martedì 12 giugno 2007

Il punto di vista di Mary Poppins




Pensavo che aver guidato, di giorno e di notte, a Napoli, Roma e Milano significasse qualcosa. Assolutamente no. Il traffico di Bogotà, come quello di tante metropoli internazionali, è indescrivibile. Tan solo en Bogotá, al día se producen más de 80 colisiones simples. 80 incidenti al giorno. La Ley 769 del 2006 o Código Nacional de Tránsito, ha semplificato le procedure in caso di incidente, introducendo qualcosa di simile alla conciliazione che si fa in Italia. Gli incidenti stradali più frequenti sono quelli tra conducenti pubblici (el bus, la buseta o el taxi) e privati. Las infracciones más usuales que llevan a choques y terminan con conciliaciones son el desobedecimiento de las señales de tránsito, no conservar una distancia de seguridad con otros vehículos, el exceso de velocidad y no respetar las prelaciones viales. Cioè, anche i colombiani passano con il rosso, non mantengono le distanze di sicurezza, non rispettano i divieti di accesso e la segnaletica in generale e, infine, corrono troppo.
I colectivos sono vetture vecchie molto inquinanti, alcune, anzi la maggior parte, di terza o quarta mano, provengono dagli Stati Uniti dove sono state usate come scuolabus, ne avrete viste nei telefilm. I conducenti lavorano praticamente a cottimo, più persone trasportano e più guadagnano. Sono perciò gremiti, a volte la gente è letteralmente appesa fuori. Non abbiamo mai preso un colectivo, anche se dei nostri amici italiani che vivono in Belgio lo facevano abitualmente ed io ero curiosa e tentata. Da poco esiste il Trasmillennium, un servizio di trasporto pubblico con corsie preferenziali, che i colombiani chiamano Transllenum, che tradotto perde l’assonanza ma si significa Transpieno.
Enrique Penalosa, ex sindaco di Bogotà ha dichiarato a Venezia: “Non avevamo i soldi per tram e metropolitane ma abbiamo potenziato gli autobus con un sistema chiamato Transmillennium che ha liberato la città dalle auto.” Il Leone d'Oro 2006 della Biennale di Venezia per le città è andato alla capitale della Colombia, “una città che, nonostante priorità difficili come l'integrazione sociale e l'istruzione, ha applicato il principio tanto caro a Mies van der Rohe « meno è di più », meno auto e maggiore qualità della vita per i cittadini.”
Non è che sia proprio vero.
Usando, invece, il taxi per spostarci ci trovavamo sempre bene. In alcuni centri commerciali trovavamo disponibile gratuitamente il passeggino ed uscendo riprendevamo il taxi che ci riaccompagnava in albergo.
In alcuni supermercati i carrelli avevano un alloggiamento speciale per neonati, così per le mamme era più facile fare la spesa. Noi giravamo sempre nelle zone più sicure e quindi più ricche e le mamme che vedevamo erano sempre perfettamente truccate, vestite e portavano tacchi alti. Silenziose Mary Poppins, a volte afrocolombiane, con cuffietta e divisa fantasia con pupazzetti sparsi, accudivano i loro bambini. Le mamme si limitavano a fare la spesa, lanciando nel carrello alle loro spalle i prodotti che sceglievano. Ci valutavano, a volte ci sorridevano. Una volta una ha detto alle nostre figlie: que lindos papás! Che bei genitori!
Alla cassa del supermercato ci sono i giornali e non solo caramelle e cioccolata e oltre alla cassiera, che probabilmente vive in un’altra dimensione perchè è lentissima, c’è sempre un ragazzo o una ragazza che ti aiuta mettere la spesa nei sacchetti. E non è un simple bagger, cioè usa la testa, non butta le uova sotto l’anguria e le fragole sotto le patate. In cambio di qualche pesos ti accompagna alla macchina, al carro, o direttamente a casa se non abiti troppo lontano. Sorridendo spinge il tuo carrello stracolmo. Noi lo abbiamo chiesto spesso, a volte ero da sola con le bambine ed ho trovato di enorme sollievo una persona gentile che ti porta la spesa fino al tavolo della cucina. Purtoppo ho dimenticato i nomi, che chiedevo sempre quando lasciavo la mancia.
Dopo un mese ci sentivamo integrati. Ci eravamo abituati soprattutto ai bagni pubblici fatti apposta per i bambini, oppure al bagno per mamma&bambino, doppia tazza e doppio lavandino in un unico locale. Ci eravamo abituati a trovare nelle toilettes fasciatoi ed ai dispenser di pannolini, cremine e fazzoletti umidificati.
Ci eravamo abituati ai menù fatti apposta per i bambini, alle matite ed ai fogli di carta offerti gratuitamente mentre si aspettava che arrivasse la comida. Ai tavoli ed alle sedie adatti, che ci venivano offerti senza chiedere. Da Mateo Parrilla ci mettemmo tutti un enorme bavaglino di plastica e si poteva mangiare la carne con le mani. Però non ci lasciavano fotografare le nostre bambine che mangiavano.
Così passavano i giorni.
Giorno dopo giorno facevamo meno caso ai militari armati che all’ingresso ed all’uscita dell’hotel e di alcuni centri commerciali ci perquisivano e chiedevano di guardare dentro gli zaini e le borse, soprattutto la mia.
Sulle innevate cime della cordillera, che appena si vedevano dal settimo piano del nostro albergo, sapevamo che si nascondevano le Farc, le forze armate rivoluzionarie colombiane, che rapivano gli stranieri e praticavano guerriglia armata contro il governo del presidente Uribe. Probabilmente sapevano tutto di noi, visto che controllano le liste di ingresso degli stranieri direttamente dalle compagnie aeree.
All’arrivo una policia dall'aria severa mi aveva trovato addosso i contanti per pagare l’adozione che portavo in una cintura di stoffa bianca. Me l'aveva regalata un amico che ha lasciato l’America Latina per stabilirsi in Italia.
Io ripetevo tramite de adopción, tramite de adopción, e la poliziotta che mi domandava con insistenza se fossero tutti per l’adozione, ma proprio tutti. Io perentoria rispondevo: claro que sì.
Ci lasciò passare, ma un mondo in transito aveva assistito alla scena.
Una volta in strada, con le nostre valigie piene di vestiti per bambine e un elefante, una giraffa ed un leone di peluche, davanti ad un aeroporto internazionale che sembrava una stazione degli autobus, ci accorgemmo che non c’era nessuno ad aspettarci.




2 commenti:

Diomira Pizzamiglio ha detto...

Bello.
Mi hai lasciato in attesa.
Bella sensazione.

monica p ha detto...

come continua lo so già, ma mi paice rileggerlo per riviverlo.

aspetto, non farmi stare troppo in attesa !!!!! baci Monica

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