venerdì 6 luglio 2007

RAMPA DI LANCIO


COME UN VIAGGIO IN TRENO
DI LU' MANCINI

E’ difficile scrivere delle nostre emozioni, per diversi motivi.
Temiamo di scoprirci troppo.
Temiamo che sulla carta diventino improvvisamente banali e senza senso.
Nella mia esperienza ho imparato che bisogna scrivere senza pensare che la nostra storia verrà letta, oppure possiamo semplicemente pensare che verrà letta da uno sconosciuto, vi è mai capitato di raccontare la vostra vita al passeggero di un treno? A volte ho raccontato tantissimo di me ad illustri sconosciuti nel corso di un viaggio in treno, e lo stesso facevano loro con me, e se riuscivamo a parlare liberamente era proprio perché non ci conoscevamo.
Parlo dei treni di una volta con gli scompartimenti da sei persone, adesso con i treni moderni con gli scompartimenti tutti aperti diventa più difficile.
Era una specie di catarsi, ognuno di noi raccontava un pezzetto della propria vita, esprimeva ansie, paure, desideri, dolori. Dopo non ci saremmo più incontrati, salvo improbabili scherzi del destino e questo ci permetteva di scoprire la nostra anima senza riserve, nessuno di loro ci avrebbe giudicato o condannato e se anche lo avesse fatto, non aveva la benché minima importanza perché pur rivelando molto di noi, restavamo dei volti senza nome e al termine del viaggio non avremmo ricordato più le facce, ma forse soltanto la storia e, dopo un po’ sarebbe svanita anche quella.
Le emozioni quando scriviamo ci sembrano banali?
Può darsi che lo siano, ma per noi non lo sono e non lo saranno per chi avrà vissuto la nostra stessa sensazione, qualcuno si riconoscerà in quelle pagine, sentirà vibrare qualcosa di sé e si sentirà vicino a noi, non importa che sia dall’altra parte del mondo, o nella porta accanto.
Se riusciamo a toccare le corde di chi ci legge, allora ciò che scriviamo non può essere banale.

10 commenti:

Unknown ha detto...

credo che per me essere letta da chi mi vive vicino può veramente crearmi problemi. forse perchè io voglio scrivere proprio per mettere a fuoco e a nudo quelle mie parti che non ho mai potuto esprimere per paura di far male, paura legata ad una relazione affettiva infantile non ancora elaborata..in questo caso lo scritto è come una ferita che scopro proprio per leggerla ma non mi sento pronta alla lettura del mio profondo da parte di chi mi ha anche inconsciamente causato questo disagio..

Giulia Lu Mancini ha detto...

un tempo scrivevo senza remore, poi mi rileggevo e poi strappavo tutto. In questo modo la scrittura diventava uno sfogo e serviva a me per mettere a fuoco il problema, era molto terapeutico anche così, quindi Kriss per il momento scrivi i tuoi sfoghi e non preoccuparti oltre..il resto se verrà verrà da sè.

Anonimo ha detto...

Scrivere è sempre un avventura, io adesso devo scrivere per lavoro, ma continuo a scrivere anche cose private, che tengo per me, non sono ancora pronta a lanciarle al mondo, neanche agli sconosciuti, per quanto con loro sia più facile comunicare pensieri intimi: la paura di essere giudicati viene meno e crollano le barriere...

Giulia Lu Mancini ha detto...

x ducky:
tutto ciò che ci spinge verso la scrittura va bene, l'importante è che faccia bene a noi stessi, anche se il privato lo teniamo per noi

Anonimo ha detto...

Ripeto quello che avevo già linkato a Susana.
Scrivo perchè scrivere è l'unico posto dove sono quella che sono.

Anonimo ha detto...

Scrivo per impulso e ciò che scrivo mi viene da dentro: a volte è rabbia a volte è gioia a volte è solo voglia di scrivere.
E scrivere su un foglio è come parlare ad uno sconosciuto, non ci preoccupa.
Non penso che poi farò leggere ciò che scrivo, quella è solo una scelta secondaria.
Ma spesso, molto spesso, sfogarmi con la penna mi ha fatto molto bene. Trasferire sentimenti negativi su un pezzo di carta è come estirpare le erbacce.
Ma come dici tu scrivere delle nostre emozioni è difficile perchè poi quando le rileggi ti rendi conto del ritmo convulso e turbato che ti ha attraversato in quei momenti.
Ely

Anonimo ha detto...

Io essenzialmente scrivo come atto liberatorio, in genere spinta da un dolore, una frustrazione, insomma una ferita. La carta mi aiuta come farebbe un analista, credo. Accoglie le mie parole e le conserva in attesa che decantino come il vino. Se so che quel nettare lo dve assaggiare qualcuno, non riesco a rivelarmi totalemente. Ci sono ancora troppi lavori in corso.
Maddalena

Naima ha detto...

mi pare sia bellissimo il fatto che riusciamo a scrivere!!

Giulia Lu Mancini ha detto...

per Antonella, Ely, Maddalena e Naima condivido con quello che pensate, nella scrittura siamo noi stessi e molto altro ed è una fortuna poterlo fare, ci consente di esternare ciò che abbiamo dentro, di sognare, di sfogarci e di emozionare....

Anonimo ha detto...

C0me ti avevo già scritto, mi rimane difficile scrivere del vissuto. Dovrei provare come dici tu a scrivere per me stessa e poi chissà.. Ma è come se nascondessi anche a me l'emozioni. O forse mi fanno paura.
Baci

M. Cristina

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