mercoledì 13 ottobre 2010

Tea Time

di Maria Luisa Pozzi

Silvio Berardi Anni in grigioverde, Rizzoli, 1991, Milano (reperibile su e-bay)

Cosa volevano i poveri soldati italiani buttati nel gelo dell’Epiro, Grecia, nel 1940? I più giovani avevano vent’anni e volevano tornare dalla loro ragazza, la “Rosina” .
Poi volevano mangiare ma di cibo ce ne’era poco per loro. Sedevano per terra e spesso avevano solo qualche galletta e una lattina di carne in scatola. Per gli ufficiali era differente. Loro avevano tavoli apparecchiati in sale eleganti, il cibo era buono, abbondante e servito da camerieri in livrea.
Giusto?
Il generale Rommel, invitato dagli italiano, quando vide questa modalità di pranzo, abbandonò la mensa ufficiali e si unì ai fanti a mangiare il loro stesso cibo.
Silvio Bertoldi ci racconta di questo e di altro nel suo testo “Anni in grigioverde”, che potete trovare in qualche libreria ma senz’altro su e-bay.
L’autore percorre la vita del fante sotto la naia e poi al fronte. Le sue parole, spesso ironiche, soprattutto nella prima parte del libro, ci fanno sorridere, con molta tristezza, però. Nella parte finale la voce del narratore si alza più forte a denunciare la criminale irresponsabilità di un regime e di una classe dirigente che mandò a morire migliaia di ragazzi sui fronti greco e russo.
Cosa desideravano i fanti: un cappotto pesante, scarpe adeguate al clima gelido delle montagne e non gli scarponcini con suole di cartone pressato che i nostri poveri soldati avevano nel clima torrido dell’Africa Orientale. Ma tant’è: il Regio Esercito vestiva tutti i soldati nello stesso modo, quelli che morivano congelati nelle steppe russe e quelli bruciati nei deserti dell’ Africa.
I soldati desideravano tutto, anche lo spazzolino da denti, non previsto dalla “borsa-pulizia” in dotazione ai soldati del Regio Esercito che, peraltro, non prevedeva neanche l’asciugamano. Se ti volevi asciugare, l’asciugamano te lo compravi con i soldi tuoi o te lo portavi da casa.
Desideravano sapere come funzionano fucili, bombe a mano, come si organizza una ritirata e un’avanzata. Era questione di riportare la pelle a casa . Desideravano non essere sottoposti alle inutili esercitazioni di marciare per tre intorno al cortile della caserma o ad obbedire ai segnali della tromba, Volevano non dover fare a piedi “quella che Hitler chiamò la guerra lampo e Mussolini la guerra di rapido corso.” Volevano non doversi inzuppare di pioggia, ma il telo tenda che si mettevano in testa non era sufficiente a ripararli. Ombrelli non si potevano avere. Non era marziale. I soldati italiano dovevano essere zuppi ma sempre marziali. La foto del generale Montgomery che si muoveva fra le truppe riparandosi con un ombrello sembrò scandalosa ai generali del Regio Esercito.
Leggendo questo libretto, imparerete tante cose sul regime fascista che portò un’ Italia impreparata nell’inferno della seconda guerra mondiale.
Vi propongo una parte della “Preghiera di un fante dal fango” (Grecia 1942)
che mette in strofe i desideri di quelle povere truppe (reperibile in rete).

Signore

Fai che l’aviazione italiana non bombardi la testa delle truppe italiane
Fai che l’aviazione italiana non bombardi la retrovia delle truppe italiane.
Fai che l’aviazione italiana si metta in mente che i nemici sono i greci e non le truppe italiane.
Fai che il comando italiano impari un po’ di geografia. L’Epiro non ha i 15 gradi di Roma. Qui siamo a 15 sotto e continua a nevicare.
Fai che il comando italiano ci mandi i pastrani imbottiti che ci ha promesso quando siamo partiti per il fronte due anni fa.
Fai che il maresciallo addetto alla posta la smetta di rubare le lettere assicurate e i pacchi per la truppa.
Fai che la censura la smetta di censurare, con deprimenti sgorbi neri, le lettere dall’Italia. Oramai alla guerra lampo non ci crede più nessuno.
Fai che Mussolini non dica frasi tipo “Abbiamo otto milioni di baionette.” Porta sfiga.
Fai che Mussolini non dica frasi tipo, “Spezzeremo le reni alla Grecia.” Portano ancora più sfiga.
(..) Fai che il bollettino radio la smetta di dire che “Tre, o due, nostri arerei non sono rientrati” mentre quelli nemici “sono stati abbattuti”.
(…) Fai che i capi la smettano di farci fare le parate due volte, con due diverse divise, per fare credere ai Greci che siamo in tanti.
(…) E facci tornare dalla Rosina.
AMEN

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