martedì 9 febbraio 2010

Di mamma (non) ce n'è una sola



















di Anna Grazia Giannuzzi

La principessa idraulica
La pratica della scrittura è davvero insostenibile se nella mente c’è abbastanza confusione e rabbia per la propria vita concreta da non avere abbastanza spazio per deframmentare il disco.
Parlo del non riuscire a prendersi quel distacco dalle cose che serve a parlarne come se ci si fosse dentro. Senza starci dentro, però.
Il mio problema è che la mia principessa più piccola da quando ha iniziato la prima elementare ha ripreso a bagnarsi la notte. Io mi sveglio e vado a controllare se è asciutta, spesso devo lavarla dopo averla spogliata mentre tiene gli occhi chiusi, e la testa le cade in avanti, perché si alza e mi segue in bagno anche se continua a dormire.
Sono furiosa. E non ce l’ho con mia figlia, che reagisce come sa, come può. Il mio problema è la scuola. A differenza della sorella che pur frequentando lo stesso progetto sperimentale vive in un ambiente sereno, non salterebbe mai un giorno di scuola e se per un raro caso non si arriva a finire tutti i compiti, mi fa scrivere sul diario “mi dispiace”, la più piccola è capitata in una classe di rampanti, dove i padri chiedono alle assemblee se il proprio figlio può fare di più. In cui i rappresentanti di classe annunciano trionfanti che siamo avanti con il programma, anzi siamo più avanti degli altri. Meno male che io e mio marito eravamo seduti sulle sedioline dei bambini, altrimenti saremmo proprio caduti per terra. Altri si inorgoglivano, noi sbiancavamo.
Come madre adottiva me ne sono capitate di tutti i colori e in questi post ci sono gli affreschi che ne derivano. Questo però è color cacca. Perché è così che ci sentiamo, di cacca.
Da settembre a febbraio abbiamo vissuto con fastidio ogni singola comunicazione con gli insegnanti, i quali sembravano preoccuparsi solo dei risultati e non del percorso, ci hanno mandato a dire che sarebbero andati avanti e che chi non ce la faceva recuperava durante la pausa o le ore di ginnastica. So di un bambino terribile al quale non hanno concesso di mangiare a mensa. Ma la cosa più assurda è che non sapevamo come muoverci. Come si fa a non mettere in crisi il proprio figlio, a fare in modo che l’insegnante non se la prenda con lui se è contrariato con i genitori? E come si fa a dare il dovuto supporto agli insegnanti quando si ha l’impressione di consegnarli per un’esecuzione?
Poi le cose sono ancora peggiorate. Alcune preoccupazioni di salute piuttosto serie ci hanno reso più difficile tutto, e stanchi sono stanchi i genitori, sempre, ma noi stanchi e svaniti, preoccupati ed in corsa tra un’analisi e una prenotazione, ed il momento del ritiro del referto. Così una figlia prendeva i quaderni dell’altra, o li dimenticava proprio. In quel momento eravamo con le spalle al muro. Non lo guardate tutti i giorni il diario, non avete l’orario scolastico? Non sfogliate tutti i giorni i quaderni per vedere quali sono i compiti non completati e li fate finire? Se vostra figlia non porta a scuola il quaderno non può partecipare alle lezioni e non può fare gli esercizi. Insomma abbiamo esposto nostra figlia a non so quali sevizie. Inadeguati, era il messaggio, inadeguati. Avete firmato un patto formativo con la scuola, non lo avete letto?
La difesa, minima e vana: ma se c’è il tempo pieno perché mai devo finire dei compiti a casa durante la settimana, cioè perché ci date i compiti, i bambini arrivano a casa alle cinque e sono stanchi, sporchi, hanno fame e voglia di giocare o guardare la tv. Come glielo dico che in prima elementare deve leggere ogni sera almeno 20 parole a un foglio A3 che sembra riempito di formiche schiacciate? Non ci sarebbe un librino con le foto colorate o i disegnini teneri? Una storia con un senso magari, un gioco? Scusate ma non per dire ma dove lo trovo questo tempo, che devo comunque condividere con altri figli, non sarò l’unica ad avere più di un figlio, e magari il lavoro, o la spesa o la casa, o un contrattempo, o la nostra vita di famiglia?
15 frasi da leggere almeno 5 volte nel fine settimana. In fondo ce le siamo rovinati tutti le domeniche per aiutare i figli, o no?
Per la verità pensare allo studio come a qualcosa che ci rovina la giornata e una giornata di festa per di più, onestamente mi pare una condanna senza appello ed un grave stortura mentale.


Quindi eccomi qua. Con una figlia che va a scuola felice, studia serenamente, anzi si organizza il tempo per fare i compiti, ha una bella autostima che la aiuta ad avere una sana autonomia. E se qualche volta dimentica qualcosa nessuno la punisce, ma non per questo è trascurata. E l’altra che “gocciola” come un rubinetto da sistemare.
La scuola è un male necessario. A volte.


3 commenti:

Solange Mela ha detto...

Ho letto tutto. Non posso dire che ti capisco, non ho bambini. Ma sono stata bambina in una scuola dove, tra altri 29 come me, io ero la pecora nera. Ero la figlia idraulica, anche se non bagnavo il letto. Mi limitavo a piangere, a casa, per il trattamento che gli insegnanti mi riservavano. Perché mio padre non era assessore, e mia mamma non era maestra. Era questa la differenza tra me e gli altri.
A me si poteva fare qualunque cosa, anche darmi note di demerito sul comportamento per il chiasso causato dai compagni, o altre note per aver dimenticato a casa i compiti, ma non io, i miei compagni. Erano di moda le note di classe, una volta.
E la cosa peggiore era tentare di spiegare a mio padre, stanco morto dal lavoro e con altre preoccupazioni molto più serie a cui pensare, che la nota non l'avevo presa io, ma la classe, e che lui doveva firmarla perché gli altri genitori avevano figli ribelli.
Finché mio padre si è arrabbiato sul serio, e ha fatto un bel discorso semplice e diretto alla preside.
Non so se sia stato il sistema migliore, ma avevamo toccato il fondo, come te con la tua bimba idraulica. E abbiamo deciso che la famiglia ha una forza incredibile se è unita e fa fronte comune.
I bambini non sono marionette da muovere con i fili. Sono anime che vanno salvaguardate e menti che vanno educate con il senso della giustizia. Fai fronte comune e metti gli insegnanti davanti al risultato della loro persecuzione. Parla chiaramente con loro, e proteggi la tua bimba.

un abbraccio.

Anna Grazia Giannuzzi ha detto...

Lo farò, grazie. Un abbraccio anche a te.

Anonimo ha detto...

già bel consiglio... proteggi la tua bimba... come se fosse facile !!!! io ho anche dei motivi in più per proteggere mio figlio, oltre che avere la stessa situazione di partenza delle tue bambine, lui è anche un bimbo"speciale", con bisogni speciali e quindi l'inserimento a scuola è stato organizzato, studiato con incontri, coinvolti genitori, insegnanti specialisti... e il mondo intero: tanti bei propositi, obiettivi, piani, sia per il didattico che per il relazionale, in una classe dove i numeri sono anche contenuti, proprio per la presenza di due bambini speciali, con due insegnanti di classe , una di religione, una di inglese, una di sostegno... Ma nonostante questo mio figlio fatica ad integrarsi, speso viene isolato, soprattutto dai maschietti perchè non è all'altezza dei loro giochi e non sa stare al passo con le richieste dei coetanei. e' vero lui preferisce le femminucce, perchè loro sono con lui più genitli, più protettive, più rassicuranti e ... più materne. Ma ciò non lo salvaguarda dalla frustrazione, dal dolore che quotidianamente prova dal confronto con le sue "inadeguatezze..." sarà la più grande prova della sua vita e con cui dovrà misurarsi sempre.
E le maestre ? stanno alla finestra e alla ricreazione non si accorgono che lui corre come un pazzo per il cortile della scuola, in un moto frenetico per sfogare l'angoscia, oppure rimane in un angolo a guardare gli altri che giocano e come dice lui poi a casa molto semplicemente ... " io solo , i bimbi dicono M. fuori dal gioco perchè non bravo...."
Io ascolto e egni volta reggo alle pugnalate che colpiscono direttamente il cuore e mi chiedo che fare ? in fondo basterebbe così poco, basterebbe organizzare, nei 15 minuti della ricreazione iun gioco di gruppo ... ricordate il meraviglioso gioco del fazzoletto ? a cui tutti potevano partecipare e potevano portarsi via il fazzoletto ?. Già è fin troppo semplice...e lui continua a rimanere in un angolo e io so che reggerò poco e poi andrò a scuola e chiederò conto alle maestre e so che mi risponderanno con la solita filastrocca... suo figlio non partecipa, non obbedisce, non ascolta le regole....già le regole, ma lui è un bimbo speciale e anche alla ricreazione avrebbe bisogno di aiuto, la scuola non è solo leggere e scrivere e far di conto...

un abbraccio Monica

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