sabato 14 giugno 2008

EQUILISBRISMI QUOTIDIANI



I DIECI COMANDAMENTI
a cura di Maddalena Morandi



La stragrande maggioranza degli italiani si professa cristiana, come tale dovrebbe rispettare i dieci comandamenti: 1. Non avrai altro Dio fuori di me.2. Non nominare il nome di Dio invano.3. Ricordati di santificare le feste .4. Onora il padre e la madre.5. Non uccidere.6. Non commettere atti impuri.7. Non rubare.8. Non dire falsa testimonianza.9. Non desiderare la donna d'altri.10. Non desiderare la roba d'altri.

A parte il 5° e il 7°, gli altri risultano "regole" che applicate nel mondo odierno possono risultare anacronistiche, castranti, d'ostacolo alla ricerca della felicità personale. Io spesso mi trovo a farmi molte domande, a cui fatico a darmi una risposta razionale: voi, indipendentemente dal fatto di essere credenti o meno, che cosa ne pensate?

8 commenti:

Anna Grazia Giannuzzi ha detto...

Vuoi sapere davvero cosa penso? La felicità è sopravvalutata.

Diomira Pizzamiglio ha detto...

Qualcuno è felice da neonato perchè riesce narcisisticamente a soddisfare le sue pulsioni istintuali, ma crescendo il bambino si è svegliato uomo con un IO dominante che impone il suo controllo sulle pulsioni.
Tutto questo è terribile e decide che se non si poteva raggiungere la felicità almeno si può trovare un capro espiatorio cui far ricadere le colpe per il mancato possesso:
La religione.

Paradossalmente a quanto sopra sono cristiana e credo fermamente in Dio.

Diomira Pizzamiglio ha detto...

Come si vede che di sera sragiono....mi contorco più del solito nelle regole grammaticali.

Maddalena ha detto...

Anna Grazia, puoi spiegarti meglio, mi interessa capire cosa ne pensi.

Maddalena ha detto...

Diomira, se ho capito bene, si dà la colpa alla religione di impedire il libero sfogo alle nostri pulsioni? se è così penso che sia un'interpretazione bigotta che ci viene imposta, se non mi sbaglio quando a Gesù viene chiesto quale è il comandamento più importate Lui nel vangelo di Marco risponede che oltre ad avere un unico Dio è quello di amare il prossimo tuo come te stesso; quello che non ci viene detto è che prima dobbiamo imparare ad amare noi stessi, solo così potremo anche amare gli altri. Con questa chiave di lettura la religione è più gioiosa e meno cupa. Credo che il problema sia che coloro che devono "evangelizzarci", credano che la religione sia dolore, invece è GIOIA, come potrebbe essere diversamente .... almeno spero :)

Diomira Pizzamiglio ha detto...

Le religioni, tutte, si propongono di innalzare lo spirito fino a Dio e per far ciò è necessario dominare le pulsioni. Non è bigotto, è scientifico: utilizzare l'energia istintuale per sviluppare le potenzialità dello spirito e raggiungere il nirvana, il paradiso, quel che vuoi tu.
Da "Colloqui notturni da Gerusalemme" di Carlo Maria Martini: "I credenti non hanno bisogno di chi instilli loro una cattiva coscienza, hanno bisogno di essere aiutati ad avere una «coscienza sensibile». E vanno stimolati continuamente a pensare, a riflettere.
«Dio non è cattolico», era solita esclamare Madre Teresa. «Non puoi rendere cattolico Dio», scandisce Martini. Certamente gli uomini hanno bisogno di regole e confini, ma Dio è al di là delle frontiere che vengono erette. «Ci servono nella vita, ma non dobbiamo confonderle con Dio, il cui cuore è sempre più largo». Dio non si lascia addomesticare.
Se questa è la prospettiva ci si può rivolgere con spirito più aperto al non credente o al seguace di un'altra religione. Con chi non crede ci si può confrontare sui fondamenti etici, che lo animano. Ed è bello camminare insieme a chi ha una fede diversa.
«Lasciati invitare ad una preghiera con lui - suggerisce con mitezza Martini - portalo una volta ad un tuo rito. Ciò non ti allontanerà dal cristianesimo, approfondirà al contrario il tuo essere cristiano. Non avere paura dell'estraneo».

Anna Grazia Giannuzzi ha detto...

....penso che a volte ci convinciamo che qualcosa ci dia la felicità, ma non è così; ci convinciamo, con pensieri assoluti, che siano gli altri ad impedirci di essere felici, ma siamo noi; che abbiamo paura di essere animali ed invece di autoregolarci chiediamo a qualcuno di dirci fino a che punto possiamo esserlo impunemente e da dove in poi invece dobbiamo vergognarci; che rivendichiamo di avere uno spirito che ci rende superiori agli animali, ma poi abbiamo paura di essere coerenti e comportarci fino in fondo secondo questo spirito; che vogliamo vivere in eterno con lo stesso corpo invece di preparci alla morte, nostra e di chi amiamo.
insomma io penso che dobbiamo partire da quello che siamo, corpo e anima, e vivere ragionandoci sopra perchè nella mia esperienza personale siamo sempre noi che scegliamo, solo che a volte non vogliamo pagarne le conseguenze. quanto alla religione, che dire, secondo me a piccole dosi non fa male: nella mia vita sono entrate altre religioni e culture per motivi di lavoro e devo dire che esperimento quotidianamente quanto possa fare male, in particolare quando la religione ed il potere temporale non restano separate. distinguo invece la fede dalla religione e cerco comunque di rispettare entrambe, non credo che esista una religione migliore delle altre, ma in genere non mi va che qualcun altro scelga per me, diciamo che preferisco sbagliare da sola. in genere i prensieri assoluti mi spaventano, mi comprimono, vedo tutto sempre relativo e di passaggio, ferma restando l'assunzione di responsabilità per le proprie scelte. poi a dire il vero da un certo punto di vista ne ho violati alcuni di comandamenti, anche se secondo me invece li ho rispettati, perchè le cose vanno viste per quello che sono realmente, non per quello si vorrebbe che fossero.
si è capito qualcosa?

Maddalena ha detto...

Ragazze, quante cose che avete da dirmi, grazie a tutte :)

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