giovedì 16 aprile 2009

ESTREMAMENTE


Resto in bilico
A cura di Antonella Passoni

Il freddo dell’inverno è sempre forte, lo sento sulla pelle del viso, dentro gli occhi, sulle dita che si screpolano e ora mi manca. Quando arriva quello giusto, nevica e un odore di umidità e nebbia scende dal cielo; in quel momento, il mio cuore è leggero e guardo commossa. Di sera, al rientro, la neve sbatte contro il parabrezza e manda indietro nel tempo. Mentre i fari la illuminano, la vita passa davanti veloce.
Il tergicristallo la sposta, ma i ricordi rimangono fermi, ammucchiati sui bordi del vetro; ricordo quando la neve era vacanza e i muri bianchi, ai fianchi della strada, erano anche famiglia.

Sono sempre in equilibrio sulle linee di confine del cielo, come un aquila quando cerca cibo, ma il calore delle tue mani, quando mi raccogli, mi riporta a casa. La tua voce è un arco che si tende e entra con la sua freccia, nella profondità del mio ombelico.
Se appoggio le ginocchia sul tuo fianco, chiudo gli occhi serena e come in una culla, resto in bilico tra il sonno e la veglia, assopita nella quiete della tua pazienza. Alla fine dormo e mi perdo dentro le alghe verdi dei miei sogni.
La felicità è un mosaico fatto a caso, per una mattina sorrido, poi ritorna il malessere, duro come la morte. Ma voglio vivere, anche se l’odore dei cervelli bruciati, è violento come una tormenta.
E’ l’urlo delle grandi madri a non lasciarmi in pace, è un grido di rabbia che viene dal passato; l’ho bevuto con il latte materno, l’ho letto sulle mani delle anziane. Donne selvatiche, metà lupe e metà sapienti, strappate come tante dall’utero della terra.
Guardo i ricami dei corredi vecchi e sento i vuoti delle anime dentro gli orli degli asciugamani appesi. Da piccola disegnavo col dito sul vapore dei vetri e le poesie di mia nonna erano parole semplici per addormentarmi; non è rimasto nulla, nessuna traccia, solo memorie spente raccontate a voce.
Quello che ora posso fare è lasciar scendere le mie radici dentro il cuore della terra, là troverò sollievo; sono viva per caso e non voglio morire ancora. La madre darà nutrimento ai miei germogli e non sarò più esclusa e stanca.
Soltanto dopo aver preso e dato, il mio teschio potrà scenderà in fondo al lago. Diventerò casa per le anguille e la luna si specchierà nei mie occhi.

2 commenti:

Maddalena ha detto...

Anto, cara Anto quanto ad essere sempre in bilico, ti faccio sicuramente compagnia. Per il resto scrivi benissimo!!!!

Anonimo ha detto...

Che delizia averti come compagna di "equilibrismi"....grazie sorella!
Anto

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