giovedì 24 settembre 2009

BRUCIAPENSIERI


Il quotidiano di oggi, di domani
A cura di Gregorio Scalise

Vi sono dei periodi, anche solo leggendo i giornali, nei quali sembra di cogliere una svolta (nella società, nel mondo).
Non siamo ancora questo. “La Repubblica” di oggi (17/09/09), a sfogliarla, sembra offrire l’anticamera del mutamento. Si parte, ovviamente, dall’ormai famoso flop di Berlusconi a Porta a Porta (solo il 13% di share) ma non è la notizia più importante. La tragica fine di Sanaa Dafani è impressionante e fa ricordare un’altra ragazza, Hina Saleem, pachistana, uccisa tre anni fa dal padre e altri familiari.
Abbiamo prestato attenzione a tutto? C’è stato un delitto a Padova, nel 2004: la ragazza ci rimise la vita, non voleva sposare il suo promesso, marocchino. Il padre di Sanaa, si legge, era un musulmano che non disdegnava il vino e sembra che andasse poco in moschea. E’una storia che non ha un centro, commenta Paolo Rumiz, e sostiene che si tratti “del senso di fallimento dei padri che hanno aperto la strada al grande cambio ed ora perdono i punti di riferimento”.
La comunità friulana del paese dove è avvenuto il brutto fatto, ancorchè in parte leghista, accoglie gli immigrati forse meglio di Roma o dell’hinterland napoletano. I friulani li abbiamo conosciuti molti anni fa col terremoto prima e la straordinaria ricostruzione poi. Il dramma sembra si consumi, dunque, all’interno della casa di Sanaa. I sociologi, ci dice ancora Rumiz, hanno già catalogato questi fenomeni, G1 e G2, generazione uno e generazione seconda.
La notizia più odiosa è quella della campagna razzista contro Obama. Sembravano cose ormai dimenticate, non è così.
In Italia si starebbe preparando un’alleanza trasversale, ha persino un nome “ governo di salvezza nazionale”, per sostituire Berlusconi.
Rutelli oscilla verso Casini il quale cercherebbe “una fuoriuscita dal berlusconismo” (ma non era già uscito?). Queste descrizioni sono credibili?
C’è la faccenda del lodo Alfano e anche qui sono in tanti a sperare che venga cancellato (sentenza il 6 ottobre).
“La lenta agonia del berlusconismo potrebbe assumere forme non lineari”, sembra abbia detto un preoccupato Capo dello Stato ad un commensale. Bisogna dire che c’è nelle speranze dei molti, nel loro disegnare scenari o evocare fine degli imperi, del fascismo, degli imperatori romani, qualcosa di talmente madornale e accecante che potrebbe anche guadagnare un qualche posto nella realtà reale, costituendosi come forma “ possibile”.
Sarà quasi un decennio che si parla della decadenza di Berlusconi, D’Alema spara a zero, il premier non sarebbe nelle condizioni di negoziare alcunchè. E’ vecchio, irascibile, vulnerabile, rincarano altri. Insomma una vera e propria guerra di nervi. D’altra parte se il paese è stato bombardato dalle uscite di Berlusconi sino a credere a molte cose senza uno straccio di verifica, è vero anche il contrario: se Berlusconi ha vinto con le televisioni, diciamo la verità, gli altri si preparano alla rivincita con la calunnia.
E’ avventato ammetterlo, ma è proprio questo che appare ad una lettura spregiudicata dei fatti. Giampi (Tarantino) viene fatto passare come un personaggio ormai notissimo, la D’Addario va al Festival di Venezia e ondeggia sul tappeto rosso degli invitati, un napoletano fa a Strasburgo il suo discorso in napoletano (è una lingua, non un dialetto, ha una sua grammatica, sostiene). Traduttori simultanei sull’orlo di una crisi di nervi. Ma la notizia passata sotto silenzio e che non interessa nessuno, è la scoperta di un pianeta roccioso, si trova soltanto nell’universo.
Harold Bloom ( 1930, New York) indica quattro scrittori per il Nobel, tutti americani. Sono di ottimo livello, per carità, tuttavia qualche dubbio su quelle grandezze c’è. Corman Mc Carthy, fra gli indicati, autore di “ Non è un paese per vecchi”, molte pistolettate, ha scritto davvero un capolavoro? Horace Engdahl,segretario dell’Accademia svedese, ha definito l’America ignorante e insulare,davvero vuol confrontarsi con l’Europa? E’ vero comunque che in Europa si stampa il 40% di libri americani, contro il 5%dei libri europei in America. Insomma, un disequilibrio forsennato. E’ anche vero, non per minimizzare la pesantezza del segretario, che dagli anni ottanta in su, in Occidente, nessuno ha niente da insegnare a nessuno.

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