mercoledì 4 maggio 2011

Tea time

di Maria Luisa Pozzi



Ghost light, Joseph O'Connor

Vi regalo una rosa fiorita. E’ “Ghost Light” e profuma d’Irlanda. 
Il testo è una biografia romanzata della storia d’amore fra John Millington Synge, famoso drammaturgo irlandese, e Molly Allgood, l’attrice che per prima portò sulla scena il testo più famoso di Synge, “The Playboy of the Western World.” 
Si può romanzare la vita delle persone? 
Michael Cunningham l’ha fatto con Virginia Woolf (“Le ore”) e ce l’ha mostrata mentre avanza nel fiume, con quei sassi in tasca che l’avrebbero trascinata sul fondo. 
Anche Joseph O’ Connor non ha aspirazioni di autenticità. Vuole catturare l’essenza di una persona o di una storia e ciò riesce meglio, ci dice, se ci mettiamo un po’ di immaginazione. Chi cerca fatti più precisi, documentati, si deve rivolgere altrove, scrive l’autore nell’appendice al testo. 
Ma credo che valga la pena di leggerla questa storia d’amore fra il trentaseienne Synge e la sua attrice preferita, una giovanissima Molly che, in tanti aspetti, ci ricorda la Molly Bloom dell’Ulisse joyciano, entrambi così vitali e combattive. 
Il romanzo si apre con la nostra Molly che, nella squallida Londra del dopoguerra, si avvia a fare una registrazione alla radio. E ormai vecchia, probabilmente alcolizzata e povera. La sua storia d’amore con Synge, durata poco più di un anno, è lontana nel tempo eppure presente nella memoria di Molly che, nel suo cammino attraverso Londra, ricorda i momenti passati insieme, lui, il ‘vagabondo’ che tanto amava camminare nella campagna. Ricorda l’opposizione incontrata dalla famiglia di lui, dai suoi colleghi di lavoro con i quali avevano dato vita a un rinascimento culturale. Gli ostacoli: la differenza d’età, di religione, di posizione sociale. 
La storia scorre attraverso la mente di Molly e i suoi lunghi monologhi ci rivelano la sua combattiva vitalità e la rassegnazione di Synge, consapevole di dover presto morire. 
Difficile è trovare la parola per descrivere la scrittura che si dipana davanti ai nostri occhi: lieve, suggestiva, delicata. Una scrittura che parla alle ombre e le cattura prima che “the phantoms recede into the wall paper” (i fantasmi si ritirino nella carta da parati). 
Intrigante la voce narrante: un ‘tu’ che Molly usa per parlare a sé stessa, per rivolgersi all’amato che può improvvisamente diventare un ‘lui’, una terza persona, e il lettore diventare il ‘tu’al quale Molly si rivolge. 
Un esempio: in questo caso Molly si rivolge all’ombra dell’amato con queste parole, “Lasciami sola, questa sera,” sussurri, “oggi non vado bene per te.” 
Un’ultima riflessione prima di lasciarvi: il titolo. 
“Ghost light” sono le luce di servizio del teatro quando quelle principali sono spente. Ma la parola “ghost” (fantasma) suggerisce la penombra in cui si incontrano le ombre, nella quale è possibile incontrare coloro che non ci sono più. 
Titolo intraducibile in italiano e allora se vi imbattete in un libro che si intitola “Una canzone che ti strappa il cuore ” e decidete di comprarlo, sappiate che state per entrare nella penombra in cui sono possibili incontri impossibili. 

Buona lettura 

Maria Luisa

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