mercoledì 2 febbraio 2011

Tea time

di Maria Luisa Pozzi








Italo Calvino, “Il cavaliere inesistente”

Avete mai incontrato “Il cavaliere inesistente” di Italo Calvino?Io sì, L’ho letto quando uscì e l’ho riletto in questi giorni. 
Mette nella narrazione quella leggerezza 
che esplora in una delle sue lezioni americane.
Un esempio: 
Carlo Magno che passa in rassegna i paladini di Francia.
Sui paladini: “Già da più di tre ore erano lì; faceva caldo; era un 
pomeriggio di prima estate, un po’ coperto, nuvoloso; nelle 
armature si bolliva come in pentole tenute a fuoco lento.”


Ancora sui paladini: “D’un tratto uno squillo di tromba: le 
sbuffo di vento, e tacque subito quella specie di mugghio 
marino che s’era sentito fin qui, ed era, si vede, un russare di 
guerrieri incupito dalle gole metalliche degli elmi”.
Sul sovrano Carlo Magno: “regna e guerreggia, guerreggia e regna, 
dài e dài, pareva un po’ invecchiato.”
Sul regolamento: i paladini passati in rassegna dall’invecchiato
sovrano debbono alzare la visiera e mostrare il viso , “forse p
erché altrimenti qualcuno, avendo di meglio da fare che 
prendere parte alla rivista, avrebbe potuto mandare la sua 
armatura con un altro dentro”.
Sui paladini desiderosi di vendetta: di recente si è arruolato Rambaldo di Rossiglione, che vuole vendicare il padre ucciso in battaglia dall’argalif 
Isoarre. Agilulfo, il cavaliere inesistente, spiega la procedura al giovane 
paladino. “Devi fare domanda alla Sovrintendenza ai Duelli, 
alle Vendette e alle Macchie dell’Onore, specificando i motivi 
della tua richiesta, e sarà studiato come meglio metterti in 
condizione d’avere la soddisfazione voluta.”
Sulla burocrazia: alla Sovrintendenza Rambaldo viene 


marchese di Rossiglione, di grado generale! Vediamo: per 
vendicare un generale, la procedura migliore è far fuori tre 
maggiori. Potremmo assegnartene tre facili, e sei a posto.”
In questo mondo così diverso da quello immaginato, Rambaldo 
trova il suo punto di riferimento in Agilulfo, il paladino che è 
solo un’armatura vuota, che non mangia e non dorme, ma è 
un uomo – o meglio un’armatura- d’onore, che però all’alba 
deve fare attività concrete, come contare oggetti, per 
mantenere coscienza di sé. Perché l’alba “ è l’ora in cui le cose 
perdono la consistenza d’ombra che le ha accompagnate nella 
notte e riacquistano a poco a poco i colori, ma intanto 
attraversano come un limbo incerto, appena sfiorate e quasi 
alonate dalla luce: l’ora in cui meno si è sicuri dell’esistenza 
del mondo.”

Bello, vero? Prima di lasciarvi, come regalo di Carnevale, vi propongo 
paladini che si scusa per la sua inadeguatezza a svolgere 
cotanto compito: “Dovete compatire: si è ragazze di campagna, ancorché 
nobili, vissute sempre ritirate , in sperduti castelli e poi in 
conventi: fuor che funzioni religiose, tridui, novene, lavori 
dei campi, trebbiature, vendemmie, fustigazione di servi, 
incesti, incendi, impiccagioni, invasioni di eserciti, saccheggi, 
stupri, pestilenze, noi non si è visto niente. Cosa può sapere del 
mondo una povera suora?”
Vista la leggerezza?

Buona Lettura
Maria Luisa
le parole della suora incaricata di raccogliere la storia dei 

debitamente informato, “Così, vuoi vendicare tuo padre, 

piume dei cimieri sussultarono nell’aria ferma come a uno 

Beh, Calvino è un grande.

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