lunedì 5 luglio 2010

Porte girevoli

di Alessandro Gallo

Paolo Magagna, il teatro della crisi

“La crisi economica aiuta teatro e cinema a pensare di più a quanto si produce e responsabilizza le persone a evitare sprechi organizzando così opere migliori. La crisi serve anche a questo.”


Nel teatro del Collegio San Luigi di Bologna giovedì 1 luglio 2010 si è svolta una rappresentazione teatrale della famosa opera di B. Brecht ”L’opera da tre soldi”. Nel caldo atroce, finestre tutte spalancate e che nessuno si azzardi a chiuderle urla un signore in platea, rapiti dai bei dipinti del soffitto aspettiamo che gli allievi del “Teatro dell’Ascolto” entrino in scena diretti dal regista Paolo Magagna. Un’attesa che non ha deluso le aspettative, tanti sono stati gli applausi a fine rappresentazione.
Ho raggiunto Paolo Magagna all’uscita nel corridoio per intervistarlo.
Come mai ha scelto di rappresentare “L’opera da tre soldi”?
”Ho messo in scena l’opera di Brecht perché la considero molto contemporanea e può rappresentare in maniera esaudiente ciò che oggi noi siamo- spiega Paolo- e fa osservare delle situazioni che possono tutt’oggi succedere, quindi ci da un’idea di come poter affrontare l’accaduto. In un certo senso è come aprire una finestra e guardarci dentro.”.
Tutti sanno che il teatro, insieme alla cultura, sta passando un brutto periodo. Cosa ne pensi al riguardo?
”Quando c’è crisi è la cultura per prima a risentirne. Non dimentichiamo che rappresenta le radici di un popolo e quanto sta accadendo è un male. In pochi sono pronti a investire denaro per farla fiorire, ad esempio non ce ne è voluto neanche tanto per allestire lo spettacolo di stasera che considero riuscito dati i consensi del pubblico. Devo aggiungere però, che questa crisi economica che ci ha colpito, anche in maniera molto grave, aiuta a fare esperienza, a non buttar via mai niente. Ci ha messo in difficoltà, ma ha richiesto un maggior impegno delle persone nel preparare eventi con un minor spreco di materiale.”
Che “L’opera da tre soldi” sia tanto attuale credo non vi sia alcun dubbio.

“Nell’eterno musical grottesco del mondo contemporaneo e le stesse scene di connivenza si ripetono all’infinito, gli stessi spettacoli di ingiustizia e mancanza di scrupoli vengono duplicati e declinati in varie forme, a beneficio di una massima vigente e necessaria per tutti e tutto:”gli affari sono affari”

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