venerdì 29 gennaio 2010

Estremamente


Destini
a cura di Antonella Passoni



Il fiume scorre sotterraneo, tra il buio della terra e i corpi consumati; sopra c’è il sole, ma sotto, nel purgatorio dei ricordi, correnti di zolfo mandano indietro sangue e lacrime.
Un cordone ombelicale avvolge e avanzi di placenta riempiono gli occhi, sono un feto senza voglia di nascere. Vorrei purificarmi e dare fuoco al passato, togliermi la pelle e stenderla al sole, lasciarla sbiancare sopra un masso e dormire vicino, nell’attesa che il sangue ritorni.
Un ventaglio si apre sopra la mia testa e la sua aria pulita, libera le strade dalle ossa scheggiate, dalla pelle rotta e dall’odore di stagno.
Le mani sono chele di granchio, bianche e trasparenti, dentro hanno cuore e vene che crescono; le gambe sono unte e lucide, anguille di fondale, da tagliare a pezzi e mangiare crude; la testa è colore e polvere, ala di farfalla che di notte vola tra gli alberi.
I chiodi escono dalla tibia e ti accompagnano nelle passeggiate d’inverno. La gabbia sostiene e le ossa crescono sotto i passi, carne e acciaio, donna/macchina, insieme per rinascere.
L’oppio deforma i sogni e le notti sono nere. Piangi la madre terra che ti ha lasciata cadere, tradita nel volo e salvata dalla cengia, culla di pietre; spezzata, tenevi la tua compagna che non sa e non ricorda; sola trovavi la forza, anche se accanto, un respiro di sangue e morte faceva piangere.
Non fermarti, usa le stampelle dei ricordi, apri la gabbia e ricomincia. Vedrai le nuvole dove cammina tuo padre e tra la neve e il vento, troverai il suo sguardo.



1 commento:

Anonimo ha detto...
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