domenica 25 aprile 2010

L'anteprima dei sogni

di Fabio Cicolani

Rinascita di un Avatar
La prima volta non lo scegli tu, qualcun altro lo fa per te e tu ti devi accontentare di essere finito nell’arena. Ti risvegli nudo, in mezzo a tante persone vestite, coperte perfino in volto, ti tagliano via dalle tue certezze e ti danno un sonoro schiaffone. E sono contenti appena urli a ugola spiegata. Diciamocelo, nascere la prima volta è uno schifo. Molto meglio i ciak successivi, quando il regista sei tu e decidi che ne vuoi una buona dopo quella di scarto e una di riserva che tieni nell’attesa.
Questo è quello che succede a Jake Sully, un ex marine costretto sulla sedia a rotelle nel film rivoluzionario “Avatar” di James Cameron. Più di un decennio dopo il colossal titanico, Cameron torna a meravigliarci con un più che sapiente uso dei mezzi tecnici, emotivi e filmici al fine di raccontarci una storia universale ambientata nell’universo, quello vero e quello astratto dell’animo umano, della società civilizzata che si scontra con gli inestinguibili fuochi degli istinti primordiali e del cordone ombelicale che ci lega alla natura. Inizio e fine di tutto.
Ma si parlava di rinascita. Jake decide di rinascere nelle sembianze di un Avatar, lontano anni luce da quello che è il suo corpo imprigionato nella disabilità e nella gabbia di regole che governano la vita militare e iperbolicamente anche la società in cui viviamo. Rinasce nudo, ma pieno di vita e di prospettive. Ritorna alle origini dell’uomo, alla vita tribale e al rispetto per la natura, alle connessioni impalpabili che ci legano ad essa e che abbiamo dimenticato, come il nostro profumo, quello della nostra pelle, della chimica che scateniamo senza la chimica industriale.
Jake impara. Gli viene insegnato a essere in armonia col cosmo e che questo lo porterà al livello superiore della coscienza umana, perfino all’amore.
Rinascere è anche scegliere. Jake sceglie di abbandonare la sua vecchia vita e la morale hollywoodiana gli da ragione nell’Happy end. D’accordo, nella vita spesso non è così, a volte ci si pente, a volte le cose non vanno proprio come da copione.
Ma questa è la vita, non è il cinema. Siamo noi che paghiamo il biglietto, e se non ci piace il nostro film, possiamo sempre acquistare un altro biglietto e vederne un altro.

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