giovedì 16 settembre 2010

Bruciapensieri

di Gregorio Scalise

I passaggi del mercato

1 settembre. L’estate ha tutta l’aria di andarsene. Troppo presto. Restano 8 mesi di inverno, o quasi.Non so perché d’estate “ rifiorisco” e d’ inverno no. Deve essere una questione culturale. Difatti amo la luce, il caldo, le giornate lunghe, le nuotate,i corpi che si asciugano ( quelli che si asciugano, beninteso). Sono nato nel Mediterraneo del sud,probabilmente ho ricordi di infanzia, ho la stravagante impressione che l’estate sia più felice e il rapporto col mondo più facile. Ma non possiedo elementi di cultura araba e neppure nord africana. Anzi, al contrario, mi sono educato verso la cultura europea. Non conosco bene le lingue, il francese lo parlo e in parte lo leggo, ho studiato tedesco ma poco mi resta e quanto all’inglese conosco un mazzetto di parole. Eppure c’è stato un periodo in cui potevo dire di me che ero un comparativista. Insomma, le letterature le conoscevo.E campo di rendita anche oggi dal momento che molto, se non tutto, si ripete. Capita magari che a qualche incontro diciamo di poesia internazionale sono fra i pochi che conosce gli autori, ne ha notizia, e parecchi conosco anche di persona. Mi potrei dipingere, in questo periodo, come una persona che guarda l’orizzonte, le mani in tasca e la faccia un po’ annoiata. Oggi per esempio in letteratura si è riscoperto l’impegno. Benissimo.Ma con quali argomenti, parole, pensieri? Quelli degli anni settanta. E io dov’ero in quegli anni ? Ero lì.. Molti romanzieri raccontano le loro trame, parlano della memoria,dei racconti del popolo. Le favole popolari le ho lette,in parte persino le raccolte di Calvino,le trame mi sembrano simili e non travolgenti,quanto alla memoria senza voler salire in cattedra ho letto Bergson, molti testi sulla memoria, appunto,e non mi sembra di scorgere novità.Il problema che quindi si pone, mi si pone, è come vivere e sopravvivere, nella ripetizione. Perché la ripetizione ,è ovvio, procura fastidio, noia,toglie gli stimoli, appiattisce. Si dirà: ma che razza di presunzione. Sarà, ma in parte quello che qui si sta dicendo è vero. C’è il concorso di due fatti.: l’aver letto, lavorato negli anni passati,e nello stesso tempo questa specie di alt al pensiero e all’inventiva contemporanea. E’ vero che tutto o quasi è stato scritto e inventato e chi quindi agli eredi poco resta. Ma è vero sino ad un certo punto. C’è modo e modo di rigiocare le cose, tagliare, aggiungere, prendere contato col presente, accenderlo, adoperare argomenti e testi che ci riguardano. E’ c’è invece la volontà non qualitativa e di scelta, ma quantitativa. Scrivo libri, dunque sono, accumulo pagine quindi esisto, porto roba e quindi ho dei diritti e dei crediti. In altre parole più atteggiamento di mercato che di pensiero e scelta e gusto. Naturalmente la risposta è pronta: è il mercato, bellezza, che cosa ci vuoi fare? C’era un ottimo psicanalista, una volta, che si trovò di fronte un paziente che ad ogni sua osservazione rispondeva: ma questo lo sa anche il gatto. Un giorno l’analista si spazientì e ripose: peccato che lo sappia solo il gatto. E anche qui la stessa cosa: ma certo, è il mercato. Lo sanno tutti. Peccato che lo sappia solo il mercato. Ecco, è per questo che amo l’estate, le nuotate, gli spiedini sulla spiaggia,e anche le belle ragazze se ci sono, il cielo azzurro, il mistero della notte stellata.. In questo modo si ha poco a che fare con tutte queste persone che sanno e invece sanno poco, pochissimo, sempre meno, e quando parlano vanno via per luoghi comuni tanto da lasciarti a bocca aperta per lo stupore: Non è possibile che dicano questo.. uno pensa. Niente da fare. Dicono proprio così.

Gregorio Scalise vi aspetta oggi alle 18:30 alla libreria delle Moline di Bologna.

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