martedì 20 novembre 2007

BRICIOLE D'ESTETICA


RITORNO AL MARE DELLE GRANDI MADRI
A cura di Vladimiro Zocca

Il mio essere infantile, sperduto in quella piatta porzione brumosa di valle padana, sente, violenta, la nostalgia per il liquido materno del mio caro mare di Versilia. Nostalgia che si trasforma in desiderio passionale quando, sotto la vampa estiva dell’umido sole mantovano, mi immergo nelle acque grigioverdi e un po’ traditrici, del padre Po. Forse sto’ cercando il capo interrotto del misterioso filo mitico che mi lega, da sempre, a quella sorta di religione naturale, preclassica, matriarcale, delle mie origini. Vagare per il verde striato di bruno degli argini e l’argento opaco dei pioppi mi offre una confusa difesa dall’aggressiva razionalità della scuola e dall’inquietante catechismo dell’oratorio.
Studio solo quello che mi piace e mi rifugio nella fantastica lettura di Salgari, i cui romanzi mia madre mi prendeva alla biblioteca comunale fin dalla terza elementare.
Non amo il Pinocchio che si legge a scuola, lo vivo come una un romanzo dell’orrore, preferisco le fiabe, così lontane dalla religione, che mi racconta la zia ex monaca. Per di più parlo senza erre e sono preso in giro per questo. Quando mi chiedono come mi chiamo, rispondo che non lo so, e forse è vero. L’altra zia paterna, perfettamente inserita nel sistema patriarcale di quel pese sprofondato nella pianura, cerca di instillarmi, ion verità con poco successo, i valori forti, forse un po’ fascisti, dei maschi della famiglia. Avevo scoperto, del resto, delle sue foto che la ritraeva, ragazza, nella divisa a camicetta bianca e gonna nera della gioventù scelta del Regime. Arriva il colpo di fortuna; per sottrarmi alla vita selvaggia e dissipata che conducevo per le paludi e per i boschi del fiume Po, mia madre decide di mandarmi a passare una lunga estate dalla mia prozia, la “Zia Maria”, quella che aveva fatto la sciantosa di varietà e che, nel frattempo, aveva avuto in regalo dal marito antiquario una bella villa a Forte dei Marmi.
E’ un provvidenziale ritorno, anche se momentaneo, al mio spazio natio, o quasi, perché il Forte è in provincia di Lucca, ma sempre vicino a Massa. Riscopro il primordiale senso femminile del mare, afferrato, come in un abbraccio erotico del vedere, dal fascino azzurro del suo movimento. Era tanto tempo che non lo vedevo. La prima mattina di villeggiatura, sbucando da un viottolo perpendicolare alla spiaggia, me lo vedo improvvisamente davanti, altissimo, un immensa muraglia di profondo blu che sembra annullare la cruda juta della sabbia e il tenue azzurro del cielo. L’emozione grande mi toglie il fiato e il mio chiacchierio, fino a quel momento eccitato e petulante, si ammutolisce.
Poi, la voce esce dalla mia bocca con un rotacismo infinito, “rrrrrrrrrrrr”, “ho la erre! Ho la erre”, nessuno mi dà retta, non importa, il mio profondo mare blu mi ha fatto il meraviglioso dono del ritorno, mi ha regalato la “erre”, che sta alla radice fisica di tutte le acque, la “erre” indoeuropea del verbo reo = scorrere. Lo scorrere lineare del grande fiume non mi bastava, avevo bisogno del movimento infinito del mare materno, come il tempo senza tempo dell’eterno ritorno.

5 commenti:

Maria Cristina Campagna ha detto...

Chi è nato o vissuto vicino al mare ed è stato cullato dalla madre acqua, non può dimenticarsela e non può farne a meno. A me fa stare bene il solo saper che ce l'ho a pochi chilometri, vicina e sempre raggiungibile.

KatiaC ha detto...

Il mare è madre e matrigna ma nessuno può farne a meno.

Anonimo ha detto...

la cellula umana è marina.forse è padre e madre insieme

Anonimo ha detto...

la cellula umana è marina.forse è padre e madre insieme

Maddalena ha detto...

Io il mare lo sogno sempre, mi piacerebbe tanto fare il bagno in acque calde, come in un brodo primordiale!

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