martedì 6 luglio 2010

Rampa di lancio

di Lù Mancini


Si….viaggiare….

Un viaggio, un po’ come un libro, può portare lontano o vicino, lontano nel tempo e nello spazio e vicino al nostro più intimo sentire.
È capitato più volte nei miei viaggi in posti quasi agli antipodi rispetto ai soliti miei luoghi quotidiani di sentirmi assolutamente a casa mia .
È una sensazione strana e fantastica che mi porta a pensare che in fondo nessun luogo è lontano ed estraneo al nostro modo di essere.
Forse è anche per questo che nel corso dei miei viaggi sono pervasa dalla voglia di scrivere quasi a trattenere quelle meravigliose emozioni trasmesse da luoghi fino a un attimo prima sconosciuti. La linea di confine tra realtà e fantasia sembra dissolversi, in un altro luogo siamo all’improvviso solo noi stessi o forse siamo finalmente qualcun altro.
Mi guardo intorno e osservo le persone del mondo, immagino la loro vita, i loro pensieri e i loro sogni, mi impossesso un po’ delle loro trepidazioni, mi metto nei loro panni e mi arricchisco del loro modo di essere.
Allargo gli orizzonti attraverso la visione di quella parte di mondo che diventa mio per un momento breve o lunghissimo ma sempre intenso.
Tempo fa in una bella e calda città dell’Andalusia mi colpì la vita di un giovane spagnolo che gestiva un alberghetto in centro città, era una gestione molto familiare: il ragazzo aveva poco più di vent’anni e viveva nella pensione insieme ai suoi nonni. All’interno di un palazzo tra il vecchio e l’antico bussammo alla porta a vetri di una reception molto casalinga, nell’ora più calda del giorno, erano circa le tre del pomeriggio, due vecchietti assopiti su due piccole poltroncine sollevarono il sopracciglio e parlando solo in spagnolo alla mia vista chiamarono il giovane nipote che affacciatosi dall’altra stanza mi accolse in perfetto inglese.
Ebbi la sensazione di aver già visto una scena analoga nel caldo sud da dove vengo, l’ora calda del pomeriggio e il torpore che ne deriva. Una scena da scrivere e raccontare. Ancora adesso immagino il giovane “banderas” che gestisce la pensione dei vecchi nonni, immagino la sua vita quotidiana e vedo tra le righe il suo passato di bambino che ha dovuto crescere in fretta.
Forse è solo il mio immaginario ma è comunque una piccola storia da scrivere grazie ad un bellissimo viaggio.

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