Avere un ombrello
a cura di Margherita Matera
Non volevo scrivere questo post…forse perché sono ancora a Sibilla…forse perché dovevo scegliere un’immagine e non ho occhi da prestarvi oggi…o forse vedo troppe immagini…
Sul mio desktop ho questa donna ballerina meravigliosa, (è di Olbinski, uno dei miei artisti preferiti), che viene scelta da un burattino come ombrello-riparo-copertura, ma lei non riesce o non vuole avere questo ruolo e finisce per lasciare che piova proprio dove non dovrebbe….
Così stamattina, prima di cominciare a lavorare, ho iniziato a pensare al senso dell’ombrello.
Avere un tetto sulla testa. Forse è questo il senso dell’ombrello. Costruirsi, con un gesto, una micro casa. Sentirsi al riparo. Vedere la pioggia scivolare, essere quasi a contatto con lei, sentirla e non toccarla. Averla attorno e non addosso. Non è la stessa cosa che stare in casa, alla finestra, perché il vetro è freddo, duro. L’ombrello ha la stessa temperatura della pioggia….
È una sorta di cupola personale. L’architettura riempie gli spazi, o li svuota, e proprio in virtù di questo duplice aspetto, un oggetto semplice come un ombrello ha in sé l’idea della copertura…elemento architettonico per eccellenza.
Così ho deciso di comprarmi un bell’ombrello, visto che gli uomini non usano le gonne e nemmeno gli scozzesi ne hanno di così ampie. Sto optando per un ombrello trasparente, che mi lasci vedere fuori, che mi inganni bonariamente. Da osservare il percorso delle gocce d’acqua, da lasciarci posare qualche foglia d’autunno per farci un personalissimo “tetto verde”….Da essere paradossalmente protetta da un pensiero invisibile, che lasci scivolare l’esterno creandomi uno spazio mio, che solo io percepisco…io e chi è sotto il mio ombrello!!
20 commenti:
cara Margherita, vorrei venire a spasso con te sotto il tuo ombrello trasparente: che spettacolo!
Carino questo pensiero. In effetti l'ombrello da questa sensazione, ti protegge, ripara. E' una casa viaggiante.
Grazie Maddalena, farebbe molto piacere anche a me, sei sempre adorabile con i tuoi commenti!
si, Maria Cristina,...casa viaggiante, esattamente...o, visto che siamo nell'era del minimal, una casa portatile, da borsetta!
Complimenti Maggie mi è piaciuto un sacco il tuo post ed è molto bella anche l'immagine che hai scelto!
Hai ragione l'ombrello sa di tetto perchè ti ripara e la trasparenza è come uno scudo invisibile... io però adoro la pioggia così com'è e mi viene in mente quando da incosciente ragazzina me ne stavo sotto l'acqua ad assoporare sulla pelle quella sensazione di contatto naturale.
Ma chissà ora che son un pò adulta forse sarebbe meglio anche per me l'ombrello... a parte qualche affacciatina sull'esterno naturalmente!
Buona giornata a tutte
ely
grazie ely! forse quell'incoscienza di cui parli è appartenuta, almeno per una volta, un po' a tutti noi...però sapere di avere un tetto è comunque una sicurezza, anche se non lo apri!
Maggie,
che bel post e che bell'immagine!
Perchè, mi chiedo, sentiamo sempre il bisogno di sentirci al riparo e protetti?
...mah Ile...non sempre, dipende dalle "stagioni"... credo!...e questa è, forse, una stagione piovosa...
non lo uso e se lo uso è perchè me lo impone il moroso.mi corre dietro con l'ombrello aperto dicendo la solita biblica frase:non cambierai mai!
E io penso:certo che no,perchè dovrei??
Io invece devo ringraziare Margherita perchè non conoscevo Olbinski. Essendo una persona molto curiosa quando ho letto il nome di questo artista ho fatto una ricerca per vedere altri suoi dipinti. E' venuto fuori un mondo straordinario, fatto di emozioni, di fantasia, della difficoltà di comunicare da parte di uomini e donne, il tutto spesso inscenato in modo ironico e surreale. Ma quanta realtà nella magia dei suoi dipinti!!!
grazie
ciao Amelia! sono contenta di averti incuriosita...Olbinski è veramente incantevole, io uso le sue immagini alternandole sul desktop...mi lasciano sognare e pensare. A volte descrivono esattamente delle mie sensazioni...
Credo abbiano una grande umanità.
...e sì, cara Antonella, non tutte le persone hanno bisogno dell'ombrello...poi se dovessi magicamente sentirne l'esigenza, c'è sempre chi ti rincorre con l'ombrello!
Carissime,
casualmente mi sono imbattuto in questo blog. Vorrei porgervi una riflessione che è nata in me spontanea dopo aver visto quest'immagine e aver letto (posso osare, cara maggie?) il tuo stream of consciousness: e se non fosse Lei a rifiutarsi di Proteggerlo, ma Lui a negare inconsciamente la sua protezione (Amore?)e quindi a decretare la propria Infelicità? E del resto,le gocce di pioggia che lo circondano non potrebbero essere una metafora del suo stato d'animo (Dolore...o addirittura...Oppressione)?
Spesso l'abitudine a condannare una visione omocentrica, porta a svalutare l'essenza dell'animo umano, che in quanto tale è proprio di entrambi i sessi.
Carissimo, la mia corrente di pensieri non voleva essere una visione universale delle cose...ma, proprio in virtù di "corrente", è uno sguardo passeggero su un'immagine. Il bello dell'arte figurativa è proprio questo: la lettura rispetto ad uno stato d'animo, ad una sensazione, ad una vicenda personale...la tua interpretazione è altrettanto pertinente, perchè in quest'ambito, non esiste un modo più giusto di un altro di "sentire" un'immagine...non trovi?
Comunque grazie per avermi regalato un'altra interpretazione (non banale).
Eternamente votate a proteggere l'altro da se', ed in quanto tali "condannate" ad essere veicolo di amore e sacrificio; donne-oggetto, nel nostro caso un ombrello.
E' da una vita che lottiamo per affermare che si, siamo anche questo, ma non soltanto questo.
A venirci incontro è il surrealismo di Olbinskj, che, per gioco, come hai detto tu, o per dispetto, oserei, capovolge la realtà, ridisegnandone i tratti, come nel gioco dei contrari.E' così che dai drappeggi del vestito della nostra protagonista nasce una struttura architettonica- una cupola- ma non perchè essa diventi riparo, al contrario, perchè possa farsi beffe di chi credeva di trovare riparo -un burattino, manco a dirlo-.Ecco che l'oggetto, l'ombrello, si riappropria della scena e diventa protagonista, donna.
Ciao Maia,
devo complimentarmi con te per la spiegazione che hai dato del quadro e del, celato, significato che a primo impatto lo spettatore può avere dell'ombrello, cioè come riparo, come protezione dall'ambiente esterno.
Ciao Maia, sono contenta che l'immagine scelta abbia lasciato pensare ed interpretare le persone che sono passate di qui, te compresa. Personalmente ho cambiato desktop rivolgendomi sempre ad Olbinski, ma scegliendo un'immagine che sento più mia in questo momento. Chissà, magari in un post futuro codivideremo altri sguardi, altri modi di sentire un'immagine.
Mie care Ilenia e Maggie, questo sito è stato davvero una piacevole scoperta, perchè trovo ci dia occasione di gustare cose che,troppo spesso, a cusa dei ritmi più o meno frenetici delle nostre giornate, tendiamo ad accantonare, sebbene siano così semplici ed immediate...come un'immagine.
Cara Maia, e penso di parlare anche a nome di Ilenia, siamo contente che questo blog possa offrire qualche spunto per riflettere, conoscere o semplicemente immaginare...anche perchè ci sono rubriche eterogenee, scritte da persone con esperienze totalmente differenti e differenti modi di raccontarle. Così, per quanto sia una realtà ridotta, siamo pur sempre uno sicchio/specchio di mondo....!
COMUNQUE GRAZIE!
Grazie ancora Maia e grazie a Maggie con la quale mi trovo perfettamente d'accordo.
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