giovedì 20 settembre 2007

OFF#LIMITS



CAPIRE LE PAROLE
a cura di Diomira Pizzamiglio


Vagando in rete alla ricerca disperata d’aiuto un giorno ho letto un articolo sulla disgrafia.
Ne sono rimasta profondamente colpita.
Leggevo e non riuscivo a credere a ciò che era pubblicato.
L’articolo era firmato da Alessandra Lumachelli, grafologa specializzata in problematiche di abuso psicologico.
Mio figlio è disgrafico.
Per questo disagio è stato discriminato, considerato un minorato prima, fannullone e asino poi.
Aprendo quella pagina ho letto nero su bianco ciò che da ben 11 anni continuavo inutilmente ribadire.
Era tutto lì, nero su bianco e con la firma di un’esperta.
E Alessandra sarà con noi sul blog dal 2 Ottobre con la rubrica Grafologando.
Ed ora vi propongo una chiacchierata fatta qualche mese fa.
D: Che vuol dire essere bambini sensibili, quanto si paga, o meglio, tu quanto hai pagato la ricchezza che possiedi e che è cresciuta con te?
A: Essere bambini sensibili rappresenta il massimo della fragilità …E’ strano come gli adulti rapidamente dimentichino di essere stati bambini, di essersi sentiti impotenti, di aver avuto la sensazione frequente di essere trasparenti, di aver sognato di diventare invisibili e di poter volare via ...
La mia ricchezza? Non so se è una ricchezza o meno, l’interiorità che mi porto appresso.
So soltanto che nei miei primi anni di vita tendevo ad apparire più forte di quello che ero, per non essere sopraffatta. Per poi nascondere la mia sensibilità al riparo da occhi estranei, coltivandola nella composizione poetica, nella lettura, nelle relazioni amicali profondissime.

D: Perché sei diventata grafologa?
A: Ho deciso di diventare grafologa in un momento particolare della mia vita, quando il mio essere madre stava crescendo nelle responsabilità, e tutto ciò mi affascinava ma mi spaventava contemporaneamente.
Ho voluto trovare un appoggio esterno, oggettivo al mio ruolo in evoluzione.

D: Parliamo di abusi alle donne: perché? Siamo davvero il sesso debole, oppure si vuole schiacciare un potere ancestrale?
A: Perché gli abusi alle donne … Quanti uomini possono dire di aver subito abusi? Noi non siamo il sesso debole, solo siamo più vulnerabili, fisicamente e moralmente più vulnerabili.
Tendiamo ad essere più introspettive, a coltivare maggiormente la vita interiore.
Ma è anche una vulnerabilità sociale, io credo: da un lato, le donne difficilmente “fanno gruppo”, troppo intente come sono a competere, stupidamente, tra loro; dall’altro, la società stessa le ha sempre viste come la parte più debole, meno incisiva sull’andamento generale di uno Stato (sino a poco tempo fa: senza diritto al voto politico, scarsamente produttive, impegnate in lavori domestici).
E c’è anche un retaggio religioso o antropologico; non è del tutto scomparsa, purtroppo, la divisione manichea della donna in: santa o peccatrice.
In questo senso, le donne vengono anche punite per essere testimoni viventi di un corpo da desiderare e fonte della vita, del rinnovamento.

4 commenti:

IleniaF ha detto...

Cara Diomira,
bel colpo, devo proprio dirtelo!
Sono proprio contenta che la Prof.Lumachelli farà parte del nostro blog e di sicurò contribuirà alla grande.
Mi è piaciuta molto la tua intervista, dalle sue parole emergono chiari spunti riflessivi e si denota, anche, che si tratta di una donna molto forte e sensibile al tempo stesso, caratteristiche molto comuni nelle donne.
Grazie Diomira.

Diomira Pizzamiglio ha detto...

Sono certa che la rubrica di Alessandra vi piacerà.
Vi piacerà anche lei.

Naima ha detto...

mi piace anche a me questa donna grafologa!! benvenuta!!

Maddalena ha detto...

Anche io sono sicura che questa rubrica sarà molto interessante. Brava Diomira, hai scovato nel tuo cappello da mago un'altra idea particolare.

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