mercoledì 10 settembre 2008

NON HO L'ETA'



Tazzine ieri...e lo zucchero oggi?
A cura di Chiara Cappellato

Accompagno Lina con le borse della spesa; non vuole arrendersi.
Alla sua età il quarto piano fa venire il fiatone.
Il palazzo dove sono cresciuta “la nave”, per la lunghezza, è stato miracolosamente tinteggiato, dotato di tende parasole e aiuole delineate. Figlio dell’edilizia popolare I.N.A. anni ’60, ha ospitato famiglie monoreddito, di differenti origini. Adelina dalle colline emiliane, Erminia con figlio, nuora e tre nipoti dal Sud, i più dalla campagna padovana.
Gradino per gradino scherziamo su quei giorni semplici e veramente spensierati, quando il metro quadro delle terrazze – immancabili il vasetto di basilico e l’ombrellone da spiaggia - donavano alla strada un aspetto carnevalesco e rionale, come gli scamiciati a fiorellini, squadrati e tutti uguali delle massaie.
Bussare alla porta era quotidiano; lo zucchero, emblema e pretesto di socializzazione tra inquiline, rappresentava la necessità di legami e relazioni rassicuranti, al quale seguiva il caffè preparato dopo essersi attese sbirciando dallo spioncino.
Chiacchiere da poggioli, pettegolezzi tra panni stesi, tagliatelle fatte a mano ricambiate da torte.
Rituali collettivi: il sabato mezzogiorno si saldava il garzone del fornaio, i detersivi acquistati dall’ambulante che strombazzava il martedì mattina, il cucito nei pomeriggi estivi sedute sotto il portico.
Oggi Lina, tenace nelle sue 84 primavere, accudisce dopo la scuola il figlio degli albanesi del piano di sotto. Adelina, ne vanta 86, ricama fino a tarda notte per la parrocchia.
Purtroppo Erminia le ha lasciate lo scorso anno. Vedove, forti e giovanili, unite da un sacrale rispetto che ancora le porta a darsi del lei dopo 60 anni.
Io ammetto che dopo 5 anni ancora non conosco i nomi delle vicine e comunque ci si saluta con perplessità. Capita solo a me?
Le mattine ci scaraventano tutte fuori in corsa, azzerando la voglia di parlare. Nell’ascensore ognuna guarda i propri piedi. Sabati e domeniche nei centri commerciali. Privacy? Anche troppa.
Siamo nell’era del dolcificante, del caffè amaro al bar anche la domenica con famiglia al seguito. Apparteniamo alle donne-lavoratrici-madri-mogli-polipi che non conoscono la semplicità e la femminilità di due dirimpettaie che mescolano una tazzina, struccate, grembiulino sul petto, porta della cucina rigorosamente chiusa.
Ho la sensazione che ci stiamo perdendo qualcosa che ci apparterrebbe. Non sembra anche a voi?
La ruota della vita globalizzata gira e oggi i nuovi inquilini del palazzo I.N.A. sono una badante ucraina, che attacca bottone con chiunque, una casalinga tunisina che insegna a cucinare alle studentesse del pianterreno.
Ricordiamoci delle nonne. Sforziamoci di ritrovare la semplicità, l’umiltà e il desiderio di condividere con chi vive accanto a noi.
Perchè aprire le nostre belle dimore solo alla modernità, alle amicizie selezionate, a rapporti frettolosi, spesso superficiali? Perché non imparare anche dalle immigrate?
Forza! Per iniziare: un sorriso nel pianerottolo può schiudere le porte.
Conto su vostri suggerimenti…

6 commenti:

Anonimo ha detto...

E' incredibile quanto le tue riflessioni siano così vicine alle mie.
Io non ho vicine di ogni nazionalità, ma quasi ... non ho vicine.
Sto in un palazzo di una ventina di appartamenti che si riempie forse nei periodi delle festività, ho una vicina (proprio di fianco) dolcissima con la quale scambio due parole ogni tanto, ma poi niente!!
Mi piacerebbe sentire ogni tanto il profumo di un dolce, tant'è che quando lo faccio io spero che agli altri ne arrivi un pochino, così giusto per ricordarsi che in queste mura ci sono, anzi c'è un unica famiglia con filgio. Eh si per non parlare del cortile enorme riempito solo dalle corse in bici del mio bimbo.
Prima non era così. E forse di privacy ce n'è anche troppa, ma che dire. Oggi la tendenza è GLOBALIZZAZIONE VS MICROCOSMO FAMIGLIARE. Sapere troppo ti porta all'autodifesa e non credo che ci sia tanto da biasimarci...
A presto, ely

Cappe ha detto...

sai Ely io ho 'solo' 33 anni eppure rimpiango quei momenti della mia infanzia. Non e' più pensabile, oggi, che si ritorni a quei rapporti di vicinato. Il benessere ha portato anche egoismo, diffidenza, fretta e chiusura nel proprio nido. Che tristezza, soprattutto per i bimbi.

Maddalena ha detto...

Che mito gli scamiciati a fiorellini, che atmosfera le nonne sedute nei cortili, a rimproverare i nipoti sporchi di polvere e con le ginocchia sbucciate dalle cadute in bicicletta. Li rivoglio!

Anonimo ha detto...

che tenerezza e che nostalgia...
antonella

maggie ha detto...

le tue storie sono sempre evocative ed io immagino le tue Signore...e penso alle mie Nonne...e Grazie :)

Cappe ha detto...

Grazie Maggie hai colto il segno. Cerco sempre di ritrovare pace, semplicità, umanità, lentezza dalle nostre super nonne che tanto hanno combattuto e che ora sono SUPER in tutto. Per vivacità, buon senso, buon gusto, buoni propositi con un pizzico di modernità. Il giusto compromesso che tanto mi affascina.
Bacio tutte.
Cappe

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