martedì 15 marzo 2011

Lugano sola andata

di Elena Banfi

L'Italia da oltre frontiera


Benché gli italiani all’estero abbiano dell’Italia un’immagine necessariamente sfalsata perché mediata e spesso distorta dai mezzi di comunicazione, è proprio il quotidiano confronto con una realtà altra ma comunque appartenente all’Europa industrializzata, progredita e ricca, che ci rende consapevoli di provenire da un paese che non può definirsi normale.
In quale altro luogo sarebbe potuto accadere quello che accade da mesi in Italia? Ci chiediamo senza osare rispondere.
D’altra parte la nostra percezione dell’Italia, certamente parziale e dovuta quasi esclusivamente ai media, anche stranieri, è tuttavia scevra da quei condizionamenti sociali e culturali che attraverso una lunga opera di convincimento hanno provveduto a scardinare i valori ed i codici comportamentali su cui si fondava la nostra società.

E se oggi si scende in piazza al grido “Se non ora, quando?”, indignandoci finalmente contro la mercificazione dei corpi e delle menti, si dimentica che per anni o forse per decenni la società italiana è stata fin troppo tollerante di fronte a certi messaggi che hanno purtroppo forgiato le nuove generazioni. Alcune pubblicità, trasmissioni televisive, slogan e battute sono state ampiamente sdoganate dagli intellettuali e perfino dalla sinistra in nome dell’autoironia o addirittura dell’arte mentre i pochi che hanno osato avanzare qualche obiezione sono stati tacciati di moralismo e arretratezza.
Eppure sarebbe bastata un’occhiata oltre i nostri confini per renderci conto che quelle immagini, degradanti e svilenti non solo per le donne ma per l’intera società che rappresentano, altrove non sarebbero state tollerate in alcun modo.
E se non avessimo imparato a minimizzare o sorvolare sulle piccole quotidiane mancanze di rispetto delle regole non ci troveremmo forse oggi in una situazione in cui le leggi vengono costantemente trasgredite, ignorate o modificate a proprio vantaggio.
Già perché proprio questo sembra mancare in Italia: l’assenza di una diffusa riprovazione morale e sociale di fronte a taluni comportamenti. Tendiamo a giustificare tutto, troppo. Dal vecchio che si sdilinquisce dietro alla ragazzina, perché tanto si sa “é un uomo”, a colui che ne compra i favori, “beato lui che può!”, a chi ruba, perché “ l’occasione fa l’uomo ladro”, fino a chi abusa del proprio potere, quasi fosse normale, connaturato alla natura umana. Ma non è così.
E se non vogliamo retrocedere ulteriormente dalle nostre conquiste sociali e culturali, sottoposte ormai ad un lento ma forse non inesorabile processo di erosione, dobbiamo ergerci a loro strenui difensori. Tutelare quelle conquiste significa anche non tollerare più certi comportamenti, frasi, ammiccamenti. Non diventare complici dei nostri interlocutori e reagire, senza vergogna o timore, nella certezza di essere nel giusto.  
È un risveglio delle coscienze quello che auspico che deve partire necessariamente dalla quotidianità, dalla vita familiare e lavorativa, dall’educazione dei figli per allargarsi ai rapporti sociali, coinvolgendo ogni nostra scelta.
Perché vogliamo credere che porre un freno al declino sia ancora possibile. 

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Che cosa è: moralismo o risveglio di orgoglio nazionale per il 17 marzo? Perchè non inviarlo ad un giornale per avere eventuali risposte???

Elena ha detto...

Per me si tratta di una semplice riflessione. Del resto, come ho scritto"...i pochi che hanno osato avanzare qualche obiezione sono stati tacciati di moralismo..."
Quanto all'orgoglio nazionale é un sentimento che proprio non m'appartiene:-)

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