sabato 8 marzo 2008

EstreMamente




Corde ribelli.Ritratti di donne alpiniste
di Arantza López Marugán


a cura di Antonella Passoni


Otto marzo, festa della donna...non mi ci ritrovo e "mi ribello" a questo stereotipo svuotato del suo valore e riempito di luoghi comuni.Con serenità e senza nessuna polemica mi e vi auguro di uscire dal "coma".Sorridiamo,insieme,degli spogliarelli che questa sera,tanti omoni unti e genitalmente dotati,faranno davanti a platee di donne narcotizzate.Compiaciute di se stesse,perchè libere di comportarsi, almeno per una volta,come un uomo.La festa della donna ha sostituito i baccanali dell'antica grecia?Forse...Non faccio la morale a nessuno,ma così come stanno le cose non mi piace e ve lo dico.



"Questo libro affronta il rapporto "inconsueto" del mondo femminile con la montagna, un rapporto che proprio perché poco "appariscente" nel numero, ma non in grandezza, è ancora difficile da capire e conoscere. Pensare che la mente e il fisico femminile non siano adatti e preparati per l'avventura, la grande avventura della montagna, è il primo dei pregiudizi che affiora in chi, come la maggior parte delle donne, non conosce molto della propria storia: sia della propria storia comune, sia - e soprattutto - di quella personale. Una limitata conoscenza di sé, delle proprie possibilità, dei propri desideri, può indurre a ritenere che lo spazio dell'avventura e della conquista delle vette sia terreno esclusivo del mondo maschile, il solo che, per maggiore e riconosciuta forza fisica, e per maggiore "predisposizione naturale"... può accedere ad un altro piano, un piano più "alto", in tutti i sensi. Questa visione del rapporto "donna e montagna" è limitata e limitante non solo per sé stessa, bensì per ogni essere umano, maschio e femmina che sia. Perché ciò che muove l'uomo verso la conquista di una vetta, verso l'avventura degli spazi infiniti, non è riducibile ad una forza fisica (che tutt'al più ne è il meccanico effetto), ma è il desiderio di trovare rari momenti e spazi di assoluta libertà e silenzio. Ecco che allora la conquista dell'esterno diviene anche una conquista interiore, un mezzo di affermazione personale, un "realizzarsi", un "prendersi’" sul serio, "giocando con i propri passi" fino alla cima.
Questo libro, ripercorrendo alcuni percorsi, non solo alpinistici, di donne, è un tentativo di comprendere questo spazio vuoto, spazio che solo rende possibile il cammino che si apre tra sé e il desiderio di avventura, quell'avventura, come si dice nel primo capitolo, con la "A" maiuscola...Viaggiare, crescere figli, fare volontariato, scalare una montagna... in un viaggio attraverso il tempo: il testo ci offre l'occasione di rivivere le avventure delle prime ascensioni sulle Alpi di dame dell'alta società, delle spedizioni femminili degli anni settanta, dell'arrampicata negli ultimi decenni, nonché quelle di signore vittoriane che, appena un secolo fa, si divertivano ad arrampicare con le gonne raccolte alla cintola.Nove storie di donne che, ben prima e ben oltre di essere alpiniste, sono state donne "vere", con il coraggio e la personalita' di superare stereotipi e pregiudizi dell'epoca inseguendo con tenacia i loro sogni e soprattutto il loro desiderio di libertà.
La prima protagonista è la raffinata e nobildonna francese Henriette d'Angeville, "la fidanzata del Monte Bianco" che nel 1838 ne conquista la cima, e ne fa ritorno per raccontare, in un libro, al mondo la sua avventura: l'episodio è considerato il punto di partenza dell'alpinismo femminile. Si racconta poi di Gertrude Bell, famosa archeologa inglese che una ventina di anni prima di andare a Baghdad a rappresentare gli interessi britannici nel 1902 scala la cresta Nord-est del Finsteraarhorn, la cima più alta dell'Oberland. Poi è la volta dell'americana Annie Peck che nel 1908, all'età di cinquantotto anni, vuole a tutti i costi salire più in alto di ogni altra donna alpinista di quel tempo e sceglie un 7000 sudamericano, il Huascaràn, in Perù. Il tentativo non le riuscirà, ma sarà la prima a farsi sponsorizzare. C'è anche chi, come Alice Damesme e Miriam O'Brien, rivendicando pubblicamente il diritto di scalare come capocordata, scalano, da sole, il Cervino o chi come Loulou Boulaz nel 1962 tenterà la parete Nord dell'Eiger nelle Alpi.Elvira Sataeva, alpinista russa fedele innanzitutto alla solidarietà e moglie di un alpinista, invece, nel 1974, raggiunge la cima del Pik Lenin, 7134 metri. In cima ci arriva, ma non riesce a scendere e ivi perisce di sfinimento insieme a sette compagne. Nel 1986 Wanda Rutkiewicz, la Signora degli Ottomila, corona il suo sogno di scalare il K2. Il secondo obiettivo diviene poi la salita dei 14 ottomila: il nono, il Kangchenjunga, le sarà fatale nel 1992. Miriam Garcia si fa stregare dalla bellezza del patagonico Fitz Roy e si organizza per salirlo, nel 1988. Offre una grande lezione di umanità rinunciando a tentare la salita, in occasione di uno dei rari periodi di bel tempo di quei posti, per recare conforto ad un amica che ha perso il marito in un incidente sul Cerro Torre.Alison Heargreaves, un marito e due figli, è una signora inglese istruita ed educata. Tra le altre cose è un'alpinista fortissima e si toglie il lusso di salire sull'Everest senza ossigeno, in solitaria, nel 1995, unica a ripetere ciò che Messner aveva fatto nel 1980. L'alpinismo le costerà il naufragio del matrimonio e la vita, poco dopo il successo sull'Everest, travolta dalla bufera sul K2.
Queste le nove storie, ciascuna dedicata a un episodio saliente della vita di altrettante donne diversissime tra di loro, che nell'arco di quasi due secoli, spinte dalla passione per la montagna, hanno sfidato le convenzioni sociali o la diffidenza dei loro colleghi alpinisti, per realizzare i loro sogni."

6 commenti:

maggie ha detto...

ciao Antonella, mi è piaciuto molto il tuo post e il libro che hai segnalato credo sia il prossimo che leggerò. per indole io sono più proiettata verso il mare...ma ultimamente, grazie ad un'amica, mi sono avvicinata alle passeggiate in montagna e devo dire che mi sono stupita del fatto di ritovare una pace molto simile al mare aperto. l'orizzonte più alto è una sfida tanto quanto lo è un punto immaginario in una distesa blu...ed il vento acuto scalfisce come l'aria salata. è un modo per misurarsi con se stessi, aldilà di quanti passi si fanno o di quanto alto si arriva...è quella pace, quel silenzio col quale bisogna misurarsi, che spesso è più complicato di qualsiasi sforzo fisico...perchè è un silenzio che ascolta...che ha ascoltato le Donne del libro e che, a volte, ascolta anche me.

Anonimo ha detto...

tanti alpinisiti sono anche velisti(ho vissuto e vivo anch'io con la stessa intensità queste due situazione)perchè nella loro essenza,sono elementi autentici,con i quali ti devi confrontare in modo autentico...
antonella

Anonimo ha detto...

Ciao Antonella
anche a me è piaciuto il tuo post. Ma devo ammetterlo leggere di quei tristi epiloghi mi è dispiaciuto.
E mi domando e ti domando: ma perchè la donna deve "perdere" di più di quanto possa un uomo?
Più alto ed irraggiungibile è il traguardo e più caro è il prezzo da pagare...
E non mi riferisco al solo alpinismo. In generale: nel mondo degli affari come nella politica e così via.
E' come se l'uomo viaggiasse in ferrari e noi in 500!
Sarà solo questione di mentalità, di stereotipi, di luoghi comuni o davvero c'è qualche limite biologico al quale non possiamo davvero sottrarci?
Oltre all'impagabile sapore della sfida, tu che certi limiti li hai superati, come li hai vissuti?

Anonimo ha detto...

Ely sono d'accordo con te..le donne a piedi e gli uomini in carrozza..non è giusto ma è così,purtroppo.Per quanto riguarda i limiti,non cè nulla che una donna non riesca a fare,i veri limiti sono spesso mentali..e personalmente ne ho ancora tanti da superare...per fortuna,altrimenti,ti immagini che noia?
antonella

Maddalena ha detto...

Di solito si pensa ai limiti come a qualcosa di "limitante", ieri il mio maestro di joga diceva che il problema del nostro tempo è non avere la consapevolezza che abbiamo dei limiti, ciò non ci permette di provarli a superare e quindi a crescere. W i limiti!

Anonimo ha detto...

napoleone bonaparte diceva che"Tutto ha un limite,anche le passioni umane".
e se lo diceva lui..
antonella

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