia questo ciò di cui abbiano più bisogno ora e sempre nella vita.
Sei proprio una buona madre.

Maria Cristina Campagna ha detto...

Anna, una curiosità, non ricordo, se mai lo hai detto quanti anni hanno le tue figlie.
Baci

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