martedì 16 dicembre 2008

NON HO L'ETA'


SORELLE…AMBIVALENZA DI UN LEGAME SENZA SCAMPO

A cura di Chiara Cappellato

Le Super Over: così tenere, spesso divertenti, come i racconti di una old, classe 1921.
Primogenita di cinque figlie (ai quei tempi, tutte femmine!) due anni di differenza l’una dall’altra.
I nomi: Marcella, Onorina, Romilda, Leonilda, Iole. Fiori nella miseria della campagna padovana, dove un unico pasto serale a base di polenta e aringa strofinata o brodaglia di verdure arraffate nei campi vicini, assicurava senza fatiche il mitico “vitino di vespa”. Dormire tutte insieme al freddo, un’unica stanza, niente bagno.
Giovinezze limpide, civettuole, sorvegliate da una madre parca di carezze.
Lavorare a undici anni, sacrifici e privazioni certo non lasciano spazio a solidarietà fraterna.
Come potevano svilupparsi cultura e educazione a esprimere affetto ed emozioni?
E dalla notte dei tempi, come in tutte le famiglie con donne, anche nella loro si contavano litigi, tirate di capelli, urla per rubarsi l’abito o il cappello strausato, stracucito, strarattoppato, con il timore della materna ramazzata sulla testa. Domenica pomeriggio il ballo: unico flash di spensieratezza perché esplosiva era la voglia di divertirsi e conquistare, con una bellezza che ancora oggi viene da tutte quante onorata.
Ma ci pensate?
A vent’anni le nozze, figli, difficoltà, vite che si dividono, rapporti che sanno di vicinato.
Ottanta anni dopo, stesse piccole gelosie, ripicche, sempre qualcosa da criticarsi, sparlare.
Questa volta le Nonne non danno buon esempio…. Eppure noi le perdoniamo.
Le giovani di oggi, sulla trentina: osservo mia sorella e coetanee.
Tanto solidali quanto rivali. Dialogano, si ricattano, vorrebbero essere figlie uniche e poi si cercano. Un’intimità che non si sceglie, ma che durerà tutta una vita.
Mia sorella: uno specchio che illumina differenze, un pensiero fisso, un cruccio e una gioia.
Innamorata della mia sorellona, pur essendo opposte nel fisico e nella personalità.
Nella società dei figli unici: la mia fortuna.
Io, maggiore, pensando a lei avverto dolci sensazioni che emergono dal profondo: amore, bisogno e desiderio di protezione. A vicenda.
Un patto mai pronunciato: essere unite, sempre.
Certo le nostre esistenze non hanno conosciuto povertà, guerra, severità e ogni azione per noi è semplice, dovuta, pretesa. Ma è proprio per questo che è faticoso ascoltare o fermarsi un istante per valutare ciò che è effimero e ciò che invece merita.
Crescere in famiglie con una tv per stanza dove frenesia e ricerca del piacere personale prendono il sopravvento sul dialogo tra i componenti. Amicizie, sport, attività e orari che mai coincidono, dividono invece di cementare i rapporti.
Buona volontà e poi? Cosa ci vuole?
Non so se siete d’accordo. Mi piacerebbe conoscere la vostra esperienza.

9 commenti:

Giulia Lu Mancini ha detto...

Penso che i figli unici siano più sfortunati soprattutto in una società così individualista.
Io penso che le mie sorelle siano una grande ricchezza, nonostante le incomprensioni ed i litigi (del resto siamo diversissime sia come carattere che come esperienze di vita). Sono però la mia famiglia, il mio puntello nei momenti difficili e tante altre cose ...che non hanno prezzo.
Baci

Cappe ha detto...

Sai Lu, dipende anche molto dalla diferenza di età. Io e mia sore, 6 anni, iniziamo ora io a 33 lei a 27 a sentirci in sintonia. Prima era difficile, per maturotà, esigenze, vite diverse. E'stupendo, perchè è un legame che cresce, si alimenta, si potenzia di giorno in giorno, anche se la buona volontà è indispensabile, sempre e comunque.
Bacioni

Anna Grazia Giannuzzi ha detto...

Purtoppo la mia esperienza di sorella non è bella come vorrei, ho 6 anni di differenza con la mia, mi sono occupata di lei come una madre fino ad un certo punto delle nostre vite, perchè mia madre delegava a me cose che non sapeva o non voleva fare, tipo un minimo di educazione sessuale, e poi me la metteva accanto ogni volta che uscivo. Fino a quando si è accorta che io frequentavo persone troppo grandi per mia sorella e temeva che si innamorasse, cosa peraltro avvenuta, di un ragazzo molto più grande di lei, e non funzionava più che lei controllasse cosa facevo io. Finalmente al liceo, mia sorella mi ha mollata per i suoi compagni di classe e si è fidanzata con un coetaneo. Poi io sono andata via di casa quando lei ha iniziato l'Università, e dopo 10giorni dormiva nel mio letto e non c'era più quasi nulla di mio in camera. Io tornavo per pochi giorni ogni tanto, ma si parlava poco, con i miei e con lei. Lei ha scoperto l'essere figlia unica, che avevo sperimentato io da piccola, io lavoravo quindi le facevo dei bei regali ed i miei avevano più disponibilità economica.
Ho scoperto che era in competizione con me per il "successo" nella vita troppo tardi, non so come ho potuto essere così cieca. Io ho una carriera costruita lontano da casa con molte rinunce e sacrifici, ho abitato con estranei fino a 32 anni per mettere da parte dei soldi e dopo insieme a mio marito sposato a 31 anni, abbiamo avuto i soldi per l'anticipo per una casa, oggi ben arredata e sufficientemente spaziosa per le esigenze delle nostre figlie, oltre alle nostre; lei si è sposata a 27 ed aveva già una casa di proprietà comprata dai genitori degli sposi, quasi completamente arredata. Lei a più di 40 anni oggi forse ha capito cosa vuole, dopo aver preso decisioni che non commento ma nella specie riguardano aver buttato all'aria due posizioni di socio in studi legali, ed un tardivo pentimento di averlo fatto per dedicarsi completamete al figlio, mentre io, invece, le mie le lascio in mano ad estranei per le mie smanie di carriera; e la scelta di insegnare, adesso anche lei lontanissima da casa con stravolgimento improvviso di vita di figlio e marito, e presenza costante di mia madre, che oggi non si permette più di sfogare su di me le sue preoccupazioni per mia sorella.
Questa telenovela - e scusatemi per la lunghezza - secondo me è colpa dei nostri genitori, sufficientemente aridi di cuore, sicuramente provati da esperienze personali, ma assolutamente incapaci di dare amore e comprensione, presi esclusivamente a compensare e proiettare sui figli aspirazioni e rivincite sulla vita.
La responsabilità di mia madre, in particolare, sta nel non averci cresciute come sorelle, ma singolarmente come figlie uniche, e questo è quello che cerco di non fare io con le mie figlie. Eppure, visti da fuori, sembravamo una famiglia.

Cappe ha detto...

Comprendo emotivamente l'esperienza di essere stata 'madre' della sorella minore, alla quale tutto è stato più facile, alla quale tutto era dovuto, scusato. Mia sorella minore non sa ancora prendersi responsabilità, è trattata come un pascià in casa mentre io a 18 anni lavoravo e risparmiavo, come te, per una casa. Tutt'ora i miei, rigidi e incapaci di dialogare tra di loro e con noi, si affiderebbero a me per i problemi glissando lei totalmente, perchè ancora 'piccolina'. Ma sono ugualmente orgogliosa di chi sono, di chi rappresento per lei (un riferimento razionale e certo) e me ne frego dei miei. Ho imparato a evitare, a stare nella mia vita e a non farmi coinvolgere più di tanto. Questione di sopravvivenza...e amore per la mia giovane sorellona. Forza!! e grazie per il tuo sfogo. Baci

Giulia Lu Mancini ha detto...

Care Cappe e Maria Grazia
capisco che la differenza di età incida ma credo sia anche una questione di carattere (cosa che credo sia impressa in noi fin dalla nascita) le mie sorelle sono più grandi di me di 7 e 8 anni ed io da piccola ho vissuto la sensazione di avere 4 genitori invece che due. Non nego che a volte mi sentivo soffocare da madre, padre e due sorelle mamme.
La cosa strana è che paradossalmente crescendo sono diventata io la "sorella maggiore" di entrambe, forse perchè sono la più autonoma e forse apparentemente la più forte, vi assicuro che spesso ho sentito molto questa "fatica" perchè ho dovuto affrontare ( e ancora ce ne saranno) dei problemi piuttosto seri della famiglia e loro si sono appoggiate a me in senso fisico, psicologico ed economico. Tuttavia penso che ognuna di noi tre sia l'insieme di un tutto ed ognuno abbia un ruolo fondamentale benchè diverso nella nostra famiglia.
Nonostante le incomprensioni, le invidie e le disapprovazioni che ci sono tra di noi, restiamo comunque unite e questo trovo sia molto bello.

Anna Grazia Giannuzzi ha detto...

Appunto. Il punto è proprio sentire o non sentire un legame, quale esso sia. io non lo sento. non so chi sia mia sorella. lei non un'idea reale di chi io sono veramente e cosa significano per me le cose che faccio. Cosa vuoi che ti dica: che bello quando le persone si amano nonostante le difficoltà o le incomprensioni? se vuoi te lo dico, ma quello che vedo in tante famiglie, che funzionano o meno, è questo: far crescere il legame di fratellanza/sorellanza tra i propri figli è precisa responsabilità dei genitori. Perchè mia madre ci abbia impedito di sentirci sorelle, invece che solo le sue figlie in competizione più del fisiologico per il suo amore, dicendoci che dovevamo volerci bene perchè eravamo sorelle, non lo so ed oggi non mi importa. Il punto è che dicendoci così è come se ci avesse detto che quello era l'unico motivo per cui dovevamo - quindi eravamo obbligate in qualche modo anche nei suoi confronti - amarci, impedendoci così di apprezzarci l'un l'altra e di scoprirci come persone, e di amarci senza giudicare le nostre vite, poichè ognuna di noi ha diritto di farne quello che vuole, anche se l'altra non è d'accordo. L'ultima volta che ho nominato mia sorella c'era mia madre che piangeva perchè ritiene che mia sorella sia stata sfortunata nella vita e mi ha chiesto: tu stimi tua sorella? No, io non condivido nessuna delle sue scelte lavorative. Ma che c'entra la stima con l'amore? Perchè non mi ha chiesto se le voglio bene? Se fosse una donna dal successo travolgente dovrei amarla di più di quanto non possa amare una persona con una vita normale come la mia?
La famiglia è luogo di torture e di creazione di disagio psicologico, smettiamo di pensarla come un nido caldo ed accogliente, e forse potrà diventarlo.
Anna Grazia

Cappe ha detto...

Cara Anna mi spiace molto per la tua esperienza e per l'acidità che colgo dalle tue dolorose riflessioni ed esperienze. Concordo quando dici (cosa che io mi ripeto spesso) che i genitori, i fratelli, i parenti tutti non ce li scegliamo, pertanto allontanarsi o meno da loro fisicamente ed emotivamente può essere lecito, se non addirittura una salvezza. Ritengo anche che la buona volontà di tutti sia alla base dei rapporti, non dimenticando mai con un po' di umiltà che possiamo smussare prima noi i nostri angoli e poi tentare di chiedere altrettanto alle madri, alle figlie, alle sorelle...purtroppo non è facile, nè va sempre a buon fine. Il tentare è già motivo di orgoglio, poi, se i risultati vengono a mancare, io dico 'pazienza' cio che conta è l'ACCETTAZIONE reciproca. e come dici tu potrebbe anche non rivelarsi maiun nido accogliente. Grazie per la tua sincerità e auguro a tutte noi di concretizzare un nostro equilirio.

Cappe ha detto...

Cara Anna mi spiace molto per la tua esperienza e per l'acidità che colgo dalle tue dolorose riflessioni ed esperienze. Concordo quando dici (cosa che io mi ripeto spesso) che i genitori, i fratelli, i parenti tutti non ce li scegliamo, pertanto allontanarsi o meno da loro fisicamente ed emotivamente può essere lecito, se non addirittura una salvezza. Ritengo anche che la buona volontà di tutti sia alla base dei rapporti, non dimenticando mai con un po' di umiltà che possiamo smussare prima noi i nostri angoli e poi tentare di chiedere altrettanto alle madri, alle figlie, alle sorelle...purtroppo non è facile, nè va sempre a buon fine. Il tentare è già motivo di orgoglio, poi, se i risultati vengono a mancare, io dico 'pazienza' cio che conta è l'ACCETTAZIONE reciproca. e come dici tu potrebbe anche non rivelarsi maiun nido accogliente. Grazie per la tua sincerità e auguro a tutte noi di concretizzare un nostro equilirio.

Anonimo ha detto...

benedici il tuo nemico e lascialo andare...a fankiulo.. prosaica e personale aggiunta ad un'aforisma zen stupendo ma leggermente troppo passivo per noi occidentali!
:):)
antonella

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