sabato 26 aprile 2008

4BIT@BAR


Intervista ad Alberto Ardizzone
A cura di Roberto Scano
Questa volta entriamo a scuola, ed incontriamo Alberto Ardizzone uno dei "paladini del Web accessibile" nelle scuole. Grazie al suo entusiasmo ha trascinato in questa battaglia oltre 150 scuole lombarde, divenendo un esempio di diffusione della cultura verso l'accessibilità "a costo zero".

Caro Alberto, innanzitutto complimenti per l'ottimo lavoro che stai coordinando per quanto riguarda l'accessibilità. Puoi spiegarci cos'è "Porte Aperte sul Web" ?
Porte aperte sul web nasce nel 2003 come progetto dell’Ufficio Scolastico per la Lombardia con l’obiettivo di contribuire all’abbattimento delle barriere all’accesso all’informazione veicolata dai siti web delle scuole. In altri termini, fare in modo che la comunicazione web arrivi a tutte le persone, compresi i disabili.
Nasce come progetto pilota che coinvolge una quarantina di webmaster scolastici e pian piano si allarga, soprattutto grazie alla mailing list dove tanti docenti si confrontano tra di loro e con alcuni esperti di accessibilità. Quello che mi piace della mailing list è proprio l’aria che si respira: tu non sai una cosa e la chiedi sapendo che c’è qualcuno che prima o poi ti risponde, qualcuno che ti rimanda altri dubbi, qualcuno che magari fraintende, qualcuno che invece ascolta in silenzio senza che nessuno gli chieda perché non parla.
Ora Porte aperte sul web è una comunità di pratica; mi piace chiamarla così per sottolinearne l’aspetto di ambiente a disposizione, dove la ricerca, la collaborazione e la libera diffusione di idee, materiali e dubbi sono elementi costruttivi del “pensare accessibile”. Senza barriere, ma anche senza preclusioni nei confronti di chi percorre strade o abita territori diversi dai nostri.
L'idea di rendere accessibili i siti delle scuole - soprattutto a costo zero per il cittadino - è fantastica, anche perché aiuta a diffondere la cultura dell'accessibilità anche tra i ragazzi. Ci racconti qualche aneddoto su questa esperienza?
Sai, gli aneddoti, se così vogliamo chiamarli, sono forse più legati alla difficoltà di cogliere il significato della parola “accessibilità” contestualizzandola in campo informatico. Tanti studenti, docenti, anche accademici, spesso utilizzano la frase “il sito è accessibile” pensando alla sua reperibilità nel web. Tu chiedi “dimmi quanto il tuo sito è accessibile” e loro dicono “è del tutto accessibile: se digiti l’indirizzo corretto, lo vedi”. Questo, però, potrebbe insegnarci due cose: non dare nulla per scontato quando parliamo e cercare di essere un po’ più accessibili noi, in modo che chi non capisce non si stanchi di chiedere. Insomma, oltre l’accessibilità web, l’accessibilità della persona.
So che tra le tue passioni vi sono le fotografie e il gioco delle bocce. Qual è la foto più bella che hai fatto? E la tua preferita?
Difficile distinguere. Premesso che mi limito a dilettarmi nel mio (poco) tempo libero e che quindi non sono affatto un professionista, le foto che più mi piacciono sono quelle che mi sembrano raccontare qualcosa di più oltre all’immagine scattata. Da superdilettante, quindi, mi butto più sull’emozione che sulla qualità: così mi salvo e nessuno può dire nulla….
Allora, te ne linko un paio: “le ultime luci della sera” e “sono diverso e sono meglio”.
Quali progetti hai per il futuro?
Lavorare in modo da allargare la sensibilità al tema accessibilità agli studenti, alla didattica ed agli uffici scolastici ed operare affinché il binomio scuola-web possa svilupparsi sempre di più attraverso modalità di lavoro collaborativo. Mi sembra una premessa indispensabile anche per progettare qualcosa di sensato.
Passando invece alla sfera personale, i progetti assumono più i contorni del sogno: allora, direi una pausa, una vacanza dove riprendersi territori purtroppo sempre meno frequentati: la lentezza, un bel libro, un tempo e un luogo per pensare.

3 commenti:

Maddalena ha detto...

Direi che questa idea è al passo con i tempi, tuttavia sento molti docenti lamentarsi del fatto che l'accesso privilegiato al web, fa dimenticare agli studenti l'importanza del supporto cartaceo. Che ne pensi?

alberto ardizzone ha detto...

Penso che un po’ sia vero, anche se molto credo dipenda dall’uso che se ne fa. Ad esempio, ci sono in giro delle belle guide sulla scrittura per internet che possono aiutare a scrivere meglio su carta e viceversa.

Magari lo conosci già, ma ti consiglio vivamente il sito www.mesteirediscrivere.com, con blog annesso, e, insieme, il libro “Il mestiere di scrivere” di Luisa Carrada. Il sottotitolo, “Le parole al lavoro, tra carta e web”, già anticipa, prefigura e racconta di un possibile incontro tra forme di scrittura diverse e vicine. Guarda, poi, l’indice e dimmi se non è un libro che cattura.

Diomira Pizzamiglio ha detto...

Anche io trovo che sia fantanstico, purtroppo sono pochi i docenti che si lasciano coinvolgere dalle novità informatiche.
Io ho un figlio disgrafico ed è un calvario ...
Dall'applicazione delle normative alla semplice considerazione del caso ...
Se hai qualche suggerimento per il mio caso specifico te ne sarei grata: p_diomira@hotmail.com
Tra l'altro col comitato genitori ci stiamo attivando per avere un referente DSA

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