venerdì 1 ottobre 2010

Psiché

di Susana Liberatore
“Volver” e “Volver”: ovvero il ritorno dello stesso, e il ritorno dell´inaspettabile

Ritornare: un punto nel tempo da cui guardarsi. Sembra che il posto d´arrivo abbia la funzione di uno specchio che offre un ´immagine, una percezione di se-stessi, che si può confrontare con un ´altra, quella della partenza. E sorge subito la domanda: -sono la stessa?, qualcosa è cambiato?.
Lo stesso “cammino” che intraprendi per partire ti accoglie quando arrivi. Il mitico cantante di tango argentino Carlos Gardel, lo diceva così nel 1935, con “Volver” (“Ritornare”). http://www.youtube.com/watch?v=I5JQ1m3mxKw. Il tempo che passa, che non torna, i sogni che se ne sono andati, e la valutazione di una vita da un futuro già arrivato, già passato.
Però, questa stessa canzone cantata dalla bella Penélope Cruz nel film omonimo “Tornare” di Pedro Almodóvar (2006), http://www.youtube.com/watch?v=32zzHjhTzFY ci fa vedere un ´altra strada per pensare al ritorno. E´evidentemente un ritorno più sconcertante, inaspettato, che apre un´oscillazione tra il prima e il dopo, che non consente nessuna continuità. Una “presenza” che appare, rompendo la sincronia dei giorni. Il ritorno di un fantasma ( e niente che meno “la madre”!), e un trauma che si ripete, che sfonda nel silenzio del segreto familiare.

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