domenica 5 aprile 2009

EQUILIBRISMI QUOTIDIANI


Il difficile mestiere di essere donna.
a cura di Maddalena Morandi


Sarà la primavera, sarà l'età, sarà quel che sarà, ma ultimamente mi viene molto spesso da pensare che l'essere donna sia una bella faticaccia , molto spesso poco riconosciuta, soprattutto da noi stesse. Questo ruolo implica lo sdoppiarsi in una serie di figure: donna, compagna, madre, figlia, amica.
Già l'essere di sesso femminile ha le sue belle implicazioni: abbiamo una struttura mentale-psichica più complicata e quindi più facilmente attaccabile dagli agenti esterni (pressioni lavorative, sociali, famigliari) e anche interni (ormoni e loro oscillazioni); inoltre non si sa come e perchè abbiamo la tendenza a volere fare tutto e tutto bene, il che in realtà è impossibile, ma se non ci proviamo scattano i sensi di colpa.
Per non parlare poi di come dobbiamo cercare di apparire, mai stanche, mai grasse, mai vecchie.
A corollario di tutto questo "ambaradan" adesso, o meglio negli ultimi venti-trent'anni, c'è venuta la mania di fare anche carriera, bene è legittimo, anzi. Il problema quale è? E' che noi vogliamo fare anche quello, non solo quello come invece fanno i nostri compagni maschi.
Quello di cui vorrei parlare con voi, non è se una donna debba o meno realizzarsi nel lavoro al pari di un uomo, c'è per fortuna libertà di scelta.
Quello che vi chiedo è: secondo voi è possibile conciliare bene il tutto? Mi spiego meglio, un lavoro impegnativo sul serio, implica dedizione totale, comporta il non avere orari, il dover appaltare la casa, i figli e i genitori a qualcuno che non siamo noi, significa vivere come un uomo.
Ebbene io ritengo che non sia possibile e ciò che mi fa più inc.... è che noi donne, non tutte, ma molte non abbiamo nemmeno il coraggio di riconoscerlo. Quello che critico aspramente e che invece ammiro negli uomini è che noi non riusciamo ad avere spirito di corpo e ad essere sincere: che male c'è se una donna decide di seguire la sua voglia di realizzarsi, però non può raccontarsi e raccontare che può fare anche tutto il resto.
E peggio, siamo così poco "intelligenti" che critichiamo anche una donna che fa una scelta diversa: non è una top-manager, a be' allora è una incapace. Tra noi donne c'è una sorta di invidia strana, l'erba del vicino è sempre più verde (c'è un mio amico che aggiunge, "ma tu non sai quanta mer .. ci è voluta per concimarla ). Tra noi donne si instaura una sorta di competizione, anzichè di mutuo aiuto. Ma perchè, me lo potete spiegare!




3 commenti:

Anonimo ha detto...

non vedo molta differenza tra l'invidia femminile e quella maschile.anzi.noi abbiamo sulle spalle quei quattromila anni di ruolo subordinato che ci frega...
antonella

Cappe ha detto...

Cara Maddy tocchi un tasto molto dolente nella mia persona. Alla domanda sul ''che male c'è se una donna decide di realizzarsi'' e che non può fare tutto il resto dico questo: schiave dei sensi di colpa, dell'educazione ricevuta dalle ns mammime e femmine di famiglia, dalla società stessa per noi che non siamo più giovincelle, delle aspettaive degli altri nei ns confronti. Dovremmo sia coalizzarci e non essere invidiose (qui hai ragione) e mandare al diavolo i commenti, i preconcetti, il conformismo, e chi ci dice di rinunciare a qualcosa. Scusa lo sfogo.
N.B. Inoltre non abbiamo aiuto dal sociale e a differenza di altri paesi europei.
Cappe

Maddalena ha detto...

Per Antonella: secondo me noi donne facciamo più fatica a fare squadra tra noi, abbiamo ancora un non so che (e qui potrebbe dircelo Susana) che fa scattare una competizione non sana.
Per Cappe, quanto hai ragione sui sensi di colpa e sui condizionamenti e soprattutto sul poco aiuto che ci deriva dallo stato!!!

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