domenica 30 maggio 2010

psyché

di Susana Liberatore

La contaminazione “Psi”

Quando ho letto per la prima volta il tema del mese, mi sono detta subito: -“questa volta passo!”. Come trovare un collegamento con la mia rubrica, poichè la “contaminazione” non è affato un concetto del campo “Psi”?. Pochi giorni dopo, mi è venuta in mente una bellissima canzone spagnola del cantautore Pedro Guerra che si intitola precisamente cosi: “Contaminame” http://www.youtube.com/watch?v=-RK8BTURLhs. In questo brano, il senso della “contaminazione” viene inteso come la possibilità d’ aprirsi verso altre culture, storie, sapori e saperi. Allora, attraverso questo senso che possiamo cogliere nella parola “contaminazione”, vediamo due versanti d’ interpretazione: uno sarebbe considerarla come lo slogan multiculturale che loda banalmente la diversità dei colori e il folcklore etnico. L’ altro sarebbe qualcosa di più complesso e pericoloso, perché questo richiamo verso un altro sconosciuto può implicare anche un cambiamento profondo di me stessa, un ‘ alterazione radicale. Una specie d’ “infezione”, l’ introduzione di certa diversità che mi rende diversa persino per me stessa. La “contaminazione” sarebbe l’ opposto della purezza, dell’ unità indisolubile che non si abbandona facilmente perché è il supposto della nostra identità. Per questa ragione aprirsi all’ altro non è così facile. Perché bisogna accettare che il nostro IO per un attimo lasci spazio a qualcosa d’ estraneo, non consueto. Questa sarebbe una tendenza praticamente opposta alla nostra fatidica lotta narcisistica per mantenere la nostra solidità egoica. Sarebbe meglio (ed anche più umile!) tentare di “contaminarsi” di più, aprirsi allo sconosciuto che scombina le difese del nostro Io, pittosto che difendere senza pace un regno egoico, di cui non siamo nemeno i possessori, bensì burattini che agiscono per cause sconoscute a noi stessi.

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