lunedì 11 giugno 2007

Che Oriana mi perdoni….. DIOMIRA PIZZAMIGLIO intervista DIOMIRA PIZZAMIGLIO




Inizierò chiedendo perdono ad Oriana Fallaci.
E sarò anche patetica, priva di gusto, d’immaginazione, ma non ho trovato idea migliore se non quella di iniziare una serie di interviste partendo dalla mia autointervista.
Riflettendo e rispondendomi, vi proporrò qualche frase della signora Fallaci tratta proprio dal suo libro “Oriana Fallaci intervista Oriana Fallaci” uscito in allegato col Corriere della Sera un giorno d’agosto del 2004.

Buona sera cara, forse Oriana non ti perdonerà. Dubito lo faranno coloro che l’hanno amata, odiata, contestata; è difficile trovarsi in accordo con questa tua trovata. E francamente nemmeno io capisco fin in fondo perché mi hai chiamato in causa.
E’ semplice: sono una comparsa. Anzi no, quello è già un ruolo ben definito con peculiarità apprezzabili, sempre. Direi che faccio parte della massa di invisibili che mai nessuno sente la necessità di conoscere, capire, apprezzare, tanto meno di intervistare e tu sei l’unica persona che non poteva esimersi a questa mia richiesta.

Bene, allora cominciamo. Che nome hanno gli invisibili.
Oddio, diversi nomi ed ognuno è bello, ricco e traboccante di valore, così come la persona che lo porta.
Troppo spesso restano ai margini del vivere. Nella società fanno tappezzeria, di quella ingiallita e che per la muffa tende a scollarsi dal muro. Tutti la vorrebbero tirare via e sostituire con qualcosa di più moderno e allegro. Ma per rispetto di mamma, di papà, del vecchio nonno che brontola come una pentola di fagioli, resta là.
Resta là perché sennò Dio ti fulmina.
Comunque il mio nome è Diomira, forma abbreviata di Teodomira, nome di origine germanica formato da theuda- "popolo" e da maru- "illustre". Il significato é quindi: "illustre fra il suo popolo".

E’ un onore e una grossa responsabilità portare questo nome. Come lo usi?
Per firmare i miei pensieri.
Per firmare i miei articoli, le mie interviste.
Per dissolvere la nebbia che ci rende invisibili.
Non mi importa se non sarò letta, ma voglio stare qui, sulla rete.
Qui, sulla rete, le parole non hanno barriere.

Perché scimmiotti la Fallaci?
Perché lei ha parlato dell’Alieno e, in un certo senso, anche io convivo da anni con un’Aliena a cui ho dato il nome Rosy. Per la verità nemmeno qui sono riuscita ad essere originale, visto che questo nomignolo lo ha tirato fuori un tipo conosciuto su Internet e che mi manca tanto….e a cui vorrei dirgli che mi dispiace tanto, di tutto. Che lo penso sempre e che talvolta me lo immagino lì, davanti a me, “bello come uno sposo”. Quanto mi piacerebbe avere ancora un po’ del suo timo, insieme alle sue mail …

Stai farneticando e soprattutto non hai dato una risposta esauriente, pertanto spiega questa similitudine con la Fallaci.
Lei scrisse:
“…nel mio caso il motto -mens sana in corpore sano - va sostituito col motto mens sana in corpore infirmo, Perché ragiono, scrivo, combatto come prima e più di prima …Un fenomeno interessante. I medici dovrebbero studiarlo, scoprire se tra il sistema neurologico e la vita v’è una sorta di rivalità, infine chiedersi: può il cervello controllare, tenere a bada, un mucchio di cellule impazzite? ”
Questa descrizione pare un vestito cucito su misura per me da un’abilissima sarta.
E poi ancora:
“ ….perché ha accettato di vedermi? Perché ho la morte addosso. La medicina ha sentenziato – Signora, Lei non può guarire. Non guarirà. – Stando a quel verdetto, e nonostante gli anticorpi del cervello, non ho molto tempo da vivere. Però ho ancora tante cose da dire, e un’intervista m’é parsa il mezzo più sbrigativo per dirne almeno alcune.”
Anche io ho tante cose da dire. Anche a me è stato sentenziato lo stesso verdetto. Io non so quanto tempo mi sarà concesso per dire tutte le cose che vorrei dire e che sento il dovere di dire. Certo non morirò per la malattia, ma può essere che questa mi metta a tacere, mio malgrado e nonostante gli anticorpi. Un’intervista è la cosa più sbrigativa, anche per me.
“…ho una domanda sull’allieno…so che per Alieno intende il cancro …di lui ne parlo sempre. Apertamente, con tutti. Ne parlo anche per rompere il tabù … di rado lo chiamano col suo vero nome. I giornali ad esempio dicono –malattia inguaribile- “
Come lei utilizzo un termine, nel mio caso Rosy quando faccio riferimenti alla mia malattia: Sclerosi Multipla.
In ambente medico é identificata con l’acronimo SM.
I giornali la scrivono per esteso e precisano che trattasi di malattia invalidante. L’associazione, durante le campagne per recuperare fondi, fa articoli con dettagliata descrizione su ciò che diventeremo, e sotto il bel titolone ci mettono la foto con una sulla sedia a rotelle. Perché Rosy colpisce per la maggior parte le donne.
Come lei vorrei rompere un tabù chiamato variabilmente disabilità, handicap, invalidità, infermità, …sedia a rotelle-tacchi a spillo.

E’ una grande ambizione la tua, come pensi di realizzarla?
Parlando dell’Alieno, di Rosy, parlando dell’handicap come uno status di vita.
E’ nell’immaginario collettivo pensare ai disabili come persone fragili, da sostenere, asessuate, buone.
Non è così.
Desideriamo sentirci belle/i, amate/i
Desideriamo scopare.
Desideriamo correre la maratona e portare i tacchi a spillo, anche seduti sulla sedia a rotelle.
Non siamo buoni per natura e qualcuno fa a posta a pestare i piedi del passante arrogante col suo bastone.
Non siamo fragili solo perché puoi spingere nell’altra stanza la sedia a rotelle, fare le linguacce al cieco per prenderlo in giro e dire “Che palle!!!!” dietro la povera “mutola” che ci mette 2 ore a dire la sua.
OFF#LIMITS è un viaggio nei limiti delle persone disabili e di quelle abili.

Accetti i compromessi?
No!
No, ma a volte devo.
E la rete è un compromesso.

6 commenti:

Anna Grazia Giannuzzi ha detto...

Audace.Intensa. A Oriana non sarebbe dispiaciuta.

Anonimo ha detto...

Ciao Diomira, ma sei proprio tu quella della foto? Sai ti immaginavo diversa... con un viso molto meno dolce di quello che invece hai.
Complimenti per come riesci ad imprimere nelle parole la forza e la vita che hai dentro.

Non c'è molto altro da dire, credo che tu sia un grande esempio.

Anonimo ha detto...

...anzi, di più, un grandissimo esempio.

Diomira Pizzamiglio ha detto...

Quanto siete buone!
Grazie.
Per ora nessun fulmine mi ha colpito....speriamo bene.
Oriana Fallaci è un mostro sacro e merita rispetto, qualunque sia la personale opinione che si ha di lei.
Scrive in modo fantastico.
E' per me un mito.

Ebbene sì. quella nella foto sono io...con quella faccetta che dice: sono buona, dolce e cara. Se poi ci mettiamo la statura di 153,5 (e ci tengo al mezzo centimetro) sono la cliente ideale per il negoziante che ha un pacco da rifilare al cliente "ingenuo".
Salvo poi vedermi rientrare ampiamente ingigantita a sputargli addosso fuoco e veleno.

Naima ha detto...

Diomira che lezioni di vita!!
ciaooo

Anonimo ha detto...

Un' articolo emozionante. Bella l'idea dell'intervista. Tra l'altro la Fallaci mi piace molto. Sei una donna che ha tanto da da insegnare.
Baci
M. Cristina

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