domenica 20 marzo 2011

L’estasi dell’artista

di Marika Nesi

Un frammento di glicine

Era la mattina del 6 aprile, quando Lidia decise che avrebbe lasciato Rocco. Preparò il caffè come ogni giorno, e baciò Francesco, che frequentava l'ultimo anno del classico ed era in ritardo per la lezione; Ilaria e Miriam, più grandi di qualche anno, erano a Siena per gli studi universitari: avevano scelto entrambe di dedicarsi alle Scienze Bancarie, nonostante la prima si vedesse attrice e la seconda coltivasse la passione per il canto lirico. Ma le Scienze Bancarie, negli anni Novanta, si studiavano solo nella cittadina toscana; e Rocco, che pur aveva provato a mantenere il controllo sulla vita delle figlie, non avrebbe potuto opporsi al loro intento di lasciare il paesello. Quando Francesco uscì di casa, Lidia ripensò alla lite della sera prima col marito e, sconfortata, si rifugiò nella sua camera da letto; e zia Elide, che le aveva allevato i tre figli per oltre dieci anni, la seguì premurosa, ricordandole che il matrimonio, lei lo sapeva bene, è soprattutto sacrificio e che, chissà: forse, la vita eterna avrebbe compensato quella sofferenza terrena. Lidia posò lo sguardo sulle rughe garbate di quella donna esile, come il mandorlo soffocato dalla neve, durante i geli invernali. Aprì il cassetto del comodino color ciliegio: un dono per le nozze, le parve di ricordare; ed estrasse alcuni frammenti di carta che, seppur laceri, mostravano ancora i segni dell'inchiostro, adagiati con cura sulle righe sottili. Zia Elide ricordava ancora quando Rocco prese a stracciare, per la prima volta, i versi che sua moglie scriveva e conservava all'interno della cartella, ricoperta di velluto amaranto e coi quattro bordi marcati d'ottone. Quella sera d'inverno, durante una lite più accesa delle altre, Rocco tirò fuori la cartella dal cassetto, ne estrasse le pagine, e ne lesse alcune righe a voce alta: “Toccarmi duna e volo...”. Guardò sua moglie, la schernì, dicendole che quei versi parevano il diario di un'adolescente; e che il talento è tutt'altra cosa: che non le appartiene. Lidia strinse le spalle e desiderò di diventare sempre più piccola, invisibile; e Rocco ripeté, scuotendo il capo verso il basso, che sua madre aveva ragione, che Lidia non era neanche in grado di stirare una camicia e che avrebbe dovuto dedicarsi alle faccende domestiche, anziché a quelle sciocchezze, che si ostinava a chiamare Poesia.
Zia Elide aiutò Lidia a sistemare i bagagli, con i pochi indumenti che le sarebbero serviti: sapeva che l'inverno, per quella nipote sulla soglia della maturità, stava finalmente per terminare. Un petalo di glicine si staccò dalla pianta, per posarsi delicato sul davanzale della finestra. Sospirando, il vento lo spinse verso l'alto. Finalmente, quel petalo rosato era libero.

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