sabato 8 settembre 2007

La Comune



LE TECNICHE DI SCRITTURA COLLETTIVA E LE DONNE
a cura di Naima


Al ritorno dalle vacanze, vi posto la seconda parte dell'intervista a Beniamino Sidoti, esperto di scritture collettive, e vi auguro un buon autunno!

Ci sono diverse modalità di realizzare una scrittura collettiva?

Sì… e questa per me è una delle cose più interessanti: c’è chi scrive insieme limitandosi a condividere una scaletta e poi suddividendosi il lavoro, chi non accetta l’idea di sottoporsi a una pianificazione preventiva; chi rivede ogni singola parola in gruppo e chi rifiuta la revisione di terzi… ho provato a classificare i modi in cui si può collettivizzare la scrittura a partire da una suddivisione in quattro fasi della scrittura stessa (che riprendo dagli studi di psicologia della scrittura): quando scriviamo passiamo attraverso la Ricerca delle idee (documentarsi, cercare ispirazione, eccetera), la Pianificazione (scaletta, scelta stilistica, scelta di genere…), la Stesura (realizzazione materiale), la Revisione (rivedere quanto scritto e verificarne l’efficacia rispetto alle regole e agli obiettivi). Così possiamo decidere di condividere la ricerca delle idee e lasciare il resto a un singolo: accade nelle tecniche di brainstorming aziendale; oppure possiamo collettivizzare la pianificazione e assegnare singoli pezzi da scrivere, pratica diffusa nelle scritture scientifiche e tecniche; possiamo collettivizzare la sola Stesura come accade nei giochi surrealisti del Cadavere squisito, o collettivizzare la revisione come faceva Don Milani a Barbiana, includendo nella scrittura protagonisti solo di questa ultima fase.
Ci possono poi essere o meno figure di coordinatori o registi, come i Sicofanti di Scritture Industriali Collettive, con ruoli e stili differenti: facilitatori o direttori, mediatori o conduttori, animatori o moderatori… immagina un po’, per affinità, i diversi modi che si danno per creare musiche di insieme, dalla banda all’orchestra, dal quartetto d’archi al gruppo di improvvisazione, dalla rock band al coro. Ognuno di questi gruppi “fa” la stessa cosa, ma tutti con modalità diverse, coerenti con lo stile musicale e con lo stile di vita e di creazione dei soggetti.

La possibilità di agire come collettivo e di unire le forze ha fatto sì che anche nell'ambito del femminile/femminismo sia stato usato questo strumento, cosa ha prodotto?

La scrittura collettiva incrocia due punti cardine della riflessione femminista: l’agire collettivo e la riflessione sull’identità. Già tra le suffragiste si trovano interessanti pratiche di lavoro, di creazione e di firma a più mani; ma è forse negli anni Settanta che fioriscono i manifesti collettivi, le riflessioni di gruppo, le regie collettive nel teatro. Da una parte la scrittura collettiva permette di trasformare in pratica pensante una reazione ai modelli di potere dominante; cito ad esempio Mulvey (Visual and other pleasures, Indiana University Press, 1989, p. IX): «il movimento delle donne insisteva su forme di scrittura collettive, non firmate, come un atto di principio contro la proprietà privata e l’autorità implicite nella pratica del firmare […] C’era una sensazione diffusa di eccitazione collettiva e di intenso volere». Dall’altra parte, la scrittura collettiva, con il suo mettere insieme la libertà individuale all’obbedienza alle scelte del gruppo, contribuisce anche qui in modo determinante alla costruzione di soggetti collettivi, basati sull’iniziativa singola e sulla ricerca di senso, che non nascono intorno a un’idea già formata.
Sono l’eccitazione diffusa e l’intenso volere accennati prima, che non producono forse grandi scritti (fa eccezione il teatro, con le regie collettive che si coagulano intorno all’esperienza di Mnouchkine e del Theatre du Soleil), ma che sono importantissime per le persone che vi partecipano.
Perché la scrittura collettiva rende possibile e vicina un’idea di scrittura viva e dialogante, basata non tanto sui miti dell’ispirazione e della letteratura, quanto sulla ricerca e sulla trasformazione, sulla scoperta e non sull’insegnamento, e in definitiva sul gioco (inteso sia in senso alto, come oasi della gioia, dell’eccitazione e del volere, sia come insieme di pratiche concrete di creatività collettiva).

8 commenti:

Giulia Lu Mancini ha detto...

ciao Naima
leggo sempre con piacere i tuoi post!
a presto

Maddalena ha detto...

Sai Naima che mi piacerebbe proporre alla nostra prof una sorta di scrittura collettiva di questo genere: lei propone una traccia di un racconto, poi ne affida una parte ad ognuna di noi blogghiste, che lo sviluppiamo. Il tutto viene assemblato da lei che ne ha le capacità e si vede che ne esce. Ci sono stati precedenti illustri da cui sono usciti dei libri interessanti: Daria Bignardi, Maurizio Costanzo. Io abito lontano e non ho la possibilità di proporglielo vis à vis , se qualcuna di voi vuole farlo per me, grazie. A presto.

Naima ha detto...

grazie lù!!! mad pensiamoci!!

IleniaF ha detto...

Ciao Naima,
davvero molto interessante il tuo post.
Scrittura colletiva...un'idea davvero particolare, da pensarci!

Anonimo ha detto...

ile+naima,secondo voi,diomy ed io stiamo facendo Scrittura Collettiva?

IleniaF ha detto...

Ciao Anto,
stai ponendo un quesito amletico.
Sinceramente non saprei, credo più si che no, c'è di sicuro che siete una coppia esplosiva!

Anonimo ha detto...

dai ile scherzavo :-)...naima scusa per l'incursione un pò guascona..

Naima ha detto...

prego, siete fantastiche!!

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