domenica 13 gennaio 2008

VADE RETRO


METASTASIO, IL POETA CESAREO DEL '700
a cura di Alessandro Gallo

Cari lettori,

ben ritrovati nel nuovo anno, spero abbiate passato bene questa prima parte di gennaio.
Proseguo la mia rubrica storica liberamente, senza linee precise che non ho voluto dare perché, secondo me, la storia si può scrivere come uno desidera. Vi parlerò perciò di Metastasio, nato nel 1698 e morto nel 1782.
Poeta Cesareo alla corte di Vienna dal 1730 alla morte, fu autore di innumerevoli melodrammi di alterna autonomia letteraria, che i musicisti del tempo fecero a gara per musicare. Il suo teatro è forse la dimostrazione più clamorosa dell’impossibilità di una vera e propria tragedia in lingua italiana e in versi.
Al di là di ogni tempo prescelto, infatti, la musicalità del verso - con la possibilità di troncare pressoché ogni parola, trasformando “amore” in “amor” e “orrore” in “orror”- esorcizza automaticamente ogni grandezza tragica in una eleganza salottiera di cui è – per l’appunto- massima espressione il Metastasio; o in una scultorietà da monumento ai caduti, come nell’Alfieri e nei suoi epigoni, che richiede la veste musicale come un vero e proprio necessario complemento.
Voglio scrivervi un piccolo pezzo di monologo tratto da:”Didone abbandonata” (1724)

Metastasio: Dall’atto 1 – scena 18
Enea- E soffrirò che sia
Sì barbara mercede
Premio della tua fede, anima mia!
Tanto amor, tanti doni…
Ah! Pria ch’io t’abbandoni,
pèra l’Italia, il mondo;
resti in obblio profondo
la mia fama sepolta;
vada in cenere Troia un’altra volta.
Ah che dissi! Alle mie
amorose follie,
gran genitor, perdona: io n’ho rossore.
Non fu Enea che parlò, lo disse Amore.
Si parta… e l’empio moro
stringerà il mio tesoro?
No… ma sarà frattanto
al proprio genitor spergiuro il figlio?
Padre, Amor, Gelosia, numi, consiglio!

Se resto sul lido,
se sciolgo le vele,
infido, crudele
mi sento chiamar.
E intanto, confuso
Nel dubbio funesto,
non parto, non resto,
ma provo il martìre,
che avrei nel restar.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

che tema complesso

Ada

Anna Grazia Giannuzzi ha detto...

Caspita, è vero! un tragicomico cinema muto...a parte tutto non ho mai capito come Didone abbia potuto suicidarsi per amore di Enea, bellimbusto mellifluo!

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