sabato 20 dicembre 2008

La dolce vita di Ludovica





















Quando il design è politically correct
A cura di Ludovica Falconi

Design e riciclaggio, un sodalizio di cui ormai si sente parlare spesso. Un fenomeno riservato a pochi addetti ai lavori è arrivato al Salone del Mobile e sulle passerelle dei designer più attenti al tema.
Parlando di prodotti design oriented, se da una parte assistiamo alla frenetica ricerca dell’ ultimo ritrovato tecnologico in commercio, dall’ altro canto possiamo presenziare all’ affermarsi di una nuova esigenza creativa. Parole come “ecologico” ed “ecosostenibile” si fanno spazio prepotentemente in quelle che sono le manifestazioni più prestigiose del settore.
L’ Italia non è nuova a questo tipo di sensibilità, infatti nel ’67 rispondeva alle utopie dei movimenti razionalisti con la prima mostra di Arte Povera, basata sull’ uso di materiali naturali, che, come definisce Andrea Branzi è “ un’ arte rivolta alla ricerca di gesti semplici, antropologici, poetici, forti nella loro umanistica incertezza”.
Ma sono i paesi scandinavi che hanno da sempre capito realmente quanto fosse importante il rapporto che intercorre tra l’ uomo e la realtà che lui stesso si costruisce intorno, già dagli anni ’30 quando Alvar Aalto fece del razionalismo empirico il suo credo.
Ma quelli che prima potevano essere dei timidi cambiamenti affondano ora le radici nel bisogno latente di dare un futuro al nostro pianeta.

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