martedì 22 settembre 2009

NON HO L'ETA'


Il Bambù si piega ma non si spezza.
Il Bambù sempreverde: simbolo di lunga vita e amicizia.
A cura di Chiara Cappellato

Il suo nome potrebbe essere Bambù. L’augurio dei genitori nel battezzarla Mariangela si è comunque avverato: un angelo, una donna.
Inizia così la storia della nostra Super Old di settembre. Non ha ali ma è come volasse.
Una semplice speciale anima terrena, rara, quasi invisibile, farfalla nella frenesia di una società indifferente e godereccia, che sa bene come proteggersi con paraocchi e paraorecchie da tutto quanto non sia inerente a divertimento, fashion, ricerca di ebbrezza.
Pantaloni comodi, maglie sgargianti, incarnato fresco che sorride sempre. Taglio pratico, quel nonna -grigio-caldo-morbido-rassicurante. Occhi veloci, fonti di sicurezza ed espressione di volontà ferrea. Un’Old Lady di ferro.
Nasce Cenerentola perché i gravi problemi ai piedi, che ora quasi le impediscono di camminare tra atroci dolori, costose protesi e numerosi interventi chirurgici, sono parte del corredo che Madre Natura le ha donato. No problem: una comoda graziella rossa, cestino davanti e dietro, shopping bag, bastone e…via, verso le sue mete, incontri, emozioni tanto intense quanto il suo operare.
Curiose? Volete sapere cosa fa? Di cosa o chi si occupa?
Siamo negli anni Trenta, quando nasce. Brava bimba, si appassiona allo studio, frequenta le scuole magistrali e si laurea in Ortofrenia e in Fisiopatologia (ai quali aggiunge corsi di infermeria con relativi approfondimenti).
Che dire? Non di certo il suo pesante fardello fisico l’ha limitata a volare e, non a caso mi permetto di sottolineare, la nostra delicata e tenace Lady si appresta all’insegnamento. Fosse tutto qui…semplice no? No. Per lei si aprono le porte delle “scuole speciali” così definite perché ospitano “casi umani”, classi differenziate per alunni difficili, con handicap mentali o fisici. Ragazzi difficili, affetti da patologie e lei con determinazione, pazienza e molta umiltà, padroneggia i metodi didattici più consoni.
Nel tempo libero frequenta la parrocchia e nel suo paese si è affeziona ai missionari Comboniani. Ecco, risolto anche il problema delle vacanze estive! Campi di lavoro aiuto-didattico-pratico-medico-teorico; tutto fa brodo. Brasile e soprattutto Africa: Togo, Repubblica Democratica del Congo, Costa d’Avorio, Uganda. Quanti viaggi, quanta fatica e quanta fede.
Sì perché colei che guida, sorregge e al risveglio carica le batterie di Mariangela di sorrisi ed energia vitale è la Fede. Una preghiera per tutti, il pensiero di poter e dover aiutare i bisognosi.
I suoi missionari, alcuni ormai anziani, altri attivi. Dall’alba della prima Messa, quasi ogni giorno pedala con deliziosi manufatti che le donne del circondario creano per le sue vendite “porta a porta”, diffonde la stampa missionaria (una porta sugli ultimi), ricerca abiti e piccoli aiuti materiali per i sacerdoti, tanto lontani ma anche tanto vicini a noi.
Una Donna unica e speciale. Al di là del credo religioso, l’amore per il Prossimo, per la Vita, per la Giustizia terrena dovrebbero coinvolgere tutte noi, ciascuna con i suoi tempi e modi, con i suoi desideri e capacità.
Mariangela è un esempio che mi premeva presentarvi dopo la leggerezza dell’estate vacanziera.
Mariangela è reale e qualche euro in cambio di una presina fatta a mano ha il potere di farci sentire diverse, donne, madri, amiche di sorelle lontane dalla pelle più abbronzata e più sfortunate di noi.
Buon rientro a tutte e gustatevi la leggenda di Bambù.
A proposito di interculturalità e interreligiosità…

LA LEGGENDA DEL BAMBU’

C’era una volta un bellissimo e meraviglioso giardino. Era situato a ovest del paese, in mezzo al grande regno. Il Signore di questo giardino aveva l’abitudine di farvi una passeggiata ogni giorno, quando il caldo della giornata era più forte.
C’era in questo giardino un bambù di aspetto nobile. Era il più bello di tutti gli alberi del giardino e il Signore amava questo bambù più di tutte le altre piante. Anno dopo anno, questo bambù cresceva e diventava sempre più bello e più grazioso. Il bambù sapeva bene che il Signore lo amava e ne godeva. Un bel giorno il Signore si avvicinò al suo albero amato e l’albero, in grande venerazione, chinò la sua testa: Il Signore gli disse: “ Caro bambù, ho bisogno di te”. Sembrò al bambù che fosse venuto il giorno di tutti i giorni, il giorno per cui era nato. Con grande gioia ma a bassa voce il bambù rispose: “ Oh Signore, sono pronto: Fa di me l’uso che vuoi!”.
“ Bambù – la voce del Signore era addolorata – per usarti devo abbatterti”; il bambù fu spaventato, molto spaventato: “ Abbattere me, Signore, che hai fatto diventare il più bell’albero di tutto il giardino? No, per favore, no! Usami per la tua gioia, Signore, ma, per favore, non abbattermi”:
“ Mio caro bambù – disse il Signore, e la sua voce era più triste – se non posso abbatterti, non posso usarti”.Nel giardino ci fu allora un grande silenzio. Il vento non tirava più, gli uccelli non cantavano più. Lentamente, molto lentamente, il bambù chinò ancora di più la sua testa meravigliosa. Poi sussurrò: “ Signore, se non puoi usarmi senza abbattermi, fa di me quello che vuoi e abbattimi”.
“ Mio caro bambù – disse di nuovo il Signore – non devo solo abbatterti, ma anche tagliarti le foglie ed i rami”. “ Oh Signore – disse il bambù – non farmi questo: lasciami almeno le foglie e i miei rami”. “ Se non posso tagliarli, non posso usarti”.
Allora il sole si nascose e gli uccelli ansiosi volarono via, il bambù tremò e disse, appena udibile: “ Signore, tagliali!” “ Mio caro bambù, devo farti ancora di più. Devo spaccarti in due e strapparti il cuore. Se non posso farti questo non posso usarti”. Il bambù non poté più parlare. Si chinò a terra.
Così il Signore del giardino abbatté il bambù, taglio i rami, levò le foglie, lo spaccò in due e ne estirpò il cuore. Poi portò il bambù alla fonte di acqua fresca vicino ai suoi campi inariditi. Là, delicatamente, il Signore dispose l’amato bambù a terra: un’estremità del tronco la collegò alla fonte; l’altra la diresse verso il campo arido. La fonte dava acqua, l’acqua si riversava sul campo che aveva tanto aspettato. Poi fu piantato ilo riso, i giorni passarono, la semenza crebbe e il tempo della raccolta venne. Così il meraviglioso bambù divenne realmente una grande benedizione in tutta la sua povertà e umiltà.
Quando era ancora grande e bello e grazioso, viveva e cresceva soltanto per se stesso e amava la propria bellezza. Al contrario ora, nella sua condizione di povertà, era divenuto un canale, che il Signore usava per rendere fecondo il suo regno.
(Da un racconto popolare cinese)

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