venerdì 19 febbraio 2010

Psyché

di Susana Liberatore

Forme di donne
Tanto per cominciare ad introdurci nell´argomento, prenderemo in considerazione le definizioni generali del concetto di “forma”. Essa sarebbe la struttura, il modello o l’ aspetto esteriore determinato dalle linee che ne segnano il contorno. Può determinare tutto ciò per cui qualcosa è (cioè “esiste”), come l´apparenza e la sembianza. Questa cornice concettuale ci permette di sottolineare i due versanti dialettici che ci interessano: l´identitá d´esistenza e gli attributi per parlare de “La Donna”.

La “forma” riguarda intimamente l´idea de “La Donna”, perchè come è ben noto, la rappresentazione di essa ed il suo modellamento è qualcosa che preoccupa (e occupa!) da sempre: basta ricordare le fascie nei piedi delle donne orientali, le vertebre danneggiate delle “donne giraffe” oppure, senza andare così lontani nel tempo, le anoressiche del potente primo mondo d´oggi. Forme del femminile che si sottomettono da millenni all ´approvazione degli altri.
Questa spinta insistente, che tenta di comprimere ciò che nella donna appare come slegato, sganciato, fuori regola, ha come scopo di farla rientrare nella sua casella di genere, stereotipia costruita in un momento storico determinato.
E le caratteristiche storiche cambiano; però, rimane sempre il collegamento tra il “femminile-desiderabile”, e “non femminile-rifiutabile”. Quindi, si tratta “delle curve”, delle ”forme” che attirano il desiderio maschile.
A questo punto, sorge sempre il richiamo femminista: “non ci dobbiamo lasciare modellare! Nessuno ha il diritto e il controllo del nostro corpo!”. Però, la complessità dei fenomeni ci obbliga a fare un passo indietro e a dire che questa seduzione femminile, questo piacere di far scattare il desiderio nell´altro è anche una caratteristica delle donne. Che se mi permettete di dirlo cosí “annusano” il desiderio dell´altro per mascherarsi ed esistere.
Allora come uscirne fuori? Esiste una maniera d´essere donna che faccia a meno degli stereotipi?. La risposta è molto problemática. Solo potrei dire che ci sono tante maniere di “essere Donna”, come tante donne ci sono al mondo e come tanti universi una stessa donna voglia scoprire durante la sua vita. Nessuna è migliore dell´altra, perchè essere donna non è una professione nè un obbligo, bensì un fatto.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

è troppo banale dire che il pianeta ha quei 20.000 anni di maschilismo sul groppone che infuiscono sullo sviluppo e crescita di una coscienza femminile-femminista-femminilista...Deridà ha definito il periodo post socratico come fallologocentrico..e logos vuol dire tutto..pensiero,anima..vita
antonella

Susana Liberatore ha detto...

Grazie Antonella della tua segnalazione!. Riprendendo le tue parole, direi che se “logos” vuol dire “tutto” (cioè pensieri, anima, vita) , la “Donna” sarebbe la possibilità di concepire il non-tutto, ciò che rimane fuori della significazione (fallica!). Mi rendo conto che è veramente difficile pensare l´esistenza fuori di essa, però, non possiamo ridurla e coprirla totalmente con la logica significante. Ciò che non “entra” si chiamerebbe “godimento femminile”.......

antonella ha detto...

che strano il linguaggio:è incredibile come la dimenticanza di un punto di domanda stravolga il senso e lo renda esattamente opposto...e la mia era appunto una domanda..è troppo bannale dire che..?
cmq senza un lunga e dolente ricerca,mai da sola,sarei riuscita a capire quanto ci si debba continuamente snaturare... non per vivere,ma,per sopravivere..sarà per questo che diventiamo sempre più spesso disperate matricide come Medea?

オテモヤン ha detto...
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Anonimo ha detto...
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Anonimo ha detto...
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