Modan: fotografo fra il pubblico e il privato
“Ogni fotografia ha una sua poesia e ogni poesia ha una sua fotografia”
Bologna – Il fotografo bolognese Modan ha cominciato a sviluppare fotografie artistiche per caso, partendo da un nudo femminile.
Mise sopra il tavolo della cucina una fotografia fatta alla sua ragazza e, per sbaglio, cadde sopra di essa una goccia d’acqua rovinandola un po’. Tentò di asciugarla con una spugna ma era impregnata di altri liquidi l’asciugò, scoprendo che i colori dell’immagine schiarirono dando luogo agli effetti effetti che, da allora, tende a riprodurre intenzionalmente.
Per creare le sue opere, Modan fotografa qualsiasi cosa, senza un senso logico, ogni oggetto o persona che lo possa colpire. Quando rivede le immagini le sceglie, sapendo già il lavoro che vuole.
È fondamentale la fantasia che si sviluppa nell’unione fra la vita privata e quella pubblica poiché è anche dal lavoro quotidiano (in un’azienda che produce autobus) nasce l’idea di un’opera.
Modan svolge anche attività teatrali e di musica. Soprattutto quest’ultima poiché lo aiuta a pensare e comporre è la sua palestra creativa.
Ha anche creato tre copioni per cortometraggi (altra sua passione)con annesso un intervento musicale.
Passò due anni a Belgrado per lavoro con dei colleghi, doveva insegnare a costruire autobus nelle aziende della città appena uscita dalla guerra:”Belgrado era perfetta per la fotografia. Trovavi paesaggi che in altri posti era molto difficile rivedere per tre motivi: era una città appena uscita dalla guerra, le gallerie d’arte volevano crescere, le persone erano (e sono) magnifiche. C’erano i mercati degli zingari che vendevano oggetti recuperati dalla spazzatura o regalati da persone che se ne volevano disfare. Gli zingari lì, non sono come li intendiamo noi: non rubano, non ti fanno niente e, se vuoi scattare una fotografia con loro come soggetto, gli dai pochi soldi e ne fai quante ne vuoi. Tutte le foto artistiche che ho realizzato, le diedi ad alcuni pub della città di modo che ne facessero una mostra e alcune le regalai.”. A Belgrado Modan fotografò oggetti abbastanza vecchi ai nostri occhi visto che si trovava in un Paese appena uscito dalla guerra e molto arretrato ma da lì gli naque la passione per la fotografia di oggetti antichi.
Provò a realizzare un’immagine con lo spunto che gli diede il celeberrimo quadro di Leonardo da Vinci “Angelo delle rocce” che intitolò “Madonna del falso”. E rifece a suo modo il “Cristo” di Guido Reni, fotografato dalla copia bolognese (l’originale si trova a Detroit in USA, perché il comune di Bologna non riesce a far fronte alle spese per custodire questa magnifica opera). Insomma, tante innovazioni e un nuovo modo di vedere l’arte fotografica unendo il passato al presente, rivisitando oggetti e opere che hanno fatto la storia.
Dopo la mostra allestita da Alberto Grossi in piazza Santo Stefano, vi terremo informati sulle prossime mostre di Modan.
“Ogni fotografia ha una sua poesia e ogni poesia ha una sua fotografia”
Bologna – Il fotografo bolognese Modan ha cominciato a sviluppare fotografie artistiche per caso, partendo da un nudo femminile.
Mise sopra il tavolo della cucina una fotografia fatta alla sua ragazza e, per sbaglio, cadde sopra di essa una goccia d’acqua rovinandola un po’. Tentò di asciugarla con una spugna ma era impregnata di altri liquidi l’asciugò, scoprendo che i colori dell’immagine schiarirono dando luogo agli effetti effetti che, da allora, tende a riprodurre intenzionalmente.
Per creare le sue opere, Modan fotografa qualsiasi cosa, senza un senso logico, ogni oggetto o persona che lo possa colpire. Quando rivede le immagini le sceglie, sapendo già il lavoro che vuole.
È fondamentale la fantasia che si sviluppa nell’unione fra la vita privata e quella pubblica poiché è anche dal lavoro quotidiano (in un’azienda che produce autobus) nasce l’idea di un’opera.
Modan svolge anche attività teatrali e di musica. Soprattutto quest’ultima poiché lo aiuta a pensare e comporre è la sua palestra creativa.
Ha anche creato tre copioni per cortometraggi (altra sua passione)con annesso un intervento musicale.
Passò due anni a Belgrado per lavoro con dei colleghi, doveva insegnare a costruire autobus nelle aziende della città appena uscita dalla guerra:”Belgrado era perfetta per la fotografia. Trovavi paesaggi che in altri posti era molto difficile rivedere per tre motivi: era una città appena uscita dalla guerra, le gallerie d’arte volevano crescere, le persone erano (e sono) magnifiche. C’erano i mercati degli zingari che vendevano oggetti recuperati dalla spazzatura o regalati da persone che se ne volevano disfare. Gli zingari lì, non sono come li intendiamo noi: non rubano, non ti fanno niente e, se vuoi scattare una fotografia con loro come soggetto, gli dai pochi soldi e ne fai quante ne vuoi. Tutte le foto artistiche che ho realizzato, le diedi ad alcuni pub della città di modo che ne facessero una mostra e alcune le regalai.”. A Belgrado Modan fotografò oggetti abbastanza vecchi ai nostri occhi visto che si trovava in un Paese appena uscito dalla guerra e molto arretrato ma da lì gli naque la passione per la fotografia di oggetti antichi.
Provò a realizzare un’immagine con lo spunto che gli diede il celeberrimo quadro di Leonardo da Vinci “Angelo delle rocce” che intitolò “Madonna del falso”. E rifece a suo modo il “Cristo” di Guido Reni, fotografato dalla copia bolognese (l’originale si trova a Detroit in USA, perché il comune di Bologna non riesce a far fronte alle spese per custodire questa magnifica opera). Insomma, tante innovazioni e un nuovo modo di vedere l’arte fotografica unendo il passato al presente, rivisitando oggetti e opere che hanno fatto la storia.
Dopo la mostra allestita da Alberto Grossi in piazza Santo Stefano, vi terremo informati sulle prossime mostre di Modan.
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