Viaggio verso il mito
I laghi lombardi mantengono agli occhi dei turisti, soprattutto anglosassoni, un fascino che forse per noi oggi è difficile comprendere appieno. Rappresentano probabilmente, sulla scia dei grand tour del passato, una sorta di rito di iniziazione e comunque una meta imprescindibile per un viaggio in Europa. Un fenomeno analogo si verifica sulle sponde del Ceresio, preso ogni anno d’assalto da un turismo prevalentemente interno, oltre che naturalmente dagli onnipresenti turisti germanici. Ma i presupposti sono diversi. Gli svizzeri tedeschi calano a Lugano a scadenze regolari, in concomitanza delle vacanze scolastiche, alla ricerca di un clima più mite, o più probabilmente di una vita diversa. Convinti che oltre Gottardo, il sole splenda costantemente, cominciano già in prossimità del traforo alpino ad alleggerirsi degli abiti indipendentemente dalla stagione e dalle condizioni climatiche. Oggetto degli sguardi ironici dei locali partecipano inconsapevoli ad un rito collettivo dall’origine antica. Il Canton Ticino rappresenta per loro un mito che ha radici profonde e un viaggio in questi luoghi costituisce ancor oggi un’esperienza irrinunciabile. Non c’é svizzero tedesco che non sia stato a Lugano almeno una volta nella vita o che sia sfuggito al richiamo della “Sonnenstube” nazionale.
È un viaggio che li proietta in un mondo sconosciuto e alieno, dalle temperature più dolci e avvolto in una luce, quella sì, realmente diversa. Ma é anche l’incontro con una cultura e una lingua altra e con un modo di vivere per certi versi incomprensibile ma non per questo meno affascinante. E tutto senza uscire dai rassicuranti confini della Confederazione.
Storditi dai colori e dai profumi di questi luoghi a lungo immaginati e desiderati, gli svizzeri d’oltralpe manifestano allora un senso di appagamento dovuto forse solo al fatto di essersi temporaneamente liberati dalla fatica di vivere oppure, se vogliamo dar retta ad Hermann Hesse, dalla consapevolezza di essere giunti finalmente “sul lato giusto della montagna”.
I laghi lombardi mantengono agli occhi dei turisti, soprattutto anglosassoni, un fascino che forse per noi oggi è difficile comprendere appieno. Rappresentano probabilmente, sulla scia dei grand tour del passato, una sorta di rito di iniziazione e comunque una meta imprescindibile per un viaggio in Europa. Un fenomeno analogo si verifica sulle sponde del Ceresio, preso ogni anno d’assalto da un turismo prevalentemente interno, oltre che naturalmente dagli onnipresenti turisti germanici. Ma i presupposti sono diversi. Gli svizzeri tedeschi calano a Lugano a scadenze regolari, in concomitanza delle vacanze scolastiche, alla ricerca di un clima più mite, o più probabilmente di una vita diversa. Convinti che oltre Gottardo, il sole splenda costantemente, cominciano già in prossimità del traforo alpino ad alleggerirsi degli abiti indipendentemente dalla stagione e dalle condizioni climatiche. Oggetto degli sguardi ironici dei locali partecipano inconsapevoli ad un rito collettivo dall’origine antica. Il Canton Ticino rappresenta per loro un mito che ha radici profonde e un viaggio in questi luoghi costituisce ancor oggi un’esperienza irrinunciabile. Non c’é svizzero tedesco che non sia stato a Lugano almeno una volta nella vita o che sia sfuggito al richiamo della “Sonnenstube” nazionale.
È un viaggio che li proietta in un mondo sconosciuto e alieno, dalle temperature più dolci e avvolto in una luce, quella sì, realmente diversa. Ma é anche l’incontro con una cultura e una lingua altra e con un modo di vivere per certi versi incomprensibile ma non per questo meno affascinante. E tutto senza uscire dai rassicuranti confini della Confederazione.
Storditi dai colori e dai profumi di questi luoghi a lungo immaginati e desiderati, gli svizzeri d’oltralpe manifestano allora un senso di appagamento dovuto forse solo al fatto di essersi temporaneamente liberati dalla fatica di vivere oppure, se vogliamo dar retta ad Hermann Hesse, dalla consapevolezza di essere giunti finalmente “sul lato giusto della montagna”.
Nessun commento:
Posta un commento