martedì 6 novembre 2007

EQUILIBRISMI QUOTIDIANI


La morte si fa viva
a cura di Maddalena Morandi


Due novembre.
Oggi è la giornata dedicata ai defunti: in questa data la morte entra nella mente di tutti, anche di quelli che fanno di tutto per ignorarla; con la medicina, la chirurgia, l’illusione, perseguono una sorta di immortalità.
Oggi però no, perché ognuno ha una persona cara a cui fare visita e quindi “la morte si fa viva” e ci ricorda la nostra caducità: “si sta come d’autunno sull’alberi le foglie” , recitava il poeta. In effetti se ci pensate, la morte è l’unica certezza della nostra vita, è l’unico appuntamento a cui volenti o no arriveremo tutti.
Tuttavia oggi per me è stata una giornata malinconica, ma bella: il cimitero in cui è seppellito il mio papà è in un paesino tra le montagne, è molto più bello di quelli di città, è piccolo, intimo, ci sono lapidi talmente vecchie nelle quali non si legge più il nome di chi vi è custodito; i cognomi dei suoi ospiti sono per lo più gli stessi, sono più o meno tutti parenti. Le tombe hanno sempre i fiori freschi, colorati. Le persone pregano, ma si parlano anche: visto che si conoscono e che il dolore li accomuna, condividendolo lo rendono meno pesante. Ho l'impressione che nelle realtà contadine, la fine della vita sia considerata un evento naturale e che i defunti rimangano presenti nella memoria quotidiana, perchè di loro si parla in modo più sereno e quindi la loro dipartita sia accettata con una serena rassegnazione.
Nonostante ciò, quando varco il cancello di ferro, mi viene sempre una sensazione di capogiro e quando vedo la fotografia del mio caro genitore , gli occhi mi si riempiono di lacrime.
Oggi però, il tempo era talmente bello, che il mio cuore era più leggero: il sole era caldo , lì vicina una vigna sprizzava colori stupendi, arancione, vermiglio, giallo scuro, il cielo era terso e l’aria pulita, il cimitero ero più luminoso del solito. Sembrava di essere dentro un quadro di un impressionista.Allora ho pensato che oggi la vita ha reso più viva anche la morte.
E voi, svelatemi il vostro rapporto con la morte.

12 commenti:

Diomira Pizzamiglio ha detto...

Cara Maddalena il mio rapporto coi morti non esiste e al contempo è parte della mia vita.
Non vado al cimitero e quando ci vado perchè obbligata dalle circostanze fingo di non esserci.
Non vado ai funerali perchè odio sentire la folla spettegolare e fingere emozioni che non prova.
Non faccio le condoglianze perchè detesto le formalità.
Però parlo tutti i giorni con i miei cari, li penso e li sento nella mia vita, quasi come non se ne fossero mai andati.
Non sono capace di essere triste fino in fondo di fronte alla morte perchè non percepisco in essa la fine della vita.
E quando varco il cancello del cimitero vorrei trovarmi in quel cimitero che hai descritto, leggere i nomi sulle tombe, soffermarmi a guardare le foto e a scambiare saluti composti perchè circondata da persone che considerano la morte parte della vita.
A me non piace il 2 novembre.

Maddalena ha detto...

Grazie Diomira, le tue parole valgono di più di qualunque visita al cimitero di chi la fa solo per dovere. Penso che considerare la morte non la fine della vita, sia un grande atto di fede, intesa come fiducia. Sei un animo sensibile.

maggie ha detto...

per me è la spiegazione di un'assenza. se me la giustifico così, col tempo, riesco a dimenticare la presenza, l'appoggio...riesco ad andare avanti...ammettendo la perdita ammortizzo il senso di vuoto e lo riempio di ricordi, di quelli che scelgo di ricordare.

Anonimo ha detto...

A me fa solo paura.
Monica

Maddalena ha detto...

Sai Maggie che il tuo stratagemma è interessante: l'assenza per dimenticare la presenza e riempire il vuoto. Bello!
Per Monica, concordo con te, la morte fa paura, perchè è qualcosa di sconosciuto. Tuttavia si può esorcizzarla come fa Diomira, considerarla non la fine, ma un nuovo inizio.

Diomira Pizzamiglio ha detto...

Se dovessi dimenticare ciò che ho perso cadrei in un baratro che mi fa ancor più paura.
Dovrei dimenticare il figlio che ho perso, i miei nonni, mio sucero, gli amici......un'immensità di persone che ha vissuto e ha lasciato qualcosa di se stessi
Invece ricordare chi non c'è è sentirselo sempre accanto e vuol dire non averlo perso.
Ci si può preparare alla perdita e la si può vivere in una dimensione diversa, bisogna superare la paura, il panico del nulla, il terrore della fine eterna.

^Ranocchietta^ ha detto...

"Bisogna superare la paura, il panico del nulla, il terrore della fine eterna". E io aggiungo "ella solitudine, del non poter più parlare con chi si ama, della mancanza".
Già...ma come si fa?

Maria Cristina Campagna ha detto...

Come dici tu Madda è l'unica certezza che abbiamo, e forse per questo se ne ha timore. Bisognerebbe riuscire ad accettarla come flusso della vita, ma non è facile. Credo che si è perso qualcuno in qualche modo possa sentirci e sicuramente lo ritroveremo poi. Io personalmente spero solo di poter arrivare a quel momento avendo fatto tutto (o quasi)quello che desideravo fare in vita, nei limiti dei sogni e arrivare al termine senza rimorsi o rimpianti. Quindi non mi resta che vivere a pieno la vita di tutti i giorni!!
Baci

IleniaF ha detto...

Ciao Madda,
anche io la penso come Diomira, per me la morte è soltanto il principio di una nuova vita.
Forse è per questo motivo che non ho paura della morte in se, non ci penso, non è un pensiero che mi mette paura, non so spiegare bene, ma quando penso "oddio potrei morire" ( come peraltro mi stava succedendo ) non ho gli attacchi di panico, ma la vivo serenamente.
Ho ancora impresso nella memoria il viso e l'espressione di mio nonno disteso dentro la bara, era sorridente, aveva un'espressione serena e forse è proprio questa immagine che mi porto sempre dietro che mi ha reso immune dalla paura.

Diomira Pizzamiglio ha detto...

Ci sono cose che non si superano e una di quelle è l'angoscia che ti pernde quando non puoi più abbracciare chi se ne è andato.
Bisogna vivere con quel dolore. Punto e basta.
Non a tutto c'è rimedio, non c'è sempre la pillola che non ti fa soffrire.

Maddalena ha detto...

Care ragezze, io ritengo che il dolore se non si supera, però con il tempo si addolcisce e i ricordi diventano più belli. E' vero che è orribile non potere più abbracciare, baciare chi ti ha lasciato, non avere più la possibilità di vederlo. Questa sensazione di abbandono è terribile. Bene, io a costo di sembrare matta, con i mei cari defunti ci parlo, chiedo loro di aiutarmi quando non sono certa nel prendere una decisione. A volte ho avuto l'impressione che mi guidassero in un senso piuttosto che in un altro. Questo richiamarli nella vita, me li fa sentire meno morti. Inoltre il 2 novembre dovrebbe (dovrebbe ...) ricordarci, come dice mio cognato in dialetto " la vita l'è una e la finess " (la vita è una sola e finisce). L'idea della morte più che spaventarci facciamo in modo che ci aiuti a vovere più intensamente questa vita. Questa vita, perchè io credo che comunque dopo ce ne sia un'altra! :)

Anna Grazia Giannuzzi ha detto...

Ovviamente a me la morte non piace, ma anche io come a molti capita, la vivo, nel senso che amo ed ho amato alcune persone che, come dire, conoscono la loro data di scadenza.
i cimiteri non mi piacciono, tranne, non so perchè, quelli e degli ebrei. in questo periodo quello di mio padre è pieno di luminarie, manco fosse la festa del patrono, perchè giù si usa così. a me non piacciono le usanze dei vivi, ma prepararsi a salutare ci tocca e forse è davvero meglio, sia per chi resta sia per chi parte.

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