venerdì 3 agosto 2007

Archi.D.Arte

AttraVerso Parigi
a cura di Margherita Matera



Parigi. Attendevo quest'attimo d'attenzione che mi attraversasse la mente attonita dal ritorno, ma attratta dal ricordo. Scendo in strada con voi, iniziando con questo piccolo gioco di suoni per richiamare il titolo, perchè spero realmente, con parole d'immagini, di passare AttraVerso superfici architettoniche. Il percorso ha una spettatrice tacita, stilosa. A guardarla bene si riconosce una Donna di Modì. Elegante. Composta.Questo lungo collo che regge uno sguardo oltre l'orizzonte dell'orizzonte. E i suoi occhi si riempiono delle mie pupille e chissà di quante altre ancora, da quell'Esposizione Universale del 1889, dai suoi 304 m conficcanti il cielo. Una Torre che ha la responsabilità di essere Simbolo, che si compone di tecnica e stile, sapientemente lasciati incontrare. Donna dipinta col ferro, che schiaffeggia l'attuale bruttezza delle costruzioni metalliche e ci spinge al dettaglio della sua gabbia che tutt'oggi libera emozioni. Scorro nella galleria del Tempo e, come in un Trittico di Bosch, scontro Notre Dame. Questa sostituta-cattedrale, voluta da Maurice de Sully (1167), vanta una facciata ricca, composta da "Tentazioni"(in nome del famoso Trittico) da interpretare, come la Galleria dei Re d'Israele e del Regno di Giuda, o come il Portale centrale del Giudizio Universale.
Il tutto parla un autentico linguaggio Gotico, successivamente esasperato da Viollet Le Duc (Neogotico). Passo l'arco d'entrata e mi ritrovo sugli Champs Elisèe dove, per la centralità dell'Etoile, mi sento come inquadrata in un Tondo Rinascimentale, piuttosto che in un disegno di Hausmann. E lì, in fondo, a fianco al Louvre, in accordo con le idee Metafisiche che esso può suggerire, come in una prospettiva di De Chirico, in una giornata torrida, si disegnano gli Archi di Rue de Rivili. Così, inghiottita da un porticato, mi ritrovo, Piccola, in una pennellata geometrica per una Composizione tridimensionale dell'idea volumetrica di un architetto danese: la Grande Arche. Scendo le scale del Metrò, incorniciato Liberty da Ector Guimard (architetto), incontro gli sguardi e le immagini degli altri e mi chiedo cosa spinge le talpe a tornare in superficie, se la curiosità o la fine di un percorso.

4 commenti:

Anna Grazia Giannuzzi ha detto...

beh, come interpretazione è nettamente meglio del solito c**** che giganteggia sulla cità dell'amore...

Anna Grazia Giannuzzi ha detto...

città, città...

Anonimo ha detto...

si, anna grazia...la mia interpretazione esclude la versione "cuore amore e Torre Eiffel"...che proprio non mi si addice...e che ritengo uno stereotipo un po' riduttivo. Ciò non esclude che, se qualcuno avesse voglia di sognare, Parigi resta pur sempre un buon letto dove poterlo fare....

Maddalena ha detto...

La tour trovo che sia si un simbolo, ma ciò che è affascinante a Parigi è l'aria che si respira.

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