lunedì 2 luglio 2007

NOTE BLU


CHAPTER 3: L’ALBA DEGLI SPIRITUALS….GLI SHOUTERS

di Ilenia Firetto

Nel capitolo secondo, ci eravamo lasciati con Midnight Special.
I canti profani dei neri d’America furono gli unici songs che si udivano tra le comunità degli schiavi..
Dovettero passare poco meno di due secoli ( i primi schiavi giunsero in America all’incirca nel primo ventennio del XVII secolo ) prima che iniziasse la conversione degli schiavi al Cristianesimo.
Inizialmente, i piantatori si opposero fortemente alla conversione in quanto ritenevano che la schiavitù non avrebbe potuto trovare giustificazione se tali soggetti non fossero tenuti allo stato selvaggio.
Ma, alcuni gruppi religiosi,, in particolare i Quaccheri della Pennsylvania, i Battisti ed i Metodisti, riuscirono a piegare le resistenze dei piantatori. La schiavitù trovava giustificazione solo con la conversione.
I piantatori capirono che gli schiavi sarebbero stati tranquilli solo con la prospettiva della salvezza in un’altra vita e allo stesso tempo iniziarono a comprendere che la religione poteva diventare uno strumento di controllo sociale cosicchè la religione finì per essere utilizzata come strumento per imporre i loro fini.
Iniziò, dunque, l’opera di conversione da parte dei predicatori della Chiesa Battista e dei Metodisti.
Le loro prediche furono ben accette, in fin dei conti la religione aveva sempre avuto un ruolo fondamentale nella cultura popolare d’Africa ed in coloro che si erano portato con sé, in America, le loro credenze prima fra tutte la convinzione che il Dio del vincitore ( i primi schiavi si consideravano dei vinti ) meritava rispetto.
Gli schiavi, indi, utilizzarono la religione come occasione, come momento di creazione e ricreazione della comunità.
L’opera di trasformazione degli schiavi in “ buoni cristiani” non fu cosa semplice. Il primo risultato fu un ibrido tra riti ed usanze africane e liturgie cristiane.
In un articolo pubblicato su The Nation, datato 30 maggio 1867, veniva descritta una tipica funzione “afro-cristiana”.
Immaginate la scena: i banchi della Chiesa venivano posti al muro.
Appena terminata la “Messa”, se mi concedete il termine, tutti i presenti, compresi vecchi e bambini, uomini e donne, di solito con fazzoletti, dai colori vivacissimi legati intorno al collo e sottane corte, i ragazzi con pantaloni da uomo e camice sdrucite, le ragazze a piedi nudi, stando in piedi al centro della stanza, tenendosi per mano stretti l’uno con l’altro, iniziavano a camminare a mò di girotondo. Strisciavano i piedi senza mai sollevarli da terra.
Il senso dell’andare in avanti si percepiva dai movimenti scattanti che agitavano i loro corpi.
Delle volte ballavano in silenzio, delle altre cantavano il ritornello dello spiritual, era difficile che lo cantassero per intero.
Invece, quelli che cantavano meglio, i Shouters (urlatori), si raggruppavano su un lato della stanza e nel cantare i leit motiv battevano le mani, anche sulle ginocchia.
Erano canti e balli pieni di energia. Gli shouts duravano fino a notte fonda.
Questo è ciò che succedeva nel praie meeting, nella riunione di lode al Signore detta anche ring shout, urlata in cerchio, o ancora circe dance, in cui, più che in altre espressioni della musica folk negro-americana, si avverte la persistenza di elementi africani.
Il seguito alla prossima puntata…….

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Bella ed illuminante questa puntata!
Allora è per questo che ancora oggi nelle chiese americane la messa è accompagnata da questi bellissimi canti?

IleniaF ha detto...

Ciao Ely, mi fa davvero piacere che ti sia piaciuta!
Ho deciso di raccontare la storia di questo genere musicale proprio perchè la trovo molto coinvolgente ed appassionante e poi ti aiuta anche a riflettere.
Praticamente si, i gospel, i canti travolgenti e gioiosi che accompagnano le celebrazioni nelle chiese americane, nascono proprio dagli shouters, poi spirituals.
Brava Ely!
Un bacio.

Anonimo ha detto...

interessante e coinvolgente come la musica che descrivi.

IleniaF ha detto...

Grazie Anto, sei sempre tanto carina!
Coinvolgente è la parola giusta!
Spero, prima o poi, più prima però, di poter andare negli USA ed assistere ad una funzione, sarebbe un sogno.
Credo che mi lascerei trascinare nel canto e nel ballo ( a me...che per farmi alzare i piedi da terra ci vorrebbe una caraffa di moijto....sto esagerando, mi basta solo un bicchiere)
Baci!!!!

Diomira Pizzamiglio ha detto...

E' sempre bello leggerti, la musica dei quelle voci esce dalle tue parole.
Brava!

Anonimo ha detto...

Sono convinta che questa musica elevi lo spirito e faccia bene al corpo. Anzi ho letto non so dove che è stato fatto un esperimento su un gruppo di ammalati, coloro che avevano, come diversivo, scelto di cantare in chiesa avevano avuto miglioramenti nell'apparato cardiocircolatorio e anche sul tono dell'umore, rispetto a coloro che avevano praticato altre attività. Quindi cantiamo a sqarcia gola!!!!
Maddalena

IleniaF ha detto...

Carissima Diomira,
le tue parole mi riempiono di emozione, grazie...davvero!
Mi fa molto piacere questo tuo commento anche perchè il motivo per cui ho deciso di cimentarmi nella descrizione di questo tipo di musica era proprio questo, far capire l'emozione che il jazz può dare a chi riesce a percepirla e noto che, forse, ci sto riuscendo.
Apprezzare davvero questo tipo di musica, però, non è da tutti, bisogna avere un animo sensibile e tu dimostri di averlo, come anche le altre ragazze che mi leggono e commentano.
E di questo ringrazio veramente tutte!
Anche Maddalena.

Maddalena ha detto...

Ely, ho dei problemi con la posta, dovrò per una decina di giorni stare senza pc, nel mese di luglio non credo riuscirò a scrivere un post. Magari ad agosto.

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