giovedì 25 marzo 2010

Tea Time


di Maria Luisa Pozzi

Autoterapia. Guarire la propria psiche con strumenti personali
Un agile libretto che può aiutarci ad affrontare in prima persona i nostri problemi psichici, a prenderci la rivincita sulla malattia.
Afferma l’autore che “tutte le patologie psichiche necessitano per la loro totale guarigione di un mutamento nelle idee del soggetto” e lo psicoterapeuta Nicola Ghezzani ci fornisce alcuni percorsi. Per prima cosa riflettere sulla propria storia di vita per risalire al momento in cui l’Io ha scelto di ignorare i propri bisogni reali e di assumere un’ identità falsa, quindi alienata, per essere in sintonia con la realtà in cui è collocato.
Così un ragazzo può assumere l’identità di uno studente modello per soddisfare le aspettative dei genitori ma la sofferenza che gli deriva dovrebbe spingerlo a liberarsi dal ruolo autoimposto e a individuare i suoi veri bisogni. Ghezzani, cita Laing sull’importanza dei ricordi i quali rivelano le molteplici opportunità che ci si sono presentate e fra le quali abbiamo operato una scelta.
“Ne ho avute molte d’infanzie (…) io credo che ogni bambino ne ha un gran numero (..) e quando si riguarda una particolare sequenza di eventi che ricordiamo, o un particolare tipo di eventi che organizziamo in un insieme, una ci ricorda l’altra.”
La coscienza ordina le memorie ma, scrive Ghezzani, “…se modifico, altero, integro, arricchisco la mia memoria, questa muterà a sua volta i miei atteggiamenti coscienti, ossia la mia identità..” e mi trovo “..nella condizione di immaginare un diverso futuro, di generare un diverso destino.”
Il secondo concetto che Ghezzani propone all’autoterapeuta è “la consapevolezza e l’arricchimento degli strumenti di cui egli dispone “ quali la casa , il matrimonio, i libri che legge e quelli che regala, la memoria delle sue esperienze …”

L’utilizzo dello strumento è fondamentale : Ivan Illich, citato da Ghezzani, aggiunge che:

“Nella misura in cui io padroneggio lo strumento, conferisco al mondo un mio significato; nella misura in cui lo strumento mi domina, è la sua struttura che mi plasma e informa la rappresentazione che io ho di me stesso. Lo strumento deve essere padroneggiato.”

Terzo e ultimo concetto che deve essere chiaro all’autoterapeuta è che l’identità non è solo modellata dalla memoria ma è anche “determinata dal campo di forze sociali proprie del sistema da cui dipende.”
Per modificare la propria identità bisogna uscire da quel campo e confrontarsi con “nuove e diverse persone, logiche, mentalità..”

Difficile sintetizzare le idee portanti di questo libretto. Non essendo una del campo, spero di non avere troppo tradito quello che l’autore voleva comunicarci.

Aspetto le votre correzioni o riflessioni.

Buona lettura




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