giovedì 10 dicembre 2009

BRUCIAPENSIERI


Riflettendo su quanto ci circonda.
A cura di Gregorio Scalise

A Porta a Porta del 9/12 si parla e si ricorda Piazza Fontana. Verso le 16 del 12 dicembre di 40 anni fa una terribile esplosione sconvolse una banca (Banca dell'Agricoltura,Milano), una strage. Fummo tutti molto impressionati.
Non eravamo abituati, per molti era il primo atto violento dal dopoguerra.Altri, fra cui chi scrive questa nota, si erano ormai convinti di essere entrati in un periodo in cui le atrocità della guerra non sarebbero più accadute. I campi di concentramento, la seconda guerra mondiale, le due atomiche sul Giappone, avevano fatto capire all'umanità (e dunque anche all'Italia) che guerra e violenza dovevano essere bandite dalla vita e dal mondo.
Ricordo che ero a casa, che era un pomeriggio un po' uggioso, non ricordo invece come venni a saperlo. La radio? Una telefonata? Ebbi dei momenti di forte depressione, forse disperazione, mi stesi addirittura sul letto con la netta sensazione di una azione di guerra che metteva ko. tutta la mia visione del mondo sino a quel momento. La sensazione dominante era quella di una forza oscura che costituiva un netto proseguimento della guerra.
Non era finita, non sarebbe finita mai. Oggi siamo come "abituati", diciamo che dopo l'11 settembre del 2001 si è come messo in conto (probabilmente a livello di inconsapevolerzza, di rimozione) che possono accadere cose terribili. Allora era proprio diverso, quelle bombe erano un taglio feroce, recidevano qualcosa. Molti, almeno ad ascoltare i vari "mi ricordo", ebbero proprio queste sensazioni: qualcosa di irrimediabile, una svolta.
Oggi mi chiedo se non si fosse trattato di una sorta di proiezione collettiva verso il passato. Intendiamoci: il fatto era terribile e grave, ma forse non tale da costituire una svolta reale. Anche se gli anni che seguirono, non solo dopo l'attentato alla banca, ma anche dopo la famosa caduta dalla finestra della questura del feroviere anarchico Pinelli, furono proprio una " svolta" nella vita politica. La violenza era entrata dalla porta principale e ci sarebbero voluti decenni per farla uscire. Al Porta a porta sopra citato ci sono: Mieli, il senatore Pellegrino della commissione stragi,l'autore de Il sangue dei vinti, Pansa, alcuni sopravvissuti a quel terribile pomeriggio, altri.
Quello che si dice in studio sembra accettabile. Poi parla Mieli.
Ricostruisce con dovizia di partcolari il rapporto fra l'evento e i servizi segreti e deviati e mette in luce gli equivoci e in ogni caso la serpentina dei sospetti. Verso la conclusione Mieli parte, con tonalità persuasiva, in un pacato discorso, in cui dice che certo non ci dobbiamo rassegnare a non sapere nulla, ma i fatti sono scomparsi nelle pieghe della storia, anche se si riasprisse il processo,di nuovo non verrebbe a galla proprio niente.
Al che verrebbe da rispondergli: benissimo, d'accordo, ma chi ha messo le bombe? Ci sono state, o no? Non è la prima volta che Mieli, gran riscostruttore di storie italiane, dà un taglio da oblio. Una volta disse che sugli anni di piombo e tutto il resto sapevamo già tutto e che non era il caso di discuterne ulteriormente.
In studio c'è anche il senatore Pellegrino, appare stremato dalle saporose conclusioni di Mieli, sotto la giacca indossa un vistoso maglione giallo, gli occhi però esprimono non solo dissenso ma anche una certa controllata irritazione. Le conclusioni cui giunse a suo tempo la commissione stragi erano state più che condivisibili: molto si sa, molto è stato ricostruito, ma esiste una "zona grigia" che appare impenetrabile. Questa zona grigia, comunque, è il caso di sottolienearlo, esiste. Non si tratta dunque delle "pieghe della storia", ma di uomini, di entità, di esseri, evidentemente, ancora esistenti e ostacolanti.
Francamente, le conclusioni del senatore Pellegrino sembrano più logiche, umane,e realistiche. Nel 2004, l'ennesimo processo si chiuse con un nulla di fatto, tutti assolti e tuttavia ormai le molte sentenze, i libri, la documentazione esistono, sono persino in eccesso.
Ebbene, avendo la pazienza e la tenacia di studiare e ripercorrere quei documenti certo non si arriverebbe ai nomi e cognomi ma si descriverebbe con maggiore precisione l'area dei colpevoli e persino le aberranti motivazioni. E'il fenomeno della "lettera rubata". Si ricorderà: la regina mise la lettera compromettente su una mensola, sotto gli occhi di tutti. Nessuno la trovò. Gli eventi terribili recano in sè una sorta di movimento psicologico che ci rende tutti miopi e soprattutto ci rende impotenti e scettici rispetto ad una entità grande, corposa, esistente: cioè l'evidenza. Si potrebbe persino dire che l'evidenza è come una medusa, ci lascia ipnotizzati e assenti. Le pieghe della storia sono gli attorcigliati e serpenteschi capelli della medusa.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Leggo spesso il suo articolo e lo trovo più bello di tanti altri, è approfondito e sempre curato. Complimenti signor Scalise.

Annabella Reggiani Via Dello Scalo 17 Bologna

Anonimo ha detto...

..evidentemente a gennaio, fra una cosa e l'altra, non sono andato sul blog..e così non l' ho ringraziata per la sua nota davvero lusinghiera..e in fondo fa piacere perchè così si cerca di essere all'altezza di lettorive lettrici. a presto, scriva quando vuole.

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