venerdì 4 aprile 2008

EstremaMente


Grandi donne che hanno fatto grandi sport.Wanda Rutkiewicz
a cura di Antonella Passoni

Il 12 maggio 1992 scompariva una delle figure più affascinanti nel panorama dell’alpinismo femminile: Wanda Rutkiewicz. Carlos Carsolio, il messicano che ha salito tutti i 14 ottomila, e suo compagno d’ascensione, l’aveva vista ferma a 8300 m su un nevaio: era stanca, disidratata ma determinata ad andare in vetta il giorno dopo. Carsolio che intuì il pericolo tentò di convincerla a scendere, ma lei si rifiutò, nonostante non avesse niente da bere, ne l’equipaggiamento necessario per superare un bivacco a quella altezza. Non riuscì nell’impresa, così continuò solo la discesa verso il campo IV, fu l’ultima volta che vide Wanda.

Nata a Plungè in Lituania nel 1943 da genitori polacchi, si dedicò presto all’alpinismo salendo molte vie classiche su tutto l’arco alpino, andando poi a misurarsi con i severi 7000 del Pamir. Nel 1975 la prima spedizione al Gasherbrum III (7952m), fu l’inizio di una brillante carriera, che la portò nel giro di diciassette anni, a salire otto dei quattordici ottomila della terra. La sua vita non si può certo dire che sia stata tranquilla: "sono cresciuta bevendo latte di capra", così scriveva nel suo diario. Sin dall’infanzia ha dovuto lottare duramente, abituandosi alla fatica e alla privazioni. A 21 anni si laurea in ingegneria elettronica e meccanica, a 27 il primo matrimonio con un matematico figlio di un ministro polacco che gli da il cognome con cui era conosciuta nel mondo alpinistico: Rutkiewicz. Due anni dopo il padre viene ucciso e seppellito dai suoi assassini nel giardino di casa. Nel 1981 sono gli anni di Solidarnosc e della legge marziale, in Polonia il clima è tutt’altro che tranquillo, così Wanda, già all’estero per una serie di conferenze, decide di non tornare, e va a trovare una sua vecchia conoscenza ad Innsbruck: il dott. Helmut Scharfetter. Dopo alcuni mesi i due si sposano e Wanda diventa cittadina austriaca. Ha salito per certo otto cime di ottomila metri, ma mi piacerebbe pensare che, prima di morire avesse raggiunto la cima del suo nono ed ultimo sogno: il Kangchenjunga.

9 commenti:

Anonimo ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
𝒜𝒹𝓂𝒾𝓃 ha detto...

Bel blog. Molto semplice e intelligente. Complimenti.

Anonimo ha detto...

Ringrazio e nome di tutti.
Antonella

Maria Cristina Campagna ha detto...

Madda è bello vivere i propri sogni e ricordare chi l'ha fatto con tanta passione può solo dare coraggio.
Baci

Anonimo ha detto...

ciao maria cristina...hai equivocato post o nome?:):)dai che va bene così..l'importante è esserci e partecipare!baciotti antonella

maggie ha detto...

le tue storie sono sempre così appassionate, mi sembra di sfogliare un album di foto di qualcuno, per quanto le racconti bene. grazie

Maddalena ha detto...

Che meraviglia quei monti!!!!

Diomira Pizzamiglio ha detto...

Mi piace sempre leggerti, fai sentire il calore della bianche vette.
Ti abbraccio D.

Anonimo ha detto...

care donne,grazie!siete come i monti che amo:libere,autentiche,belle di uno splendore fatto di gioia,umanità e poesia.
antonella

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